Pubblicità in concessione a Google

Una della più conosciute sante della storia è Teresa d’Avila, che fu una delle più grandi mistiche di tutti i tempi ed i cui scritti ancora oggi risplendono per l’attualità e la profondità davvero coinvolgenti. Ella nasce al secolo con il nome di Teresa Sànchez de Cepeda Avila y Ahumada il 28 marzo 1515 ad Avila.

Pubblicità in concessione a Google

Accanto a San Giovanni della Croce fu una delle più importanti figure della controriforma cattolica e possiamo intenderla come un campione della riforma anche del proprio Ordine. Mi riferisco all’Ordine Carmelitano del quale il 16 luglio abbiamo già avuto modo di parlare. Ancora bambina perse la madre all’età di 13 anni e fu mandata dal padre in un istituto di suore perché potessero darle ospitalità e istruzione. Ammalatasi, dovette tornare a casa e questo fu un segno di quello che sarebbe stata la sua vita. Infatti, visse continuamente tra periodi di malattie gravi e tempi di buona salute. Nel 1533, all’età di 18 anni, decise di entrare in convento, ma il padre si oppose; così due anni dopo dovette fuggire di casa per entrare nel convento carmelitano dell’Incarnazione ad Avila. Poco tempo dopo la professione si ammalò nuovamente, e in maniera molto grave, tanto che dovette tornare a casa per le cure, riducendosi quasi in fin di vita. Il padre, che non aveva accettato la consacrazione della figlia, rifiutò persino che potesse confessarsi, nonostante lei fosse quasi in punto di morte; egli infine permise che Teresa tornasse in convento solo dopo che questa subì un collasso che la portò a quattro giorni di coma e alla paralisi totale.

In questi anni nutrì la sua anima con la lettura di molti testi spirituali. Di lei ricordiamo diverse esperienze mistiche, ma più di tutte mi piace sottolineare una intuizione che credo sia attuale oggi e sempre per qualunque credente: Dio si rivela in una intuizione interiore e la vita di ogni credente non può che tendere alla santità, all’incontro definitivo con Lui. Sotto la guida spirituale di maestri come Pietro d’Alcantara, ella comprese che Dio la chiamava a cose molto alte. Anzitutto lei avrebbe fondato un monastero carmelitano più semplice, rigoroso e fraterno insieme, ponendo il primo passo per la riforma di tutto l’Ordine Carmelitano; fu nelle “Costituzioni” che riassunse le sue istanze di riforma. In questo modo si sviluppò la riforma del ramo femminile, al quale presto seguì quella del ramo maschile, nella ferma convinzione che ciò che è essenziale è vivere il Vangelo. Tra il 1567 e il 1571 Teresa aveva fondato conventi già in altre sei città, mentre nel 1568, con l’aiuto di San Giovanni della Croce, nasceva il primo del ramo maschile.

Ecco la conferma di quello che ho sempre scritto parlando della vita dei santi: essi non sono altro che esegesi vivente del Vangelo. A causa di alcune gelosie dovette fermare la fondazione dei conventi tanto che fu impedita nell’opera, fino a che il re Filippo II di Spagna non le fece comprendere che poteva ricominciare. Anche l’Inquisizione aveva aperto dei processi contro di lei, ma decaddero nel 1579 e così negli ultimi tre anni della sua vita potè continuare a fondare conventi per la Spagna. Morì nella notte tra il 4 e il 15 ottobre 1582 ad Alba de Tormes colpita dall’ennesima malattia improvvisa. Non sembri un errore la data della morte, ma il fatto eccezionale che accadde fu la riforma del calendario (si passò dal giuliano al Gregoriano), il quale in quella data sottraeva dieci giorni.

Alla scuola di Teresa miriadi di cristiani hanno imparato la contemplazione di Dio e acceso il desiderio di incontrare Lui vivo e vero. Se nell’arte contemporanea abbiamo testimoni come Giuni Russo (“Moro perché non moro” è una delle canzoni in cui ci sono parole di Teresa riportate in musica) o altri, i quali hanno scoperto Dio proprio incontrando lei, anche tra i santi troviamo chi è rimasto trasformato dopo l’incontro con la sua vita. Alcuni ricorderanno Santa Teresa Benedetta della Croce; lei, infatti, si convertì dopo aver letto l’autobiografia della santa spagnola. Con Teresa anche noi possiamo riscoprire la profondità e la bellezza dell’unione con Dio. Commentando il Padre Nostro, ad esempio, ha voluto insegnare a tutti i segreti della preghiera. Essa non è un abbandonare se stessi o un pensare a cose astratte e impossibili. Piuttosto, e qui cito lei, nel dialogo con la Trinità che vive nell’anima di chi vive in grazia “troverete sempre, tra il Padre e il Figlio, lo Spirito Santo. Egli infiammi la vostra volontà e… ve la incateni lui con il suo vivissimo amore” (Cammino 27,7).

Come fece notare Giovanni Paolo II in occasione del 4° centenario dalla sua morte, è “per mezzo dell’orazione che Teresa ha cercato e trovato Cristo. Lo ha cercato nelle parole del Vangelo, che fin dalla sua giovinezza colpivano profondamente il suo cuore; lo ha trovato tenendolo presente dentro di sé; ha imparato a rivolgere a lui con amore lo sguardo nelle immagini del Signore di cui era tanto devota”. Le sue opere maggiori sono la sua “Autobiografia” e “Il Cammino della Perfezione”, scritti ambedue dopo il 1567 sotto la direzione del suo confessore; “Il castello interiore”, scritto nel 1577, in cui paragona l’anima contemplante ad un castello composto da 7 camere interne successive; due opere minori: “Concetti dell’Amore” ed “Esclamazioni”; una raccolta di 342 lettere complete e 87 frammenti di altre.

Anche a Grottaglie ci sono tracce della devozione a lei: basti pensare alla presenza del simulacro nella Chiesa del Carmine. E se questo non basta, infatti anche di altri santi ci sono le effigi nelle chiese, ma non per questo sono venerati, possiamo notare che lei non passa in secondo piano nella spiritualità dei carmelitani, i quali spesso meditano anche sui suoi testi e, come atto devozionale, le consorelle del Carmine portano la santa in processione. È infatti una tradizione che ormai il giorno della festa della Madonna, oltre alla statua della Santa Vergine, escano anche quella di S. Elia, portata da alcuni confratelli o giovani della parrocchia, e quella della mistica spagnola, ambedue nel corteo dei fedeli. Ora, a noi credenti e a quanti pur non credenti vivono una esistenza che si pone interrogativi sul mistero dell’esistenza umana, Teresa dice molto in quanto a ricerca della verità.

Se Edith Stein, dopo aver letto l’autobiografia, esclamò “Questa è la verità”, anche noi, sui passi di Teresa possiamo trovare in Dio la verità della vita, con la certezza che la nostra ricerca paziente troverà risposta sicura.

Pubblicità in concessione a Google