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Una secolare tradizione della Chiesa colloca oggi la memoria di Maria, Madre di Dio, con il titolo di Vergine del Santo Rosario. Una particolarità che cogliamo subito è che si tratta di un titolo che ha per oggetto non un attributo della Vergine, ma una pratica devozionale del popolo santo di Dio. Il Rosario, infatti, è una delle forme di preghiera più comuni della Chiesa ed insieme una delle più antiche.

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Già quando ricordammo la memoria della Madonna di Pompei abbiamo detto alcune parole sulla devozione a Maria, ma andiamo ancor più nello specifico. Il Rosario come forma di preghiera è nato dall’amore dei cristiani per Maria in epoca medioevale. Esso non ha comunque il tratto di essere una preghiera esclusivamente mariana, bensì è anche cristologica, cioè riferita a Cristo. Come si esprime il Catechismo della Chiesa Cattolica, è quasi il compendio di tutto il Vangelo perché medita eventi del racconto evangelico mentre contemporaneamente ripete l’Ave Maria.

Alcuni monaci orientali usavano contare le preghiere con delle pietruzze, fino a quando San Beda il Venerabile consigliò l’adozione di una collana di grani infilata in uno spago. Da lì nacque il rosario come lo conosciamo oggi e anche la forma di preghiera (50 Ave Maria e 5 Padre Nostro) iniziò ad assumere la forma moderna.

Quali sono però le motivazioni teologiche che spingono alla devozione a Maria? Il Concilio Vaticano II ci da una prima risposta quando nella Sacrosantum Concilium al n. 107 afferma che “nella celebrazione del ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con particolare amore Maria SS.ma Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera della salvezza del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della Redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere”. In altri termini la devozione a Maria è teologicamente giustificata perché: è Madre di Dio; è congiunta con l’opera di salvezza che Cristo ha voluto compiere; in lei la Chiesa ammira la redenzione che si compie; in lei la Chiesa trova compiuto quello che desidera cioè l’unione con Cristo.

Infatti è tale unione il frutto desiderato da chi prega perché non vi è vita realmente cristiana che possa dire di esistere e porsi al di fuori di Lui. Così con il Rosario si è come ad una scuola spirituale in cui l’anima è portata a contemplare i misteri della vita di Cristo e di Maria, mentre il fedele nel suo cuore offre al Signore le sue intenzioni personali, quelle per la famiglia, per gli amici e per il mondo intero. Pregando il Rosario, tutto ciò che è proprio della vita della persona è offerto a Dio e tutto prende e rivela il suo significato più profondo proprio perché è innalzato verso di Lui.

Storicamente la devozione al Rosario fu promossa anzitutto dai domenicani. Non a caso fu proprio un Papa domenicano, San Pio V, il primo ad incoraggiare e a raccomandare ufficialmente tale pratica devozionale. In tal modo accadde che mentre chi era più istruito poteva accostarsi a qualche libro liturgico per pregare, ci si preoccupava che chi non sapesse leggere non venisse per questo escluso dalla preghiera e il Rosario divenne come un “breviario” del popolo in quanto poteva essere recitato in ogni momento e da chiunque lo volesse.

La celebrazione della festività di oggi, istituita da S. Pio V, volle anzitutto ricordare la vittoria del 1571 a Lepanto contro la flotta turca. In quell’anno il 7 ottobre cadeva di domenica e fu istituita la commemorazione in ringraziamento alla Vergine con il titolo di Regina della Vittoria. In seguito prese il nome, ancora conservato, di festa del S. Rosario. Nel 1716 fu estesa alla Chiesa universale e nel 1913 S. Pio X confermò la data del 7 ottobre.

Anche la forma stessa di pregare il Rosario ha subito dei cambiamenti, ma senza perdere i tratti originari. Infatti, mentre la storia ci ha consegnato una tradizione di preghiera attorno a 15 misteri da contemplare, negli ultimi tempi, il nostro amato il beato Giovanni Paolo II ha aggiunto altri cinque misteri con i quali pregare. Adesso, dunque, oltre a quelli della gioia (annunciazione, visita ad Elisabetta, nascita di Gesù, presentazione al Tempio e ritrovamento), del dolore (Getsemani, flagellazione, incoronazione di spine, caricamento della croce e crocifissione) e della gloria (Risurrezione, Ascensione, Pentecoste, assunzione di Maria e incoronazione) si aggiungono quelli della luce (battesimo di Gesù, nozze di Cana, annuncio del Regno di Dio, Trasfigurazione e istituzione dell’Eucarestia).

Anche a Grottaglie la devozione alla Madonna del Rosario non è sconosciuta. Infatti, tutti conosciamo la Chiesa a lei intitolata, che sorge accanto allo stadio comunale. Eretta a parrocchia il 7 ottobre del 1972 dal compianto Arcivescovo di Taranto Mons. Guglielmo Motolese, oggi è retta dal parroco don Ciro Monteforte e dal vicario parrocchiale don Cosimo Occhibianco i quali ogni anno preparano un nutrito e fitto programma di festeggiamenti, assistiti dalla comunità parrocchiale e dalla Confraternita del SS. Rosario.

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