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Frammenti di emozioni e di storia e da attento osservatore chiosa i particolari in una città che ha eredità antiche nello scavo delle archeologie vissute e delle epoche che hanno definito segni. I segni sono simboli e i simboli sono i labirinti di una memoria tra la vita e lo scorrere. In uno studio sulla letteratura e gli scrittori meridionali e della Magna Grecia che il Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi” conduce da anni, comparirà questa pagina dedicata a Grottaglie scritta dello scrittore Giuseppe Selvaggi, nato a Cassano Ionio, in Calabria, nel 1923 e morto a Roma nel 2004, mio amico di antica data con il quale ho condiviso percorsi di storia culturale e di vita..

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A Giuseppe Selvaggi, nel 2005, ho dedicato una monografia (edita da Il Coscile) pubblicando molti documenti inediti. Lo scritto su Grottaglie è tra le pagine inedite di Giuseppe Selvaggi e risale al 2001 che ho recuperato per questo studio sui Poeti della Magna Grecia. Selvaggi, tra i dettagli, abita gli spazi di tempo. Gli spunti per un discorso del raccontare Grottaglie tra palazzi e intagli è già dettato.

Caro Pierfranco, mi hai accompagnato lungo le scalinate di Grottaglie e la città antica nel viaggio tra Giuseppe Battista e San Francesco di Paola. Conosco Grottaglie. Città tra gli intagli. Roccia. È come se si respirasse una atmosfera esoterica tra le strade del centro storico di Grottaglie. Si cammina ma le strade sono vicoli. E i vicoli conducono ad arcate. Antica città tra il greco – medievale e il barocco meno sofisticato.

E anche gli accenti, la parlata e i linguaggi hanno un salentino grecizzato tra le voci ripetute nel corso dei secoli e sono voci che hanno assorbito il passaggio di epoche. Erano anni che visitavo Taranto e luoghi della Magna Grecia ma non mi era mai capitato di trascorrere ore in una lunga camminata nel mosaico di Grottaglie. Mosaico? È tante città in una. Sono tanti paesi che si raccontano e si racchiudono tra lo storico centro il quartiere delle ceramiche, che ha un suo abitato di affascinante riepilogo di tutte le città della ceramica del Mediterraneo, e le chiese. Il mio San Francesco di Paola raccoglie la storia dei naviganti e dei navigatori.

Ho scritto una lunga lettera a Pierfranco sottolineando l’importanza che ha San Francesco nella nostra vita. Uomini della diaspora. Uomini che hanno lasciato la loro terra, io, Pierfranco, Francesco, Corrado, Dante… Siamo altrove. Intellettuali della diaspora che si raccontano e viaggiano. Uomini della sincerità della memoria sommersa. Io da lunghi anni vivo a Roma. Da “Il Messaggero” al “Tempo” al “Giornale d’Italia”. Pagine scritte e parole cha cadono sui fogli. Libri che sono pezzi di vita.

Siamo qui, ora, a Grottaglie. Stasera a Taranto presenteremo un libro su Carlo Belli. Un altro intellettuale della diaspora. Serate intense vissute tra la redazione del “Tempo” guidato da Renato Angiolillo e passeggiate sino a Piazza Navona, Piazza del Popolo e ore vissute a Trastevere. È come se avvertissi un senso di riposo, di calma, di paziente scenario cinematografico: qui tra i vicoli di Grottaglie. Pierfranco mi ha raccontato di Giuseppe Battista. Mi aveva parlato di Battista anche Giacinto Spagnoletti in una lunga conversazione a Roma. Spagnoletta, altro intellettuale della diaspora. Nato a Taranto e vive a Roma. Belli era nato a Rovereto.

Il Barocco qui è di casa. Si diceva. Si dice. Ma leggendo Battista mi sembra che di Barocco ci sia molto poco anche se resta il secolo della non trasparenza. In letteratura. In arte è altra cosa. Le botteghe delle ceramiche hanno l’odore della terra. Una terra fatta di pioggia che mi rincasa nella mia Calabria. Anch’io vengo da una città delle grotte. Cassano ionio. Le grotte e il mare. Antiche immagini omeriche. Ma siamo completamente dentro questa storia che si concede al mito.

Così Grottaglie. Le arcate. Che straordinario spazio ha la chiesa madre. Maestosa, con i suoi gradini, si entra in una vastità dell’accoglienza religiosa. Ma l’arte è religione. La religiosità è il canto popolare. Pierfranco mi porta ancora dentro il ventre di questa città. Mi sembra di rileggere il romanzo della Ortese quando tratteggia la sua Napoli. Entrare nel ventre di una città è penetrare i suoi labirinti. Cosa mi resterà di questa Grottaglie che consumo nel roteare delle lancette dell’orologio.

In tratti brevi abbiamo attraversato camminamenti. Posso dire che Grottaglie, con la sua bellezza tra le epoche, è un piccolo segno del mio immaginario? Una promessa che manterrò. Ritornerò a Grottaglie per dedicare un lungo articolo per il mio giornale. Intanto Pierfranco mi racconta.

Ho già chiesto al direttore de “Il Giornale d’Italia” di lasciarmi una pagina. Voglio descrivere. Oltre le sensazioni. Descrivere e trascrivere anche se le emozioni prenderanno il sopravvento come sempre ci testimonia Corrado Alvaro. Noi, io e tu (dico tu non te), caro Pierfranco, mi approprio di una scrittura epistolare che è più consona alle nostre intimità, apparteniamo alla lezione delle memorie del mondo sommerso di Corrado Alvaro.

Grottaglie mi sembra una memoria di un mondo sommerso. Mi accompagnerai quando ritornerò per le foto tra i vicoli. È una città persa tra gli arabi e l’Occidente. Spesso mi avevi parlato di questo incrocio. Un giorno ci racconteremo storie di ricordi pensando a questi luoghi nei quali non si perde mai.”

(Giuseppe Selvaggi, lettera manoscritta, marzo 2001)

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