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«Tutti gli extracomunitari approdati a Taranto – come nel resto d’Italia – hanno vitto e alloggio in confortevoli alberghi o strutture idonee, ma per le dodici famiglie di sfollati di via Giovan Giovine non si vuol trovare una soluzione.» E’ il commento del Sig. Antonio Biella ad un fatto di cronaca dei giorni scorsi, una tragedia sfiorata nel centro di Taranto.

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«Le dodici famiglie, quaranta persone in tutto – scrive Biella, sono quelle che da oltre un decennio occupavano un fatiscente stabile di via Giovan Giovine 7, nel degradato quartiere Trecarrare. In quell’edificio, sabato scorso 9 gennaio, è crollato parte del solaio del quarto e ultimo piano. Dopo l’intervento dei vigili del fuoco e dei tecnici comunali, i due appartamenti del quarto piano sono stati dichiarati inagibili, ma nella relazione si parla anche di altri seri danni generali alla colonna montante e all’impianto idrico che interesserebbe quello elettrico. Inoltre, anche agli altri piani sono caduti calcinacci dai solai lasciando scoperto le intelaiature di ferro.
Insomma, anche se l’inagibilità riguarda direttamente solo gli appartamenti dell’ultimo piano, nessuno si sente più al sicuro in quello stabile.

Sempre – ricorda Biella, in casi del genere, il Comune si è attivato con la protezione civile per trovare almeno una sistemazione provvisoria. Stavolta, invece, il sindaco Stefàno si è reso completamente latitante, e il suo assessore ai Servizi sociali, Scasciamacchia, ha proposto un dormitorio e un Bed & Brekfast per tre-quattro giorni. Soluzione limitatissima nel tempo (chi ha accettato ha già esaurito il “dono” comunale) e che salvava gli sfollati solo dalle ore 20 alle ore 8.
“E per il resto del giorno?” Avevano chiesto le dodici famiglie. “Andate a passeggiare al centro commerciale” avrebbe risposto l’ineffabile assessore della giunta di sinistra che governa (diciamo così) la città di Taranto.
Assente l’istituzione preposta, il carico è ricaduto sul parroco del quartiere, don Luigi Larizza che non fa mancare la propria vicinanza ai senzatetto. Non solo il sacerdote (che è in contatto continuo con l’arcivescovo mons. Filippo Santoro, e che agisce anche in suo nome) è sempre tra i suoi parrocchiani sfortunati, ma ogni giorno mette tavola nei locali della parrocchia per i quaranta sfollati, tra cui bambini e anziani con varie e gravi patologie.
“Vorrei ricordare al sindaco – ha detto don Luigi Larizza nel corso di una conferenza stampa – che si è fatto fotografare mentre portava i cornetti caldi agli immigrati. Perché non si preoccupa se questi suoi cittadini hanno un tetto e un pasto?”.
All’incontro con la stampa è intervenuto anche l’avv. Nicola Russo del Comitato Taranto Futura, ed Emanuele Millarte presidente dell’Ass. Delfino Blu. L’avv. Russo, in particolare, ha ricordato come il sindaco sia la massima autorità di Protezione civile ed è vigente un regolamento che obbliga a intervenire in casi – come questo – di emergenza.

Intanto – conclude Antonio Biella, per non far calare l’attenzione sul loro caso, i quaranta tarantini la notte dormono al freddo nell’androne dello stabile. “Se il sindaco ha il coraggio – dice una donna – provi a dormire una sola notte a casa nostra”.
Per le dodici famiglie, i cui componenti hanno cittadinanza italiana, gli alberghi sono un lusso che le amministrazioni di sinistra non “possono” permettersi. Il razzismo, a volte, lo si può coniugare in vari sensi

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