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«La Rete del lavoro agricolo di qualità non decolla perché, per le imprese, la burocrazia è il più potente disincentivo esistente». Confagricoltura Taranto condivide e rilancia le preoccupazioni sollevate nei giorni scorsi da Apeo (Associazione Produttori Ortofrutticoli Pugliese) durante l’assemblea nazionale di Fruitimprese.

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Apeo, che riunisce tantissime imprese baresi e tarantine, si è detta “seriamente preoccupata per la scarsa accessibilità alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità e per la conseguente mancata adesione della stragrande maggioranza delle aziende agricole ad uno strumento” ritenuto “indispensabile per intercettare potenziali fenomeni di illegalità nel lavoro agricolo”.
Una linea che il presidente di Confagricoltura Taranto, Luca Lazzàro, fa sua: «Molte aziende – spiega – sono di fatto non in grado di rispondere con le modalità richieste dalla norma alle caratteristiche di etica e legalità nell’organizzazione del lavoro. Esiste cioè un serio ostacolo all’ingresso nella rete, sia per una questione di lungaggini burocratiche che sono un potente disincentivo per le aziende, sia per l’eccessiva rigidità dei criteri d’ingresso, per cui basta essere in ritardo col pagamento dei contributi per esserne tagliati fuori.

La conseguenza – rimarca Lazzàro – non sta solo nelle mancate adesioni volontarie, il che rende la Rete inefficace, ma nell’effetto collaterale di rallentare i passaggi della filiera e di complicare inutilmente il rapporto tra il settore dell’ortofrutta pugliese e la domanda di prodotto proveniente dalla grande distribuzione organizzata italiana ed estera. Un ostacolo, insomma, che arriva nel momento delicatissimo in cui il settore sta lentamente provando a riprendersi, anche dai danni subiti per via dell’embargo russo, che ha praticamente azzerato l’export di ortofrutta pugliese verso quel Paese».

Per Confagricoltura Taranto è evidente che “bisogna cambiare registro”. «Il fallimento della Rete del Lavoro di Qualità – sottolinea Lazzàro – è nei numeri, viste le poche centinaia di domande presentate in tutta Italia: 446 su 180mila imprese interessate; ma è anche e soprattutto nelle parole del presidente dell’Inps Tito Boeri, che già ad ottobre scorso in audizione alla Camera, ha chiarito che “il solo ‘bollino di qualità’ rilasciato dalla cabina di regia, per quanto importante, rischia di rivelarsi un’arma spuntata”. Ed ha ancora ragione Boeri quando suggerisce un approccio su più fronti, ed è per questo che noi, assieme ad Apeo, chiediamo al Governo di rivedere prima della nuova stagione di raccolta i criteri della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità».

Per Confagricoltura Taranto è quindi «più che mai opportuno prevedere incentivi all’ingresso piuttosto che ostacoli, controlli unificati e agili al posto di quelli plurimi e farraginosi svolti da Inps, Asl, Inail e Ispettorati del Lavoro, meno burocrazia invece che altri giorni da sommare ai cento e passa che ogni agricoltore, ogni anno, sa di dover “sprecare” in carte e domande, anche se on line. Altrimenti – conclude Lazzàro – l’ennesimo dazio da pagare per centinaia di aziende sarà il fatale e costoso disallineamento tra ciò che succede in un ufficio e ciò che accade nella realtà dei campi».

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