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Ci sono esistenze che apparentemente non lasciano alcun segno vivendo ai margini della società, dimorando nell’ ombra in un mondo parallelo così distante da noi che ci porta quasi a non accorgerci della loro presenza. Sono esistenze che per varie ragioni hanno deciso di tagliare i ponti con la società, di porre fine alle loro ambizioni, ai loro desideri fino a farsi ingoiare definitivamente dall’ indifferenza anche verso se stessi.

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Chiamiamoli barboni, o clochard o homeless ma sono sicuramente state persone forse un tempo normali a cui la vita forse ha negato un semplice desiderio di normalità. E allora partiamo da lontano facendo una carrellata di tutte quelle persone che sicuramente saranno ricordate per sempre come esistenze sui generis, stravaganti, particolari.

E allora come non citare Fazzaddio e La Matonna ti Carusino, gente che viveva ai margini di una società già duramente provata dell’ inizio del dopoguerra. Per citare poi Migliotto sempre in giro a litigare con se stesso con in mano gli inseparabili fogli, forse spartiti musicali o conti di ragioneria, sicuramente alla base della sua agitazione. Per passare poi a Zzazzà, col suo inseparabile cane che lo seguiva ovunque mentre chiedeva qualche piatto di minestra alla gente tra un sorso di vino ed un altro.
Di Zzazzà si narra che alla sua morte tutta la cittadinanza, che gli voleva bene, raccolse i soldi per fargli un degno funerale e che il suo cane che non volle mai separarsi da lui lo seguì per tutta la processione fino a morire qualche giorno dopo. Come non citare poi Ugo, compagno di sventura di Zzazzà ma al contrario del suo amico molto raffinato, dai modi gentili e cortesi.

Non chiedeva mai la carità alla gente ma si rivolgeva sempre in modo garbato e con un inchino. Si narra che se bussava a qualche porta era solo per chiedere cortesemente in prestito magari un coltello per sbucciare una mela ma nulla di più. La sua buona educazione mentiva un passato di gente per bene ma la sua scelta di vita aveva alla base chissà quali motivazioni.

Sempre appartenente a quei tempi, siamo nei primi anni cinquanta, era Piatorio. Era un’ anziana donna vestita tutta di nero con un fazzoletto in capo che chiedeva l’ elemosina alla gente. Nell’ iconografia recente spesso viene rappresentata come una strega e questa sua rappresentazione ha un suo razionale. Infatti i bambini mentre lei chiedeva l’ elemosina alla gente con la famosa richiesta:”Piatorio Signò..” la prendevano in giro gridando da lontano “Piatò va fatìa ca ste pierde l’ osse!” generando la violenta reazione della povera malcapitata. Toccava poi alle persone più adulte di buon senso il cercare di placare l’ animo di Piatorio sgridando possibilmente anche i bambini dispettosi.

Ci avviciniamo agli anni ottanta e non possiamo non citare la figura di Peppu lu Locco. Molti di noi l’ avranno spesso riconosciuto durante le processioni o le veglie funebri a regalare santini alla gente. Anche lui come i personaggi prima citati era una persona tranquilla. Forse un po’ meno tranquilla era Cannillora, una signora di mezza età ricordata soprattutto per il fazzoletto che spesso portava in capo e per il seno di enormi dimensioni. Se alcuni bambini provavano a prenderla in giro Cannillora sapeva farsi valere fino a farli piangere per la paura.

Su Cannillora mi ricordo un aneddoto. Un giorno si avvicinò a me e ad un mio amico raccontandoci qualcosa di irrazionale che non avendo un filo logico non riuscivamo a capire. Cercavamo di assecondarla in tutti i modi dandole sempre ragione a prescindere. Ma ciò non bastava perchè più le davamo ragione e più lei non gradiva e si indispettiva. Allora fu provvidenziale un passante che le gridò:”Cannillò, lassa scè li vagnune ca so fidanzate!” e distraendola ci diede modo di filarcela.

Altra figura decisamente indimenticabile era Buzzone, che sicuramente ricorderete per la sua voce rauca, i suoi baffoni, che gli diedero modo di partecipare ad un concorso mondiale di barba e baffi, e la sua corpulenza. Lo ricorderete sicuramente quando a Natale lo facevano vestire di Babbo Natale. Anche lui fondamentalmente dal carattere mite.

Come non citare infine Chelino. Il suo aspetto molto particolare ne fa quasi un sosia del poeta Charles Dickens. E’ forse la figura più conosciuta da parte dei giovani di adesso. Tante sono le voci circolanti circa il suo passato. La più insistente sostiene che in passato fosse stato un valente caminaro (figulo) e che abbia preso quella “svolta” a causa di una forte delusione in campo lavorativo.

Ricordo che ai tempi della Guerra del Golfo a Grottaglie venne organizzata in tarda serata una veglia per la pace. E ricordo esattamente che in quell’ occasione vidi in piedi sull’ attenti, allineati in rigoroso silenzio Cannilora, Peppu lu Locco e Chelino.
Sicuramente anche loro in quel momento, a loro modo, percepivano la gravità della situazione.

Non posso a questo punto esimermi dal ricordare una sfortunatissima persona, un ragazzo, che ai tempi del liceo quando ci riunivamo sul Viale vedevamo sempre uscire e sedersi da solo a pochi metri da noi, con lo sguardo quasi assente dove non traspariva né odio, né sofferenza, né tristezza ma solo un grande senso di rassegnazione.

Un mattino ci accorgemmo che quel ragazzo non c’era. Da lì a poco giunse la notizia che aveva deciso di farla finita tra la commozione generale di chi lo aveva o non lo aveva conosciuto. Sul manifesto un soprannome Giru Pane Pane.

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