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Dall’archivio della GirWebTV un documentario della rubrica “Grottaglie…terra da scoprire” del blog di Gir. Un’affascinate viaggio in una delle gravine che circondano la città delle ceramiche.  Ci si incammina a piedi, con un tempo che promette una giornata soleggiata e poco ventilata.

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Ci si inoltra nella gravina attraverso una stradina che imbocchiamo da Via Don Luigi Sturzo e davanti a noi si staglia una distesa di sterpaglie, cespugli, rovi, alberi di olivo, sassi levigati dal tempo e dal clima, e piccoli percorsi rosi dalle acque che un tempo attraversavano la zona alle spalle della piscina comunale. Immancabili segni dell’incisivo intervento umano sono incorniciati nel paesaggio selvaggio: il viadotto ferroviario e il soprapasso veicolare si incrociano e si prolungano come appendici di un collegamento che vuole si riunire varie realtà locali ma che nello stesso tempo divide gli animi sulla tutela o meno di una gravina unica nel suo genere.

La lama in realtà è accessibile anche percorrendo per circa due chilometri dalla cosiddetta “porta Sant’Antonio” ad Est di Grottaglie una strada carrabile che conduce in località San Marzano. Il cammino sembra agevole. I primi venti minuti c’è solo qualche gimcana fra la vegetazione rada e le rocce basse. Poi però, quando ci troviamo proprio davanti agli archi del viadotto ci accorgiamo che il percorso si fa sempre più impervio, ma questa sfida ci stimola ancor di più a proseguire per scoprire i mille segreti che ci serba il luogo.

Attraversati in tutta fretta i binari ci dirigiamo – secondo le indicazioni della mappa – verso la cosiddetta Cripta delle Nicchie. Facciamo delle foto per immortalare questo momento e poi decidiamo di entrare per filmare anche l’interno. La Cripta ha una forma pressoché rettangolare con un unico ingresso sul lato maggiore esposto a Sud. La lunghezza della nave è 10,70 metri mentre la lunghezza totale comprensiva dell’abside arriva a 13,10 metri. La larghezza misura 6,00 metri e l’altezza – sebbene si tratti di una grotta e non abbia dimensioni costanti – è di circa 3,70 metri.

Il muro anteriore della cripta-chiesa crollò e successivamente venne ricostruito, per opera di volenterosi, con tufi e pietre cementati solo grossolanamente all’interno. Unici elementi appartenenti al muro originario sono le architravi delle tre porte di accesso e uno sfiatatoio, in alto a sinistra dell’architrave della porta centrale. La nave (o navata) ha la forma di un parallelepipedi regolare, con volta e pareti ben squadrate. Nella volta si notano degli anelli in pietra, alcuni dei quali spezzati: a questi certamente venivano appese delle lucerne o lampade. Nel pavimento a sinistra trovasi una conca circolare e subito dopo un sedile ad angolo caratterizzato da due gradini, dei quali quello inferiore presenta lateralmente, proprio di fronte alla vasca, un’incisione rettangolare: si potrebbe supporre che tutto il complesso (vasca e gradini) dovevano formare un rudimentale battistero, dato che il battesimo nel rito greco veniva amministrato per immersione. Un altro sedile, di gran lunga più piccolo, è lungo 1,60 metri si trova addossato alla parete destra, tra l’”abside”e la parete anteriore.
(testo tratto dalla pubblicazione “Cripte e affreschi nell’agro di Grottaglie”, di M. Peluso e P. Pierri, edito dal Centro Ricerche Storiche)
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Cripta delle nicchie-1

Il motivo di maggiore interesse sono le 10 nicchie – di varia forma e dimensione – lungo il muro perimetrale interno che danno il nome di Cripto-chiesa delle Nicchie alla grotta rimaneggiata dall’uomo. Si sa poco delle sue origini e a chi fosse dedicata: alcuni pensano fosse dedicata a Sant’Angelo o a San Paolo Eremita. Se pure a fatica si intravedono gli antichi affreschi che rappresentano angeli, santi e scene della vita di Gesù. L’angelo affrescato sulla parete di fondo e gli affreschi della parete destra sono i più antichi e la loro datazione può collocarsi alla fine del XII-XIII secolo.

È emozionante trovarsi di fronte a queste testimonianze del passato ma purtroppo gli affreschi sono in uno stato di profondo degrado implementato anche da atti di vandalismo probabilmente successi in passato – data la non custodia del luogo –. Paghi della nostra piccola scoperta ci incamminiamo nuovamente.

Nella Lama di Penziere le acque, un tempo, finivano per convogliarsi nella zona antistante formando una zona paludosa di cui quel che resta è solo il toponimo “Lu Patru”, ovvero “La palude”. Troviamo numerose grotte: esse compongono gli insediamenti storici della Lama e appartengono a diversi periodi – databili ai medesimi di Riggio –. Troviamo le grotte raggruppate in veri e propri “condomini” rupestri, su entrambi i lati della Lama.

Probabilmente la loro presenza sulle pareti perpendicolari era una caratteristica che assicurava nell’antichità un’ottima difesa naturale. Queste grotte sono incastonate nella rocca tufacea tipica della nostra località e fecero da fondamenta per alcune abitazioni rettangolari che formavano un villaggio medioevale costruito durante il periodo di passaggio fra l’insediamento rupestre e quello ordinario fuori-terra. Questo ormai estinto villaggio era denominato Casal Piccolo e uno dei pochi reperti che testimoniano l’insediamento è il ponticello costruito a secco con la cisterna retrostante che incrociamo passando al centro della Lama. Gli abitanti di Casal Piccolo –secondo le testimonianze storiche di G. Giovine – furono aggregati nel 1297 a Casal Grande – che poi divenne Grottaglie –.

Proseguiamo filmando ogni minimo particolare del nostro giro e dopo quasi due ore e mezzo di cammino e arrampicate giungiamo dall’altra parte della Lama, precisamente nella zona che si trova fra la Chiesa del Rosario ed il Campus Savarra. È stata dura? Per niente. La fatica è stata attutita dal piacere della scoperta e ritorniamo in redazione con la promessa di diffondere questo racconto a quante più persone possibile, affinché il territorio di Grottaglie sia davvero un patrimonio da tutelare per i grottagliesi.

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