Bruni Pierfranco
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Il destino non è altro che un raccontare. Sempre si racconta! A volte si racconta una vita.
Racconto cercando di trovare una ragnatela dentro la quale interrompere il tempo. La parola e l’immaginario può interrompere il tempo? Mi vengono a trovare i sogni. Vorrei che mi facessero sempre compagnia. Invento ciò che vivo. O vivo ciò che invento? Ed è così che la donna fece un cerchio sulla sabbia.
Al centro disegnò un’aquila e con delle piccole linee fece sembrare che il vento ondeggiasse.
Poi si inginocchiò con le mani giunte come se dovesse pregare. Si rivolse al mare. Abbassò la testa e pronunciò una sola parola: Namaste.

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Stette in silenzio come sanno fare soltanto le donne del deserto e mi guardò negli occhi. Lo sguardo aveva la profondità del mistico osservare i pensieri.
I pensieri si osservano. Ascoltandoli senti e il sentire ha un osservare in un immaginario fatto di colori.
I pensieri sono colori.
Spesso mi domando quale colore dare a un pensiero.

La donna allora mi osservò.
Mi tese le mani e mi disse:

“Io sono qui da sempre. Ogni notte faccio un cerchio sulla sabbia e dal rumore del mare percepisco i venti e i venti mi raccontano le vite e i destini. Tu sei arrivato fin qui perché vorresti sapere quale è stato l’ultimo pensiero di tua madre mentre la Grande Aquila accoglieva la sua anima. Vorresti sapere se in quell’attimo l’energia della sua mente ha tracciato un granello di pensiero. C’è sempre un attimo in cui il pensiero vaga e sembra inafferrabile, ma chi potrà mai conoscere questa vaghezza? A te non è dato saperlo. Conoscerlo. Ma c’è. Io lo conosco questo pensiero perché viene affidato all’immortalità e tutto ciò che viaggia nel regno dell’immortalità mi appartiene. Ora va e ritorna domani prima che sia spuntata l’alba e prima che la luna si sia depositata nell’aurora. Mi troverai ancora a recitare la preghiera della pellegrina nel Cristo della Verità e nel mio Viaggio che cerca la Illuminazione”.

La guardai. Senza osare parole lascia il suo sguardo e i suoi occhi mai si abbassarono.
Il tempo sembrava immobile. Fermo in quella sua clessidra che da anni lacerava la mia vita. Le ore sembravano ostacoli e i miei passi pesanti toccavano il vuoto.

Trascorsi silenzi di tempo. Tempo custodito nel silenzio. Cercai di capire il momento giusto. Il momento esatto.
Prima dell’alba.
Prima della luna.
Prima… mai dopo… forse è un segno preciso… prima…

Comunque il tempo passò. Giunsi sul limitare della terra battuta e della sabbia nello spazio tra la luna e l’alba.
La donna che disegnava il cerchio sulla sabbia sembrava attenta nei suoi segni.
Mi avvicinai.
Mi disse soltanto:

“Siediti e raccogliti nella pazienza”.

Dopo una folata di vento e un rumoreggiare di onde mi parlò con poche parole.

“Tu vuoi sapere. Tu cerchi. Tu viaggi. C’è sempre un ultimo pensiero nel momento in cui giunge la Grande Aquila. Vuoi sapere l’ultimo pensiero di tua madre. A cosa ha pensato mentre… “.

Fece silenzio per una clessidra di tempo.
Poi aggiunse:

“Ritorna nella tua grande casa di paese. Vai ad abitarla. A viverla. Lei ti aiuterà come fu nei giorni passati in fretta. Coltiva le rose del giardino. Devi essere tu a farlo. Non smetterai di scrivere. Di pensare. Di essere. Non chiederti nulla. Lì troverai la sua voce e la voce paziente di tuo padre. Non dovrai chiederti più nulla. La risposta che cerchi sta lì. Non cercarla. Si rivelerà. Ora vai. La palma le stanze le piante ti aspettano. Non tradire questo che ti ho detto. Affidati. Tutto si rivelerà. Con pazienza devi saper aspettare quando la luna è una falce e le stelle saranno danzanti. Ma non preoccuparti. Capirai da solo”.

E fu così.
Mi salutò inginocchiandosi.
Con le mani giunte e pronunciò:
Namaste.
Una parola antica. Unica! La pazienza porta sempre alla salvezza.
Sono convinto di ciò
Perché continuo a scrivere o perché non faccio nulla che i segni entrino nel mio cuore, nel labirinto della mia esistenza? Mio padre e mia madre non sono fantasmi. Sono voci che il vento mi soffia piano ed è come un parlare piano e sempre più piano. Non vanno via da me. La donna che ho lasciato inginocchiata mi ha invitato a ritornare nella grande casa di paese. Io fedele alle voci che penetrano la mia anima sarò ubbidiente.
Una rosa, una rosa sola che rifiorirà sarà già una risposta. Aspettare. Sempre aspettare il fiorire di una rosa. Nel silenzio. Nella pazienza. Nella solitudine. La rosa è la luce nelle tenebre. Sempre!

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