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Trentotto casi segnalati in meno di due mesi: tendoni danneggiati, tralci e tiranti tagliati di netto.

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A Grottaglie, culla dell’uva da tavola di Terra Ionica, l’industria della paura è pericolosamente all’opera. Seminando sconforto e insicurezza tra i tanti produttori che, ieri sera, hanno voluto denunciare la vastità del problema mettendo piede direttamente nel Commissariato di Polizia della Città delle Ceramiche.

Occasione buona l’incontro, richiesto dal presidente di Confagricoltura Taranto Luca Lazzàro, con il questore di Taranto, Stanislao Schimera. «Sono qui perché voglio capire di persona il fenomeno», ha detto il questore affiancato dai suoi uomini, il commissario Vincenzo Maruzzella e il capo della Digos Giuseppe Annicchiarico. Intorno a loro almeno cinquanta agricoltori letteralmente assiepati negli uffici del Commissariato, fatto più unico che raro, per poter chiedere sicurezza e soluzioni faccia a faccia col vertice della Polizia di Stato. Un dialogo fruttuoso che ha prodotto un primo risultato: il prefetto Umberto Guidato, su richiesta del questore e del presidente di Confagricoltura Taranto, ha convocato già per domani (mercoledì 8 giugno alle 9) il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

E’ la spia rossa accesa su un vasto fenomeno criminale che sta destabilizzando un universo di aziende esteso tra Taranto e Brindisi e va, assolutamente, sradicato prima che metta radici. «La presenza di tanti agricoltori – ha sottolineato Lazzàro – è il segnale che il problema è molto avvertito. Nei giorni scorsi si sono verificati diversi casi di danneggiamenti a tendoni, altri tre soltanto la notte scorsa: un’escalation che bisogna fermare. Stiamo parlando del settore che produce una parte considerevole dell’uva da tavola di Puglia e d’Italia, per un valore di 80 milioni di euro».

Con effetti che allungano un’ombra sinistra sulla stagione che è appena agli inizi: «I commercianti sono spaventati – ha aggiunto Lazzàro – non vogliono chiudere contratti e acquistare prodotto in queste aree “rischiose”: è un’altra conseguenza che si somma all’emergenza criminalità. Per questo chiediamo allo Stato una risposta ferma, una soluzione al problema che sta investendo tantissimi produttori». A rinforzare la richiesta Lucia Cavallo, produttrice grottagliese e vicepresidente di Confagricoltura: «Siamo qui in tanti ed è lo specchio di un’emergenza gravissima. Stiamo subendo danneggiamenti in serie, almeno trentotto gli episodi perpetrati contro un comparto che è la ricchezza di Grottaglie».

Una ricchezza che fa gola a delinquenti specializzati – è ormai più di un’ipotesi – nel ramo estorsioni. Malavita organizzata oppure piccola criminalità che entra drammaticamente nella vita dell’impresa agricola e degli agricoltori. Un “bubbone” che si può estirpare, ha chiarito il questore, «percorrendo due strade». Maneggiando con durezza il “bisturi” «investigativo» e manovrando con cura «gli strumenti della prevenzione». In entrambi i casi la collaborazione attiva degli agricoltori è cruciale: «Il lavoro investigativo – ha rimarcato Schimera – è il nostro impegno principale, assieme a carabinieri e guardia di finanza, ma per farlo in modo efficace abbiamo bisogno di denunce. Voi denunciate, il resto lo facciamo noi con i reati configurabili nei casi specifici: estorsione e associazione a delinquere». Il questore, poi, va dritto al punto: «Come vertice della Polizia sono al fianco dei miei uomini e degli agricoltori. Però ho un report che indica solo 8 episodi in due mesi. Se invece si tratta di 38 casi vuol dire che qualcuno sta pagando, ha pagato o pagherà: bisogna avere il coraggio di denunciare perché, altrimenti, la polizia non può fare magie. Se denunciate, noi possiamo lavorare bene con la magistratura che sta al nostro fianco. Fate segnalazioni in ogni modo e direzione, il resto tocca a noi».

È già successo, del resto, proprio qui a Grottaglie e altrove. Il commissario Maruzzella ha ricordato «l’azione incisiva messa a segno due anni fa», sottolineando che «il sistema sicurezza funziona se tutti tiriamo nella stessa direzione». E lo stesso questore ha aggiunto quanto fatto «nella zona della Bat, qui in Puglia, dove abbiamo debellato il fenomeno criminale che soffocava le campagne grazie un’attività di controllo mirato».

Un modello sperimentato che, però, prevede un “sistema di sicurezza” costruito come un reticolo che ha bisogno dell’impegno dei produttori, singoli e soprattutto consorziati, dell’uso di sistemi di videosorveglianza e del lavoro sul campo degli istituti di vigilanza (presenti all’incontro). Elementi concatenati come tessere di un puzzle da inserire nel piano di coordinamento messo a punto dalla Polizia di Stato, che governa la scarsità (di mezzi e uomini) e predica «il lavoro di squadra».

Una chiamata di responsabilità cui Confagricoltura Taranto non si è sottratta: «Saremo noi – ha concluso il presidente Lazzàro – il punto di riferimento per le denunce degli agricoltori. E saremo a disposizione della polizia per studiare insieme tutte le contromosse e degli istituti di vigilanza per valutare e abbattere i costi del loro impiego».

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