
Nel cuore della Puglia, in un piccolo borgo della provincia di Brindisi, a Latiano, è nato un uomo che avrebbe segnato profondamente la storia della devozione mariana in Italia e oltre. La sua vita è un viaggio avvincente: dall’adolescenza trascorsa tra la fede e l’abbandono, all’impegno caritativo e alla fondazione di un santuario, fino alla proclamazione ufficiale della sua santità. Questo è il racconto di Bartolo Longo, figlio delle terre salentine, diventato santo.
In questo articolo andremo a ripercorrere le tappe principali della sua esistenza — mettendo in luce soprattutto il legame profondo con la sua terra pugliese — e capiremo perché la sua figura resti così attuale per la sua conversione, la sua opera sociale e la sua devozione.
Bartolo Longo è Santo
- Le origini pugliesi e l’infanzia a Latiano
- La «strada del perdono»: giovinezza, crisi e conversione
- L’opera a Pompei e la fondazione del Santuario del Rosario
- Eredità, beatificazione e canonizzazione
- Gli insegnamenti di Bartolo Longo per oggi
Le origini pugliesi e l’infanzia a Latiano
È fondamentale partire dal lungo filo che lega Bartolo Longo alla Puglia. Nato il 10 febbraio 1841 (alcune fonti indicano anche l’11 febbraio) a Latiano, in provincia di Brindisi, nel Regno delle Due Sicilie, Bartolo era figlio di una famiglia benestante e profondamente cattolica.
La Puglia dell’Ottocento era una terra di tradizione agricola, religiosità popolare, ritualità forte e comunità stretta. In questo contesto Bartolo ricevette la sua prima formazione. La morte prematura della madre, avvenuta quando aveva circa dieci anni, fu una ferita profonda — un momento di perdita che segnò anche l’inizio del suo allontanamento dalla fede.
Da ragazzo brillante ma “vivace”, come lui stesso ammetteva, tornò spesso con il pensiero alle sue radici: alla famiglia, alla terra pugliese, alla fede che sembrava vacillare. Il legame con la Puglia non era solo geografico: era culturale e spirituale. Proprio queste radici lo avrebbero poi spinto a un desiderio profondo di dare senso alla propria vita.
La «strada del perdono»: giovinezza, crisi e conversione
Allontanatosi dalla terra pugliese per gli studi in legge presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, Bartolo si trovò immerso in un clima culturale e filosofico che metteva in discussione la fede tradizionale: lo spirito positivista, l’occultismo, il rifiuto del sacro. Durante questo periodo egli entrò in un cammino estremamente oscuro, arrivando secondo le fonti ad essere «ordinato sacerdote satanico».
La sua conversione fu drammatica: in uno stato di profonda angoscia, disperazione e solitudine spirituale, Bartolo avvertì la voce interiore che lo richiamava a Dio. Fu così che, grazie all’intervento di un professore amico e di un frate domenicano, ritornò alla fede cattolica e fece voto di dedicare la sua vita al bene.
Questo passaggio — dal profondo conflitto interiore alla pace interiore — lo portò a scegliere di appartenere alla Terza Ordine Domenicana, e a mettere al centro della sua vita la preghiera del Rosario come via di salvezza e come messaggio al mondo.
L’opera a Pompei e la fondazione del Santuario del Rosario
Una volta ritrovata la fede, Bartolo Longo iniziò un’opera straordinaria: si stabilì a Pompei, dove con la contessa Marianna Farnararo De Fusco diede vita all’idea della fondazione del Santuario della Madonna del Rosario.
Nel 1876 pose la prima pietra di quella che sarebbe divenuta la Basilica della Madonna del Rosario di Pompei, un’opera che non era solo architettonica, ma anche sociale: orfanotrofi, scuole, assistenza ai figli di carcerati, opere di carità.
È significativo notare come il pugliese Bartolo abbia trasposto la stessa sensibilità della sua terra — fatta di solidarietà, comunità, accoglienza — in queste opere: una spiritualità popolare che diventa azione concreta. E nonostante si trovasse lontano dalla sua Puglia natale, il suo stile restava segnato da quell’origine.
Eredità, beatificazione e canonizzazione
L’impegno di Bartolo Longo non passò inosservato. Fu beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980.
Recentemente, la sua canonizzazione è stata fissata al 19 ottobre 2025 da Papa Leone XIV (in seguito alla approvazione da parte di Papa Francesco) — un grande riconoscimento della Chiesa universale nei confronti del «pugliese santo».
La festa liturgica di san Bartolo Longo è il 5 ottobre. Il suo titolo ricorrente è spesso «Apostolo del Rosario».
Gli insegnamenti di Bartolo Longo per oggi
L’esperienza di Bartolo Longo ci parla di molte cose: del radicamento in una terra — la Puglia — che ha forgiato valori; della libertà di convertire la propria vita; dell’importanza della preghiera e della carità attiva.
In un mondo che talvolta sembra perdere slancio, la sua storia ricorda che non è mai troppo tardi per cambiare. Che le ferite dell’anima possono diventare occasioni di grazia. E che le radici culturali e territoriali — come quelle pugliesi — non sono un vincolo, ma una ricchezza da cui si può trarre forza.
Infine, la figura di Bartolo Longo testimonia che la santità non è al di fuori della storia: viene «dal basso», dalla gente comune, dal sud, dalla Puglia. E che le opere concrete — scuole, orfanotrofi, accoglienza — possono nascere dalla fede e diventare motore di cambiamento umano e spirituale.
Con questa lettura, spero tu abbia scoperto non solo la biografia di un uomo santo, ma anche il profondo legame tra la sua terra pugliese e il cammino che l’ha portato all’altare. Possano questi elementi ispirare anche te a coltivare le tue radici, a trasformare le difficoltà in speranza e a vivere la fede con azione e gratuità.
