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Il divino è nell’amore. Non si ama mai abbastanza. C’è bisogno di superare quel senso di abbastanza per farlo diventare oltre e si va oltre soltanto amando. Perché si ama e basta.
L’amore ha sempre un sorprendente mistero. Miracoloso. Non bisogna mai rinunciare ad amare. L’amore è nel tempo. Incondizionatamente amore. “Oh tu, mi hai dato l’armonia! Mi disperavo credere in tua promessa. L’amore, eccomi tra le tue braccia, preda” (Silvina Ocampo).

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C’è sempre un “passaporto per il Paradiso” lungo le strade di Gerico o attraversando il deserto che porta a Damasco.
La poesia è un linguaggio del percettivo e non dell’inutile.
La parola diventa cosciente indefinibile anche quando i sentieri dell’oblio si fanno geografie dell’impossibile. Leggo e mi ritrovo nella speranza inquieta di Silvina Ocampo. Amica di Borges e conserte di Adolfo Bioy Casares. Argentina. Letture antiche in una Roma fine anni Settanta.

Morta novantenne. Nata nel luglio del 1903 a Buenos Aires e qui morta nel dicembre del 1994. una poesia che vale un passaggio di tempo. Proprio per questo forse occorre un passaporto per attraversare quel paradiso che lega la memoria e il tempo all’amore: Se amaban con ternura, pasión, fidelidad. Trataban de estar siempre juntos y cuando tenían que separarse por cualquier motivo, durante ese tiempo tanto pensaban el uno en el otro que la separación era otra suerte de convivencia, más sutil, más sagaz, más ávida.” Ovvero: “Si amavano di tenerezza , passione , fedeltà . Stanno cercando di essere sempre insieme e quando hanno dovuto essere separati , per qualsiasi motivo , in quel periodo sia pensato l’ un l’altro che la separazione era un altro tipo di convivenza , più sottile , più furbo , più ansioso”.

La sua prima pubblicazione risale al 1942 dal titolo: “Enumeración de la patria” (“Enumerazione della patria”). Successivamente: nel 1945 “Espacios metricos” (“Spazi metrici”) e nel 1949 “Poemas de amor desesperado” (“Poema di amore disperato”). Nel 1953 “Los nombres” (“I nomi”). “Lo amargo por lo dulce” (“L’amaro per il dolce”) e “Amarillo celeste” (“Giallo celeste”), rispettivamente nel 1962 e 1972. Nel 1979 risale “Árboles de Buenos Aires” (“Alberi di Buenos Aires”), mentre nel 1991 pubblica la raccolta dei racconti “Las reglas del secreto” (“Le regole del segreto”).

Il mondo argentino nel cuore e il canto nella parola. Una poesia che non può essere letta soltanto ma ascoltata e credo che il suo cammino, come da me è stato vissuto, è dentro questo misterioso incantesimo che tocca il senso dell’orizzonte con la dimensione vasta del cielo.
Tutto non è toccabile. Può essere toccata una parola? Silvina Ocampo ci pone davanti a questo interrogativo. Toccare la parola con la voce? Come è possibile toccare una parola con le mani? Le mani che sono il tutto della gestualità e c sono anche il silenzio della gestualità. Ma la parola è intoccabile.

“I delfini non giocano tra le onde
come la gente pensa.
I delfini si addormentano andando a fondo.
Cosa cercano? Non lo so.
Quando toccano il fondo
si svegliano all’improvviso
e risalgono perché il mare è molto profondo
e quando salgono cosa cercano? Non lo so.
E vedono il cielo e gli ritorna il sonno
e di nuovo scendono addormentati,
e ancora toccano il fondo del mare
e si svegliano e riprendono a salire.
Così sono i nostri sogni”.

Cosa cercano i delfini? Cercano quello che noi abbiamo sempre cercato. Penetrare il sottosuolo della nostra anima e poi risalire e poi ridiscendere e poi ritornare dal fondo del mare per toccare i sogni.
Ancora toccare. Le parole sono come i sogni. Toccare le parole e toccare i sogni. Quale è l’orientamento. La vita non è una sbadataggine. È molto di più. O forse è molto di meno. Borges ci ha raccontato il tempo. Il tempo è una moneta al rovescio. O una moneta che resta in piedi.
Le parole sono orizzontali o verticali? E i sogni?
Certo, Silvina Ocampo mi ha accompagnato per lunghi anni. Gli anni della mia giovinezza e della stagione universitaria. Una poesia che ha il suono della piuma. Non la senti.
La percepisci avvertendola. Come i linguaggi che sono anima. Abbiamo ricevuto in dono una parola che si tocca con la Ocampo?

Come per dire e ascoltare: “Soñaba con ser vieja para tener tiempo para muchas cosas. No quería ser joven, porque perdía el tiempo en amar solamente. Ahora pierdo más tiempo que nunca en amar, porque todo lo que hago lo hago doblemente”. Ovvero tradotto velocemente dico: “Sognava di essere vecchio per avere il tempo per molte cose . Io non voglio essere giovane , perché divagare solo nell’amore . Ora mi perdo più tempo che mai in amore, perché tutto quello che faccio lo faccio due volte”.

Non c’è il resto. Il resto si porta dentro la tasca della nostra coscienza. C’è sempre un disperato amore che scava nei destini e nei sogni e si fa magia, mistero, miracolo, essenza e, a volte, assenza. Ma è il sogno della Ocampo che attraversa il Tempo: “Vorrei dormire per tutta la vita per un sogno”.
Un tempo che si confronta costantemente con la morte. Ma la vita nell’amore ha sempre sentieri di morte. Silvina Ocampo: “El amor y la muerte se parecen: cuando estamos perdidos acudimos a ellos”, “Amore e morte sono la stessa cosa : quando siamo persi andiamo a loro”.

Si è sempre dentro questo divino segno. Segno – sogno in un tempo che non smette mai di camminarci dentro. La poesia è salvazione? È un viaggio salvifico tra le pareti della nostra anima. C’è sempre una ricerca, anzi una “cerca”, dell’amore. Ma se l’amore non trova il suo senso del divino cosa è? Come potrà penetrarci? Lungo il divino l’amore si compie. Una profonda lacerazione raccoglie la parola di Silvina Ocampo. Spirituale cammino nel desiderio di un destino che guarda volare le parole.
Così:

Quiero otras sombras de oro, otras palmeras
con otros vuelos de aves extranjeras,
quiero calles distintas, en la nieve,
un barro diferente cuando llueve,
quiero el férvido olor de otras maderas,
quiero el fuego con llamas forasteras,
otras canciones, otras asperezas,
que no haya conocido mis tristezza”.

Il fuoco, le fiamme, le strade, il volo, il dolore. Le caratteristiche di un viaggiare che è, appunto, il divino amore tra la marea e la terra e la profonda spiritualità. Una metafisica del tempo e dell’anima.

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