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«Siamo agli ultimi giorni del 2017, ennesimo anno difficile, reso più complicato dalla spinosa “questione Ilva” e dalle continue situazioni mutevoli, spesso dovute ad annunci e proclami istituzionali e non solo. Ad oggi, la vendita dell’Ilva è ancora sub iudice, legata ad un parere dell’Antitrust europeo e ad un accordo sindacale vincolante.» Lo ricorda in una nota Antonio Talò, segretario generale provinciale Uilm Taranto.

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«Se – prosegue Talò – per la prima questione bisognerà solo attendere (data massima il 23 marzo 2018), mentre nel contempo la cordata Am effettua operazioni verso indicazioni Ue sulla vendita Magona e l’ingresso di C.d.P., per quanto riguarda la discussione sindacale sul Piano ambientale e industriale siamo ancora ai preliminari, grazie alla guerra, soprattutto mediatica, delle istituzioni nazionali e regionali.
E’ inutile ripercorrere le tappe passate su “chi ha torto o chi ha ragione”. Per noi, è tanto sbagliato il ricorso presentato da Comune e Regione, quanto è stato sbagliato l’ultimatum ministeriale.
Al punto in cui siamo, serve agire con responsabilità, determinazione e buonsenso, ognuno per il proprio ruolo.
Siamo convinti, che per uscire, ed urge farlo, dallo stallo istituzionale, occorre sedersi attorno al tavolo e fare i passi decisivi per evitare che la situazione diventi drammatica.

L’ideale – rimarca il segretario generale provinciale Uilm Taranto – sarebbe un atto d’intesa tra le parti, in cui ci siano progettualità per tutto ciò che riguarda i miglioramenti sul Piano ambientale previsto dal D.p.c.m. e, soprattutto, i tempi (che tutto si possa fare entro il 2020 e la copertura dei parchi in massimo 24 mesi): che siano questi i capisaldi certi del documento.
Riteniamo sbagliato un accordo di programma simile a quello di Genova, fatto da tanti soggetti istituzionali e non, che, a distanza di oltre 12 anni ha lasciato sul campo tutti i problemi: mancata bonifica, mancata reindustrializzazione e soprattutto esuberi mai ricollocati.
Si lavori per una vera soluzione, poiché crediamo che questa possa essere l’unica grande occasione di cambiamento per risanare e bonificare che si sia presentata da oltre 50 anni.
D’altra parte, se così non sarà, ribadiamo a tutti coloro che ci indicano solo come i sostenitori dell’industria, dimenticando i loro proclami passati, che la posizione della Uilm è sempre stata chiara: oltre alla realizzazione di un Piano industriale che non generi esuberi, soluzioni e misure di salvaguardia per il territorio e per l’indotto, ad oggi fortemente penalizzato (è assurdo, per noi, il mancato pagamento, fino ad oggi, di alcuni lavori dell’Aia); si deve ambientalizzare, bonificare e innovare gli impianti con le migliori tecnologie possibili del momento. Un’Ilva che prescinda da tutto ciò, non sarà per noi neanche oggetto di discussione. Saremo i primi a chiedere, in tal caso, soluzioni diverse.
Continuiamo a credere da tempo che serva unità d’intenti per evitare un dramma sociale ed ambientale (dopo il danno alla salute, la beffa della disoccupazione).

Serve responsabilità senza condizionamenti, senza decisioni umorali, senza schieramenti. Basta con gli annunci, i proclami, le minacce. Per questa città e provincia – conclude Talò, occorre soprattutto il “fare” e chi ha responsabilità e potere, ha l’obbligo di trovare una soluzione per la giusta coesistenza di ambiente-salute e lavoro. Noi, nel fare ci saremo sempre, dalla parte delle soluzioni reali e dei lavoratori. Non vorremmo un’ulteriore sorpresa alla fine di quest’anno difficile

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