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Qualche giorno fa leggendo una poesia di Alejandro Jodorowsky, “Il corpo grida quello che la bocca tace” , mi sono fermata a riflettere quanto sia reale questa condizione in molte persone che incontro nel mio studio, ma non solo, anche persone che incontro al di fuori del setting terapeutico.

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Quando la bocca tace per molto tempo, per anni, il disagio si esprime attraverso altre vie. Il corpo in tal senso riesce a trovare le sue soluzioni e pertanto “grida” aiuto attraverso il suo linguaggio. La depressione è intesa in tal senso come la manifestazione di un disagio psico-emotivo forse represso per mesi, anni, per una vita intera a volte. La depressione, è vista da Alexander Lowen, fondatore dell’Analisi Bioenergetica, come un ristagno di energie vitali (1980) che impediscono al corpo e alla mente della persona di poter fronteggiare e rispondere efficacemente agli stimoli esterni, e pertanto deve essere diagnosticata da specialisti nel settore, come uno psichiatra, psicologo, psicoterapeuta o un medico specialista, attraverso un attento esame psichico e valutazione psicodiagnostica.

Non di rado incontro persone, nella pratica clinica, rivolgersi a me con una autodiagnosi di depressione, ma che in realtà, dopo gli accertamenti valutativi, si rivela un fisiologico mutamento del tono dell’umore, dovuto a eventi di vita, come un lutto, una separazione o un cambiamento particolare di vita.

In alcune fasi della vita, pertanto, la depressione è una reazione normale ad eventi particolari: separazioni, perdita del lavoro, lutti, cambiamenti o scelte di vita. In tal senso, la depressione ha una funzione evolutiva, in quanto permette di elaborazione di ciò che è accaduto, risolvendosi generalmente dopo qualche settimana o mese. Nell’episodio di alterazione dell’umore, le aree di funzionamento globale di vita non risulterebbero particolarmente compromesse, o comunque compromesse in modo circoscritto.

 

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Nei casi in cui l’alterazione dell’umore non permette più alla persona di poter “funzionare” nella vita quotidiana, quindi i pensieri si focalizzano su sentimenti di tristezza, colpa, con conseguente chiusura al mondo, forte apatia, stanchezza, irritabilità, crisi di pianto, insonnia o ipersonnia, aumento o diminuzione del peso corporeo, la persona deve rivolgersi al medico di fiducia o ad uno specialista. Il metodo d’intervento clinico con persone portatrici di un disagio depressivo è orientato al sostegno psicologico e al successivo “sblocco” di quelle energie emotive profonde e cronicizzate che limitano seriamente la possibilità di sperimentare il piacere e la gioia di vivere.

Lavorando con la persona in senso olistico ed integrato, è possibile poter agire sia a livello verbale, sia a livello corporeo ed emotivo. La Psicologia Umanistica e l’Analisi Bioenergetica propongono in tal senso un metodo di intervento integrato fondato sull’integrazione delle tre dimensioni umane: psico-emotiva, socio-relazionele e biologico-corporea. Gli indicatori corporei non sono pertanto da trascurare, anzi. Sono parole espresse attraverso il linguaggio del corpo. Sovente però la persona non sa leggere e ascoltare il proprio corpo. Nella depressione, il corpo è pressocchè “immobile”, sequestrato dalla tristezza, dalla profonda angoscia.

La respirazione è superficiale e bloccata, vi è scarso movimento fisico e difficoltà di espressione emotiva. Quando mi soffermo sullo sguardo della persona depressa, difficilmente questo sguardo esprime emozione e vitalità.
Le cause sono molteplici e complesse poiché intervengono e si intrecciano fattori genetici, fattori ambientali remoti e prossimi, da cui deriva la causa scatenante. Tra i possibili fattori di rischio, come sostiene Gabbard (1995) vi sono eventi dolorosi precoci come separazioni e rotture di legami affettivi nell’infanzia i quali rendono le persone più sensibili ai disturbi depressivi nell’età adulta. Sovente accade che in età adulta, quel Bambino carente di “carezze” va alla ricerca di come poter colmare questa carenza, spesso imbattendosi in relazioni disfunzionali, divenendone dipendente affettivamente (a tal proposito, cliccare QUI per consultare l’articolo “Nè con te, nè senza di te”) o scegliendo di mettere da parte i sentimenti, tuffandosi completamente nel “fare”, quindi nell’eccessivo investimento nella carriera e nel “potere”.
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A volte, solo quando il corpo urla aiuto ci si rende conto che non ci si nutre di potere e soldi, ma di calore, contatto, amore. Lowen sostiene a tal proposito come “Nessun surrogato di cure materne potrà dare ad una persona le sicurezze che questa non ha avuto durante l’infanzia. Da adulti si deve trovare la sicurezza in se stessi.” (Lowen, 1980). E questo è possibile nella relazione terapeutica, in cui il terapeuta non può sostituire la madre del cliente, tuttavia un terapeuta umanista può accogliere, sostenere e riconoscere empaticamente il suo disagio, co-costruendo insieme il cammino di benessere e realizzazione personale del cliente.

La terapia, soprattutto in casi di depressione severa, può essere integrata, ossia farmacologica e psicoterapeutica, tuttavia il sostegno psicologico, individuale e di gruppo, risulta fondamentale al fine di ristabilire il proprio equilibrio emotivo, corporeo e relazionale.

Per approfondire l’argomento:
Gabbard, G.O. (1995) Psichiatria psicodinamica, Raffaello Cortina, Milano.
Lowen, A. (1980) La depressione e il corpo, Astrolabio Ubaldini

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