Taranto-AMIU-raccolta-rifiuti
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«Gli Amici di Beppe Grillo Taranto, ancora una volta, contestano la cattiva gestione dei rifiuti da parte dell’Amiu Spa, evidenziando un uso improprio dei fondi statali ed europei.» Lo dichiarano in una nota gli stessi attivisti del Meet Up ionico.

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«Si tratta di 3 milioni di euro – sostengono gli attivisti pentastellati di Taranto – derivanti dalla delibera CIPE 79/2012, destinati all’“integrazione funzionale impianto recupero energetico rifiuti Taranto” e circa 2,193 milioni di euro – derivanti dalla delibere CIPE 79/2012, 87/2012 dai fondi PO FESR e in minima parte una quota di cofinanziamento per “impianto Amiu di deferrizzazione” – una sorta di magnete utile a separare i metalli dal resto dei rifiuti -. Tuttavia gli attivisti degli Amici di Beppe Grillo Taranto sospettano fortemente che tali fondi siano stati destinati dalla Regione in maniera non conforme alla finalità degli stessi e quindi utilizzati dall’AMIU in modo improprio.

“In merito all’inceneritore, che ricordiamo produce anche inquinanti cancerogeni, Regione Puglia, guidata da Vendola, ha fatto un clamoroso ed imperdonabile errore” – continuano gli attivisti degli Amici di Beppe Grillo Taranto – “denominandolo impianto recupero energetico rifiuti, in quanto si tratta di inceneritore che non può esser ritenuto a norma di legge come un impianto per il “recupero energetico”. Un errore non solo in termini ma soprattutto di sostanza. La Direttiva europea 98/2008, recepita dall’ordinamento italiano, definisce gli impianti come quello dell’Amiu solo come “inceneritore” e non come “recupero energetico” a causa della bassa efficienza energetica. Questa situazione rende l’inceneritore AMIU, ai sensi dell’art.4 della Direttiva 98/2008, un impianto di “smaltimento” al pari di una discarica e quindi all’ultimo gradino in basso della “Gerarchia del trattamento dei rifiuti”. Quindi la denominazione che la Regione Puglia ha utilizzato al fine del finanziamento di ben 3 milioni di euro, non è conforme alla Legge. Cosa non da poco visto che l’inceneritore Amiu, con la sua pratica di smaltimento, sottrae rifiuti indifferenziati che sarebbero destinati all’impianto di Trattamento Meccanico Biologico di Massafra, adibito per il “recupero” e quindi prioritario rispetto allo “smaltimento”. Ancora una volta la Regione decide sulla pelle dei cittadini di “smaltire” producendo anche diossine, invece di “recuperare”, contravvenendo alla “Gerarchia” stabilita per legge. Tali risorse sarebbero dovute essere destinate in maniera differente in quanto la fonte del finanziamento, (Delibera Cipe 79/2012, disponibile sul Fondo sviluppo e coesione (FSC) è destinabile al meccanismo premiale collegato agli «Obiettivi di servizio» per il periodo di programmazione 2007-2013, che sono individuati dalla delibera di Giunta regionale n. 464 del 2009: S07 – Riduzione dello smaltimento dei rifiuti solidi in discarica – con diverse azioni da compiere; S08 – incremento della raccolta differenziata; S09 – Compostaggio di Qualità. Quindi poiché la riduzione dello smaltimento dei rifiuti solidi in discarica è una pratica che già svolgono gli impianti di Massafra al servizio dell’ATO di riferimento – e quindi anche del Comune di Taranto – e lo fanno tramite il “recupero”, prioritario per legge rispetto lo “smaltimento”, questi fondi vengono utilizzati in maniera non conforme agli obiettivi di servizio e peggiorano la situazione nel ciclo dei rifiuti. Di questa scellerata scelta di destinazione di soldi pubblici è responsabile anche l’OGA della provincia di Taranto – una struttura che già da se vìola la legge sulla trasparenza – il cui attuale presidente è il sindaco di Taranto Stefàno. Infatti, in una riunione nel Maggio 2013, i Presidenti degli OGA e la Regione Puglia, effettuavano una ripartizione delle risorse disponibili, ed in particolare, con riferimento al rafforzamento della dotazione impiantistica, destinavano più del 50% delle risorse disponibili di 64,2 milioni di euro per il trattamento dei rifiuti indifferenziati! Non ci meraviglia quindi che Taranto e la Puglia siano scandalosamente bassi come percentuali di raccolta differenziata, violando anche la legge che impone al 31 Dicembre 2012 il raggiungimento del 65%. Soldi che, per Taranto, saranno buttati, anzi bruciati mentre si potevano potenziare le raccolte differenziate e gli impianti per il riciclo e recupero.”
Il secondo grave problema dei fondi pubblici impiegati in maniera impropria per l’Amiu di Taranto è rappresentato dall’impianto di deferrizzazione. Tale impianto, se utilizzato nei centri di smistamento della raccolta differenziata multimateriale, aiuterebbe ad aumentare la differenziazione dei metalli dal resto delle materie o, se impiegato negli impianti di Trattamenti Meccanico Biologico, recuperebbe quei metalli che altrimenti finirebbero in discarica. Invece, sembrerebbe che la Regione e l’Amiu siano andati oltre ogni peggiore scelta, perché l’impianto di deferrizzazione realizzato dall’Amiu è all’interno del capannone di stoccaggio delle ceneri rifiuti speciali (provenienti dalla combustione dell’inceneritore) e quindi verrebbe utilizzato impropriamente ossia per gli scarti provenienti dalle ceneri dei rifiuti indifferenziati.

Occorre ricordare che i 2,193 milioni di euro di finanziamento sono derivanti dalla delibere CIPE 79/2012, 87/2012, dai fondi PO FESR linea 2.5.3 e in minima parte da una quota di cofinanziamento. I fondi del PO FESR linea 2.5 dovrebbero essere destinati al “potenziamento della rete impiantistica dedicata al trattamento e valorizzazione delle frazioni rinvenenti dalla raccolta differenziata”; in particolare, l’azione 2.5.3 è riservata solo “per il trattamento delle frazioni secche da raccolta differenziata”. Invece nel caso dell’AMIU, che ha ricevuto solo dai PO FESR ben 800 mila euro, tali fondi sono stati utilizzati, dunque, impropriamente e presumibilmente al fine di estrarre i metalli dagli scarti provenienti dalle ceneri dei rifiuti indifferenziati. Inoltre, ci risulta che il valore finale totale dell’appalto per il capannone ceneri e la linea di deferrizzazione, vinto dalla Serveco, ha avuto un importo contrattuale complessivo di € 1.620.748,67, oltre IVA che visto l’opera dovrebbe essere al 10% il che significa che la somma totale ammonta a 1.782.823,537 euro (IVA inclusa) a fronte di un finanziamento di 2.193.335,07 euro.

Oltre a denunciare l’utilizzo non corretto dei fondi in questione – conclude la nota degli Amici di Beppe Grillo Taranto, gli attivisti vorrebbero sapere che fine hanno fatto gli oltre 300 mila euro restanti derivanti dal finanziamento regionale e se i lavori sono stati subappaltati a qualche altra azienda

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