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Ignazio Carrieri fu innanzitutto un medico e, poi, un giornalista nonché letterato.

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Nacque nel 1862 da una famiglia possidente e benestante e conseguì la laurea in medicina presso l’università di Napoli. Ottenne successivamente la carica di ispettore medico scolastico, avendo conseguito, anni prima, il diploma di perfezionamento in Igiene. A Grottaglie fu medico condotto e ricoprì varie cariche onorifiche, cosa che gli permise di ottenere un’udienza presso il re Vittorio Emanuele III.

Coniugò la scienza medica con i suoi studi sulle tradizioni locali

All’attività medica affiancò quella di studioso e letterato. Forse la sua opera più nota é “Il tarantolismo pugliese” nella quale coniugò la sua scienza medica con i suoi studi sulle tradizioni locali e le superstizioni. Secondo il Carrieri, il morso della tarantola inocula un virus che è il responsabile di quella nevropatia che si estrinseca nei movimenti convulsi della danza.

Scrisse anche “Il brigantaggio in terra d’Otranto”, nel 1899, in cui delineò la figura del bandito locale Ciro Annicchiarico,”papa Ggiru”:

Morì nel 1926 ed una lapide, ancor oggi, lo ricorda sul muro dell’avita facciata. Un altro personaggio locale , celebre a quel tempo, Don Giuseppe Petraroli, tenne il discorso con cui fu commemorato.

Famoso il suo studio sul tarantolismo pugliese

A proposito del tarantolismo scrisse: “Mi studierò di delineare brevemente i periodi storici di questa malattia, a cominciare da Strabone, il quale visse mezzo secolo prima della venuta di Cristo e fu il primo, dopo quanto ne scrissero Galeno, Aristotele, Plinio ed altri molti a descriverla come già nota nelle regioni del Caucaso ed in Albania, facendo menzione della musica e della danze ivi adoperate come mezzo curativo….

L’anima del pugliese (com’ebbi a dimostrare in altra occasione) è essenzialmente musicale: la musica pulsa nel nostro sangue e vibra nelle più intime latebre del nostro essere… 

Pubblico questo lavoro senza la pretesa di essere andato in fondo all’ardua questione del Tarantolismo, un tempo molto dibattuta ed oggidì del tutto negletta per la smania di un malinteso e spesso esagerato positivismo, che nella seconda metà di questo secolo ha invaso le lettere, le scienze, le arti”.

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