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«Con una grande riflessione collettiva….. lancio un invito alla nuova amministrazione comunale della città di Grottaglie, retta dall’avv. Ciro D’Alò, a prendere in seria considerazione la possibilità di attivare un nuovo assessorato denominato alla “bellezza” da esempi in atto presso la citta’ di Pesaro, Catania e Apricena, che sappia inglobare 3 altri settori strategici importanti per la città: il centro storico, l’arredo urbano e la cultura.» Lo scrive in una sua nota l’architetto Ciro Masella responsabile nazionale pianificazione ambientale integrata inbar – istituto bioarchitettura, socio Legambiente circolo nazionale “le citta’ invisibili” sulla pianificazione urbana sostenibile

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«Si tratterebbe – prosegue l’Arch. Masella – nel primo di formulare una nuova attenzione (mai messa in atto) dalle amministrazioni precedenti riguardante il centro storico ambientale di Grottaglie, in una visione della rigenerazione urbana della città, ma soprattutto in una ottica dell’applicazione del piano di recupero Cervellati.
L’importanza della valorizzazione delle bellezze del nostro paesaggio e in particolare dei centri storici e dei beni architettonici e naturalistici, a partire da un dibattito che approfondisca le cause del loro abbandono e degrado sia da parte delle istituzioni che dei cittadini per la formulazione di proposte di riappropriazione di questi spazi quali beni comuni, attraverso progetti di valorizzazione urbanistica, sociale, culturale ed economica.
Fin dagli anni ‘70, una delle questioni centrali del dibattito urbanistico nazionale è stata il recupero e la valorizzazione dei centri storici, fino ad estendere il concetto al riutilizzo del patrimonio edilizio esistente ed alla riqualificazione complessiva delle città e dei suoi paesaggi. Nonostante questo, in molte realtà, la politica ha disatteso le aspettative, trincerandosi dietro fenomeni come l’industrializzazione, la crescita demografica, le impellenti e mutevoli esigenze sociali, economiche e culturali, l’evoluzione architettonica nell’utilizzo degli spazi abitativi.

Il centro storico ha per sua natura limiti strutturali e di accessibilità che non possono essere abbattuti o modificati: già al tempo dei romani veniva proibito il traffico su ruote durante il giorno e andare in carrozza in città veniva considerato cattiva educazione. oggi, al contrario, è quasi impossibile camminare per le città vecchie e la realizzazione di zone a traffico limitato viene vista come una limitazione alla libertà del cittadino. in molti casi l’uomo ha modificato il cuore del centro cittadino cercando di adattarlo, con scarsa sensibilità, alle proprie esigenze causando fenomeni di degrado e perdita della sua identità e funzionalità, trasformandolo di fatto in una sorta di nuova “periferia”.
E’ evidente che il recupero del centro storico, oltre che per motivazioni di ordine socio-economico, è decisivo anche per il contenimento dell’espansione urbanistica delle città, caratterizzate sempre più da una vastissima e deturpante cementificazione.

Nel secondo – aggiunge ancora l’Arch. Masella – a rendere efficienti le varie attrezzature materiali che compongono la scena urbana grottagliese, che sarebbero oggetto per la prima volta di seri interventi professionali e non di improvvisati ed effimeri interventi di maquillage decorativo; tra gli interventi da compiere a complementarietà del piano di recupero, che riguarda la tematica dell’arredo urbano c’è il piano del colore della citta’, uno strumento nornativo ed esecutivo che ci renderebbe se applicato più attraenti e storicamente più attendibili. la città di grottaglie è colorata.

Il terzo ingloba i precedenti e ci permette di superare le empasse da tempo avvisate nella nostra citta’ ma che solo oggi trovano forza democratica e partecipativa nei giovani che hanno condiviso questa nuova amministrazione. dovremo produrre il cambiamento, culturalmente, confrontandoci con la storia passata e contemporanea per renderci consapevoli della nostra dignità territoriale.
In una recente intervista al sociologo De Masi : «Sud Italia responsabile della propria crisi» egli da’ la colpa ai cittadini e ad una politica che preferisce non vedere. di chi è la responsabilità? egli continua: “Sicuramente dei meridionali, e lo dico da molisano. Dal 1860 non abbiamo fatto altro che attribuire colpe: ai piemontesi, ai borboni e così via. Nel 2014 ben 86 tra intellettuali, imprenditori e politici del sud hanno firmato una sorta di manifesto in cui, tra le altre cose, enumeravano i vizi atavici di questa parte d’Italia. E sa quali erano? Nella sfera economica: individualismo, infantilismo, incompetenza, clientelismo, disorganizzazione. in quella etica: arroganza, disfattismo, dietrologia, familismo, irriconoscenza, presunzione. e, infine, nell’estetica: pressappochismo, provincialismo, rassegnazione, rozzezza.”

Analogamente – afferma ancora l’arch. Masella, anche per i beni paesaggistici le mancate o inopportune scelte politiche, unitamente alla scarsa cultura della valorizzazione, hanno portato all’abbandono e alla rovina di luoghi caratterizzanti del nostro territorio come le gravine, la macchia mediterranea, i siti archeologici, le chiese rupestri, le masserie e le fasce costiere.
Appare chiaro che solo una ferma volontà delle istituzioni unita a una radicata cultura del rispetto e della tutela della nostra terra può dare il via al recupero e alla rivitalizzazione di queste risorse paesaggistiche. i cittadini siano protagonisti di un complessivo miglioramento della qualità della vita nel loro territorio, attraverso una presa di coscienza del suo valore che si traduce concretamente in maggiore partecipazione nelle scelte istituzionali, nella creazione di comitati di quartiere e nella maturazione di una cultura dell’accoglienza del turista o del semplice fruitore, aspetto, quest’ultimo, fondamentale in una visione di ripopolamento demografico e di crescita sociale ed economica dell’intera area.

Ricordiamoci che la stessa pianificazione paesaggistica di Grottaglie, maltrattata all’inverosimile, verte sugli aspetti del cambiamento culturale ed ecosostenibile ponendoci seriamente di fronte a domande come per esempio noi adulti potremo attivarci per trasmettere le risorse territoriali,energetiche e sociali ai nostri figli, cioe’ che futuro fatto di risorse materiali e immateriali consegneremo loro ?»

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