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Ma siamo sicuri che una rappresentazione teatrale si realizza esclusivamente su un palcoscenico? Mancano pochi giorni al Natale, un periodo fondamentale per la fede cristiana, nasce il Salvatore e noi lo commemoriamo il giorno 25 dicembre di ogni anno. Una data tanto importante trascina con se tante tradizioni umane che tentano di commemorare degnamente questa festa.

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Fino ai nostri giorni è giunta la tradizione di Babbo Natale, che porta ai bimbi i doni, e quella della rappresentazione del Presepe. Quella dei doni portati da Babbo Natale o, se vogliamo, da San Nicola di Bari, ha portato con se anche la tradizione dell’addobbare un abete con ghingheri di ogni genere sui rami (Albero di Natale). Tradizione più apprezzata dai soggetti commerciali rispetto a quella del Presepe a cui è legata più una cultura di tipo religiosa. Non a caso, quest’ultima splendida idea è sorta dalla sensibilità del Santo d’Italia, San Francesco d’Assisi.

Il Poverello d’Assisi, di ritorno dal viaggio in Oriente, per sentirsi più vicino alla Terra Santa e all’atmosfera della santa natività, immaginava, in qualsiasi posto, la stessa scena che si è vissuta il giorno della nascita di Cristo, replicando, attraverso la natura morta, esattamente come in una rappresentazione teatrale inanimata.

Su questa arte noi grottagliesi custodiamo un esempio eccelso nella Chiesa dedicata alla Madonna del Carmine attraverso il Presepe di Stefano da Putignano del 1530.

Questo capolavoro in pietra policroma di Stefano da Putignano è una dei presepi più antichi d’Italia oggi visitabili (per giunta gratuitamente) tanto che un esperto scrive che “il presepe della chiesa del Carmine di Grottaglie costituirà così la tipologia di una lunga tradizione che troverà continuatori nella regione fino al ‘700” [note tecniche tratte da “Il presepe di Stefano da Putignano nella chiesa del Carmine in Grottaglie e il suo committente Turco Galeone” di Rosario. Quaranta].

Quello che traspare da questo presepe è la sensibilità dell’epoca (più gerarchica rispetto alla nostra) in cui le dimensioni delle statuette sono di proporzioni diverse. Si potrebbe facilmente individuare come lo scultore assegni una importanza differente ad ogni personaggio che popola in presepe in base alle sue dimensioni. Vedendo quest’opera si scopre che il personaggio più importante, per l’artista, è proprio la Vergine Maria, seguita da San Giuseppe e via dicendo.

Questa voglia di commemorare i momenti significativi della fede nei luoghi nostrani, noi meridionali la manifestiamo anche attraverso le processioni con la statua dei santi ed, in particolare, con la processione dei “misteri”, dove rappresentiamo tutte le fasi della Via Crucis di Nostro Signore il Venerdì Santo. Se riuscissimo a valorizzare i capolavori che custodiamo, tante volte rappresentati semplicemente dalle tradizioni con cui viviamo la nostra fede, sarebbe una stupenda “cartolina” turistica per il nostro territorio e la sua storia.

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