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Nove dipendenti della “Carmed Italia”, società che gestisce il magazzino di temporanea custodia doganale del TCT e agente portuale delle navi del gruppo Evergreen Marine Corporation/Italia Marittima, hanno inviato al presidente dell’Autorità portuale Sergio Prete una lettera per chiedere il suo intervento in merito alla loro situazione lavorativa.

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I lavoratori infatti, dopo aver appreso che l’azienda intende avviare le procedure per una drastica riduzione del personale a causa della mancanza di commesse, chiedono a Prete di sensibilizzare Istituzioni e società coinvolte nell’utilizzo del Molo polisettoriale affinchè venga assicurata una prospettiva lavorativa certa, una volta che i lavori di ammodernamento dello stesso, saranno terminati.

«Il dirottamento delle navi Evergreen verso il porto di Pireo – scrivono nella loro lettera i dipendenti della “Carmed Italia” – e la chiusura del Terminal contenitori per via dei lavori di ammodernamento della banchina del Molo Polisettoriale hanno messo a repentaglio il futuro non solo dei lavoratori di Taranto Container Terminal (TCT) ma anche di quelli dell’indotto.

Tra questi figurano anche i 9 dipendenti dell’agenzia marittima Carmed Italia srl, ai quali l’azienda ha comunicato nei giorni scorsi, di voler avviare le procedure per una drastica riduzione del personale. Tale decisione è stata motivata con la quasi totale assenza di commesse.

La Carmed Italia era infatti, il gestore del magazzino di temporanea custodia doganale del TCT, e l’agente portuale delle navi del gruppo Evergreen Marine Corporation/Italia Marittima che, come è noto, da alcune settimane hanno cessato di scalare il porto di Taranto.

Il futuro – evidenziano i lavoratori della “Carmed Italia” – appare dunque drammatico non solo per gli scriventi ma anche per i colleghi di altre agenzie marittime, case di spedizione ed imprese di trasporto. Gli ammortizzatori sociali attualmente in essere non consentono infatti a piccole realtà aziendali come la Carmed Italia di garantire una forma alternativa di reddito che si prolunghi fino al marzo/giugno 2016, periodo in cui si stima siano completati i lavori di riqualificazione ed adeguamento della banchina del Molo polisettoriale ed il relativo dragaggio dei fondali.

Scopo della presente – chiarisce la lettera – è la richiesta di un incontro con il presidente Sergio Prete per manifestare la nostra preoccupazione ed approfondire i temi di cui sopra. Ci preme soprattutto fare chiarezza sul cronoprogramma dei lavori da cui, al momento, dipende il futuro dei dipendenti della Carmed Italia e di tutte le aziende dell’indotto.

Per gli scriventi sarebbe opportuno che il presidente dell’Autorità portuale richiedesse a tutte le società coinvolte, dal vettore al terminalista, di farsi carico delle responsabilità di assicurare a tutti i lavoratori, compresi quelli dell’indotto, una prospettiva lavorativa certa, una volta che i lavori di ammodernamento dell’intero Molo polisettoriale, o meglio ancora di una porzione dello stesso, saranno terminati.

Nel frattempo sarebbe altresì necessario che l’Autorità portuale, insieme a tutte le altre Istituzioni e rappresentanze sociali, si adoperi al massimo per sensibilizzare il vettore Evergreen a mantenere il regolare collegamento feeder con il porto di Pireo, paventato nelle settimane scorse ma del quale al momento non vi è alcuna certezza.

Ovviamente l’avvio di tale servizio di feederaggio non risolverebbe la crisi della Carmed Italia e di tutte le altre aziende dell’indotto che si trovano in uno stato di altrettanta sofferenza, ma sarebbe un segnale inequivocabile che la compagnia di navigazione taiwanese crede ancora nelle potenzialità del porto di Taranto.

Sul piano istituzionale –conclude la lettera dei dipendenti della “Carmed Italia”, alla luce dell’annuncio più volte ribadito dal Primo Ministro Matteo Renzi di voler approntare un decreto che riguardi non solo l’ILVA ma anche il porto di Taranto, è altrettanto importante che il Governo, per il tramite dell’Autorità portuale e delle altre istituzioni locali, comprenda che la crisi non coinvolge solo TCT ma l’intero scalo portuale e che, pertanto, ammortizzatori sociali ad hoc vengano emanati affinché tutte le aziende possano riprendere, una volta completate le infrastrutture previste e ripristinati i traffici containerizzati, le loro normali attività

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