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Archeologi assassini? Ora mi pare proprio di toccare il fondo e di spruzzare fango su chi la cultura la pratica e la vive quotidianamente sulla propria pelle e non è giusto puntare il dito addirittura facendo nome e cognome di un archeologo.

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È umanamente triste leggere in prima pagina del quotidiano “Libero”, quotidiano che “quotidianamente” è nel mazzetto dei miei giornali di ogni mattina e lo seguo con molta attenzione, il titolo sparato ad alta velocità: “Tutta colpa degli archeologi”. Lo scontro dei due treni? La possibilità della realizzazione del secondo terzo quarto… binario… Ma no, non è possibile, caro Mario Giordano, scrivere ciò.

È un cattivo metodo di informare in modo pretestuoso e di fare giornalismo e non ti parlo da “inesperto”, come ben sai, ma da persona che ha vissuto e vive anche nei giornali e vive soprattutto, come mestiere, nel mondo dell’archeologia e dei beni culturali da oltre quarant’anni.
Io sono un archeologo che si occupa di discipline etno – storiche ed etno – archeologiche applicate agli studi dei territori etnici, ma con una esperienza anche sul campo in tempi passati. Sono infelice di quello che hai (o che ha) scritto e di come hai strapazzato la nostra professionalità. Non si fa. Non si fa per deontologia nei confronti di un mondo che fa ricerca, che studia i territori, che porta immagine e ricchezza identitaria alle comunità, ma poi quali responsabilità dovrebbe avere un archeologo?

E non si punta l’indice, come dicevo, facendo un nome in un clima di tragedia, di morte, di errori umani e strumentali, davanti ai familiare delle vittime in un dolore che accomuna e che dovrebbe essere inclusivo dei valori di una cultura dell’umanesimo. Dialogando di questo con mio figlio Virgilio mi ha mandato un messaggio incisivo: “Che fai come intellettuale? Il mio pensiero è irrilevante, ma ti posso dire che nei momenti critici una sigaretta porta più sollievo che i Vangeli”). Mio figlio legge attentamente quello che scrivi e segue “Libero”.
Non si fa citando tra virgolette i frammenti ceramici del Neolitico come se per causa di questi frammenti sia arrivata una immane tragedia. Ma questo è un popolo, quello del Sud, che ha vissuto di dignità e di cultura, di fatica di esistere e ontologia dell’essere.
Questa accusa non è solo grave. È pericolosa. Non è solo pericolosa. È dolorosa e le parole, aveva ragione Carlo Levi, sono pietre. Soprattutto quando vengono scritte in maniera cubitale lanciando una sfida, ma a chi?

“Libero” ha lanciato pietre per cercare responsabili inesistenti? Vero una sigaretta vale più dei Vangeli? Ci si rende conto di cosa hai suscitato nel sottolineare, marcando poi all’interno dell’articolo stesso, quella “colpa degli archeologi”.
Non lo dico minimamente con beneficio di inventario. È un articolo terribile che gli archeologi, me compreso e compreso lo stesso ministero dei beni e delle attività culturali, non meritano perché non corrisponde al vero.
Noi che siamo stati educati a tutelare i territori e la vita veniamo messi al centro di una discussione che non si sa, non lo sai neppure tu e forse sfugge anche a te, dove potrebbe portare sul piano umano.

Cerchiamo di usare un linguaggio di pacificazione, un linguaggio umano e non invasivo e divisivo. Hai commesso un grave errore. Mario Giordano. Te lo dico con la verità del cuore e di un intellettuale che legge i tuoi articoli e segue la dialettica che si pone tra le diverse culture. Attaccare nel mucchio è come mettere al muro tutti noi archeologi. Uccideteci pure, trattateci male perché facciamo cultura, ironizzate su di noi come volete. Ma mai giungere a “Tutta colpa degli archeologi” per ciò che è accaduto nello scontro tra due treni in una Terra ancora a metà tra le “formiche” (Tommaso Fiore) e le case di tufo (Vittorio Bodini).
Faresti bene, farebbe bene il quotidiano, a chiedere perdono, non scusa.

Mario, un atto di coraggio. Chiedete perdono e non solo a noi, ma a tutti gli italiani e ai familiari delle vittime. Sarebbe un atto lodevole dopo lo “sfregio”.

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