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In occasione della visita a Taranto del Presidente del Consiglio dei Ministri ci sono state, come riferivamo ieri, anche contestazioni ed episodi di protesta.

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Normale, in occasione di eventi simili, che le forze dell’ordine vengano schierate in tenuta antisommossa, pronte ad intervenire nel caso in cui le legittime manifestazioni di dissenso travalichino in episodi di inaccettabile violenza. Capita spesso che insieme a centinaia di cittadini pacifici si infiltrino pochi esagitati che fanno di tutto per cercare lo scontro fisico con le forze dell’ordine, ma capita altrettanto spesso – per fortuna – che tra i reparti delle forze dell’ordine non ci siano violenti picchiatori insensibili ma genitori, figli, fratelli, persone con un cuore ed un cervello, capaci di affrontare lo stress fisico ed emotivo che comporta un servizio d’ordine, capaci di individuare il provocatore violento dal cittadino indignato, capaci di incarnare appieno e nel migliore dei modi lo spirito del servizio.

Un esempio lo si è avuto, appunto venerdì, con immagini e video che hanno fatto il giro dei media nazionali e che ripropongono il commovente abbraccio tra un poliziotto ed una signora che protestava contro l’inquinamento causato dalla grande industria: ecco come viene raccontato quanto avvenuto da “Agente Lisa”, la bacheca social della Polizia di Stato: «“Io lo so che siete anche voi con noi, lo so. Perché siete padri, fratelli, siete come gli operai dell’Ilva: portate il pane a casa. Poveri cristi, come noi.” A Taranto ieri hanno manifestato parenti e amici di persone che non ci sono più, o stanno combattendo contro una brutta malattia e su Facebook, una delle mamme che erano lì, ha postato questa foto con questa frase emozionante.

La signora ieri era in lacrime con al collo un cartello con scritto #siamotutti048, dove 048 è il codice di esenzione per i malati oncologici. Anche il mio collega, un vice sovrintendente del Reparto mobile di Taranto, è uscito da questa terribile esperienza e mi ha detto “Quando ho letto quel cartello ho provato un colpo al cuore, in un attimo ho ripercorso quei momenti brutti e mi sono commosso. Non sono riuscito a trattenere le lacrime sotto il casco, la signora deve aver intuito qualcosa e mi ha abbracciato. Oggi mi sento un miracolato – ha continuato il mio collega – e fortunato per aver avuto sempre tanti colleghi che mi sono stati vicino”.»

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