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L’Ue mette in mora l’Italia, agricoltori soli a lottare contro la Xylella. L’avvio della procedura d’infrazione, annunciata qualche giorno fa con una lettera di messa in mora, è per Confagricoltura Taranto «la prova che il caso Xylella è stato gestito in maniera pessima».

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«Siamo alla seconda messa in mora, l’altra era scattata a dicembre 2015 – sottolinea il presidente Luca Lazzàro – ma la situazione è cambiata di poco: il problema c’è, anche se tecnicamente non si chiama più emergenza e, di fatto, sono gli agricoltori delle province di Lecce, Taranto e Brindisi a contrastarlo con le loro uniche forze e l’impegno lodevole quanto solitario di associazioni di settore come Aprol Lecce.

Nel primo richiamo l’Ue riteneva che l’Italia non stesse attuando tutti i suoi impegni sull’eradicazione, contenimento e sorveglianza della Xylella. Ora siamo nel mirino per i ritardi accumulati in quanto, secondo un portavoce della Commissione Ue, “è estremamente importante che l’Italia attui pienamente la decisione” e “fermi l’avanzata della Xylella”. Nella sostanza abbiamo combinato ben poco in quasi tre anni».

La vicenda per Lazzàro sta assumendo “dimensioni preoccupanti”: «Soprattutto – accusa il presidente di Confagricoltura Taranto – registro una preoccupante escalation dello scaricabarile: si tende cioè a scaricare le colpe del mancato intervento su altri, a partire dall’Ue. Sarebbe invece necessario fare pressioni a tutti i livelli per un’assunzione vera di responsabilità in modo da offrire risposte e sostegno agli agricoltori e soluzioni per debellare il batterio che sta uccidendo gli ulivi. Assunzione di responsabilità che, naturalmente, chiama in causa chi sta più vicino al problema e a chi ne è investito».

«La Regione Puglia – sottolinea ancora Lazzàro – ha avuto un atteggiamento ondivago per troppo tempo, lasciando che l’emergenza prendesse il sopravvento. Il richiamo dell’Ue, al netto delle sue dirette responsabilità, certifica che non abbiamo saputo affrontare e gestire un problema che, prima che diventare europeo, è principalmente nostro. Di questo, chi ne ha la competenza, dovrebbe cominciare a farsi carico senza appiattirsi su soluzioni giudiziarie o, peggio, elucubrazioni intrise di demagogia.

Più concretamente si dovrebbe insistere per la possibilità di eliminare il divieto di reimpianto degli ulivi, così come opportunamente hanno fatto gli europarlamentari italiani De Castro e Fitto nei confronti della commissione Ue. Su questo versante, in cui limiti e obblighi sono cogenti, non bisogna sottovalutare il rischio – rilevato dal presidente dell’Ordine degli Agronomi di Taranto Gianluca Buemi – che le aziende agricole ricadenti nelle zone infette vengano ulteriormente penalizzate dall’impossibilità, totale o parziale, di accedere ai fondi del Psr Puglia 2014-2020.

In definitiva, se il nostro governo – conclude Lazzàro – piuttosto che destinare 20 milioni allo sviluppo dell’olivicoltura in Pakistan li avesse offerti alla Regione Puglia per arginare la Xylella, forse oggi avremmo inferto un colpo fortissimo all’emergenza invece che alla credibilità di chi ci rappresenta».

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