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L’Istat diffonde oggi i primi risultati del 7° Censimento generale dell’agricoltura, svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020, dopo il posticipo imposto dal perdurare della pandemia. Si tratta dell’ultimo censimento a cadenza decennale che chiude così la lunga storia dei censimenti generali, sostituiti dai censimenti permanenti e campionari. Ad aprile 2022, dopo le fasi di analisi e revisione, i dati sono stati inviati ad Eurostat nel rispetto del Regolamento (CE) n. 2018/1091.

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I dati del censimento restituiscono una fotografia puntuale del settore agricolo e zootecnico e offrono una lettura approfondita che abbraccia una pluralità di temi – dalle caratteristiche del conduttore all’ utilizzo dei terreni e consistenza degli allevamenti, dai metodi di gestione aziendale alla multifunzionalità fino alla manodopera impiegata. Il questionario di rilevazione (indirizzato a quasi 1,7 milioni di unità in base a una lista che ha utilizzato le fonti amministrative disponibili) ha proposto quesiti armonizzati a livello Ue oltre a domande di approfondimento su aspetti come l’innovazione e gli effetti della pandemia, di cui si presentano le prime evidenze.

Sensibile calo del numero di aziende agricole, più stabili le superfici

A ottobre 2020 risultano attive in Italia 1.133.023 aziende agricole. Nell’arco dei 38 anni intercorsi dal 1982 – anno di riferimento del 3° Censimento dell’agricoltura, i cui dati sono comparabili con quelli del 2020 – sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Nel dettaglio, il numero indice del numero di aziende agricole (con base 1982=100), pari a 36,2, indica una flessione del 63,8%. La riduzione è stata più accentuata negli ultimi vent’anni: il numero di aziende agricole si è infatti più che dimezzato rispetto al 2000, quando era pari a quasi 2,4 milioni.

Aziende agricole in calo in tutte le regioni, soprattutto al Centro-sud

La flessione media registrata per il complesso delle aziende trova riscontro nell’intera Penisola. Infatti, tra il 2020 e il 2010 il numero di aziende agricole scende di almeno il 22,6% (il caso della Sardegna) in tutte le regioni, ad eccezione delle province autonome di Bolzano/Bozen (-1,1%) e di Trento (-13,4%) e della Lombardia (-13,7%). Il calo più deciso si registra però in Campania (-42,0%). Nel decennio la riduzione del numero di aziende è maggiore nel Sud (-33%) e nelle Isole (-32,4%) mentre nelle altre ripartizioni geografiche si attesta sotto la media nazionale.

Coltivazioni: sostanzialmente invariato l’utilizzo dei terreni agricoli

Il tipo di utilizzo dei terreni agricoli non muta sostanzialmente in dieci anni. Oltre la metà della Superficie Agricola Utilizzata continua a essere coltivata a seminativi (57,4%). Seguono i prati permanenti e pascoli (25,0%), le legnose agrarie (17,4%) e gli orti familiari (0,1%). In termini di ettari di superficie solo i seminativi risultano leggermente in aumento rispetto al 2010 (+2,9%).

L’olivo è ancora la coltivazione legnosa agraria più diffusa insieme alla vite

Le legnose agrarie sono coltivate da circa 800mila aziende (-32,8% sul 2010) per una superficie pari a 2,1 milioni di ettari (-8,2%) e una dimensione media di 2,7 ettari. Pur essendo diffuse in tutto il territorio nazionale sono per lo più concentrate nel Mezzogiorno, soprattutto in Puglia, Sicilia e Calabria che complessivamente detengono il 46% delle aziende e il 47% della superficie investita. La Puglia è la regione con il maggior numero di aziende coltivatrici (170mila) e di superficie investita (491mila ettari), seguita dalla Sicilia (111mila aziende e 328mila ettari).

Tra le coltivazioni legnose agrarie l’olivo è quella più diffusa e va a influire sulla distribuzione delle legnose agrarie nel Mezzogiorno: in Puglia rappresenta infatti il 71% della superficie coltivata a legnose agrarie (94% delle aziende dedicate), in Calabria il 76% (94% delle aziende dedicate) (Cartogramma 2 in allegato).

Dopo l’olivo, la vite è la coltivazione legnosa più diffusa, riguarda circa 255mila aziende, il 23% del totale, per una superficie pari a oltre 635mila ettari. Tra le regioni il Veneto risulta in testa alla graduatoria, con circa 27mila aziende e 100mila ettari (Cartogramma 3 in allegato). I fruttiferi, che includono frutta fresca, a guscio o a bacche, sono coltivati in 154mila aziende (-34,8%), per una superficie di oltre 392mila ettari (-7,5%) La coltivazione più diffusa tra la frutta fresca è il melo, con una superficie di oltre 55mila ettari e 38mila aziende; per tale coltivazione le Province Autonome di Trento e Bolzano detengono complessivamente il 28% delle aziende e il 52,5% della superficie (Cartogramma 4 in allegato).

Il nocciolo è la frutta a guscio più diffusa, con il Piemonte in testa per il maggior numero di aziende (oltre 8mila) e il Lazio per la superficie maggiore (oltre 27mila ettari). Gli agrumi mostrano una netta concentrazione in Sicilia, dove la superficie dedicata rappresenta il 55% del totale nazionale (circa 61mila su 112mila ettari totali).

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