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«Grottaglie è certamente un comune virtuoso dal punto di vista dell’attenzione e della cura per gli animali vaganti, altrimenti detti “di quartiere” da una legge quadro dello Stato (la 281/91) e da leggi regionali ( la 12/95 e la 26/06) che consentono agli abitanti di un quartiere di adottare un cane vagante che resta, così, in libertà, ma accudito sul territorio dai volontari e dall’ANPA.» Lo ricorda Grazia Parisi, non una nota pubblicata sulla pagina Facebook de “Il Canile Di Grottaglie Una Risorsa Per La Città”.

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«Animali – prosegue Grazia Parisi – che sono censiti, microchippati, curati, vaccinati e vivono in libertà sul territorio sotto la responsabilità del comune di Grottaglie che, di fatto, ne è il proprietario.

Biancone, per esempio, era un cane di quartiere adottato dall’intera città che lo ha amato fino alla fine.

Accanto a questa bella realtà ne esiste però anche un’altra, per fortuna meno diffusa, ovvero quella di chi non sopporta neppure la vista degli animali che circolano tranquillamente in città – a volte vere e proprie famigliole con tanto di mamma (sterilizzata), papà e prole, come nel caso di Bongo e Lolita con i tre figli ormai adulti che non li lasciano mai – rendendo la vita impossibile ai volontari che se ne occupano.

Mercoledì, 21 gennaio, si è verificato un episodio di intolleranza, con gran dispiegamento di forze, nei confronti degli animali su menzionati colpevoli di stazionare in Via Rodari ang. Via Raffaello in attesa che il loro tutore, persona pulita e civile oltre ogni rilievo, si occupasse di loro.

Vengono così sollecitati interventi da parte degli enti preposti per allontanare dai luoghi di appartenenza gli animali regolarmente anagrafati e curati, come da norma. Come voler cacciare qualcuno da casa sua perché la sua vista ci disturba e non corrisponde ai nostri canoni estetici. E’ come se Grottaglie vivesse a due velocità. Una che è quella dell’equilibrio con le varie forme di vita e l’ambiente, l’altra che è quella dell’intolleranza e della prevaricazione.

Il difetto dei Grottagliesi – continua Grazia Parisi – è d’essere nemici di se stessi, di uccidere e osteggiare le proprie risorse.

Nel caso descritto non comprendere che i volontari che curano gli animali, li portano dal veterinario alla bisogna, tengono i rapporti col servizio veterinario, comprano di tasca propria antiparassitari e altro, monitorano il territorio, andrebbero ringraziati non osteggiati, è aberrante.

E’ aberrante la filosofia di vita che c’è dietro queste richieste di intervento – che veicolano attraverso corsie preferenziali – della serie, “l’importante che non ci sia polvere nel mio cortile, se posso la sposto nel cortile del vicino”.

Per dire meglio che senso ha chiamare la Polizia Municipale per far spostare dei cani un po’ più in là, come a dire “l’importante è che non stiano sotto casa mia”!? O ci si aspettava il ricovero di 5 cani inoffensivi che stazionano da un decennio per le nostre strade, come è successo in passato gravando e pregiudicando il canile comunale?

Ora delle due l’una – conclude Grazia Parisi. Grottaglie deve decidere da che parte stare. Se deve essere un comune virtuoso o se non deve esserlo. E se deve esserlo deve imparare a convivere con questi animali “urbanizzati” che sanno stare al loro posto più di tanti umani, sono giocosi e mai aggressivi e hanno certamente qualcosa da insegnarci in termini di civiltà e convivenza.»

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