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Arriva l’autunno e si avvicina il momento di accendere gli impianti di riscaldamento, ma a fine settembre scatta anche l’obbligo di adeguare alle nuove normative europee gli impianti italiani, speso obsoleti e non sempre al passo coi tempi.

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Questa volta non si tratta di una “bufala”, come è stato ad agosto per la malintesa “tassa sui condizionatori”, ma della attuazione della direttiva Europea 2005/32/CE, meglio conosciuta come “Eco-Design”, che ha come obiettivo quello di riuscire a rendere le abitazioni di tutta Europa molto più efficienti dal punto di vista energetico, in maniera da risparmiare energia, consumare meno combustibili e tutelare l’ambiente in cui viviamo. Molte delle innovazioni previste riguardano tecnici installatori di impianti ed i costruttori di apparecchi, ma una scadenza è certamente destinata ad interessare molti utenti: dal 26 settembre 2015 infatti, i produttori di caldaie non potranno commercializzare caldaie che non siano a condensazione, che diventano così praticamente obbligatorie per tutti. Il regolamento Ecodesign introduce una nuova etichettatura energetica sugli standard minimi di efficienza per le caldaie, come già fatto in passato per altri elettrodomestici come frigoriferi o lavatici; ci sarà così una classificazione energetica da A+ a G per gli apparecchi per riscaldamento degli ambienti e da A a G per gli apparecchi per produzione di acqua calda sanitaria e tutti gli apparecchi che hanno una classificazione inferiore a G non potranno più essere né prodotti né commercializzati.

Lo standard di riferimento passa così alle caldaie a condensazione, da diversi anni sul mercato, che consentono notevoli risparmi energetici poiché recuperano una buona parte del calore che nelle caldaie tradizionali viene disperso attraverso lo scarico dei fumi di combustione. Si può arrivare anche a rendimenti che superano il 100% ma non è solo questo il vantaggio di questa tipologia di apparecchi, che possono anche essere utilizzate efficacemente con altri apparecchi che utilizzano energie rinnovabili, quali pompe di calore o pannelli solari. Sul mercato sarà ancora disponibile solo un tipo particolare di caldaia non a condensazione, del tipo “a camera aperta”, che potrà essere installato quando non sia tecnicamente possibile sostituire una vecchia caldaia con una caldaia a condensazione per difficoltà dovute all’utilizzo della canna fumaria collettiva a servizio di edifici multifamiliari.

A fronte di un costo medio maggiore rispetto alle caldaie tradizionali, l’utilizzo di quelle a condensazione consentirà notevoli vantaggi, sia dal punto di vista energetico che ambientale: da qui al 2020 si prevede in Europa un maggior controllo sulle emissione di anidride carbonica ed il risparmio di circa il 30% della quantità di gas attualmente consumati, paragonabile alla energia prodotta da una cinquantina di centrali come quella tristemente nota di Fukushima o dalla combustione di quasi 60 milioni di tonnellate di petrolio.

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