Pierfranco Bruni
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Mia nonna paterna era albanese. Mia nonna Giulia era nata e vissuta, prima di sposarsi e risiedere a San Lorenzo del Vallo, a Spezzano Albanese. Ma San Lorenzo era la comunità che aveva ospitato i primi albanesi giunti in Italia nelle immigrazione del XV secolo. Il tempo è sempre un incrocio di meteore che chiedono di vivere come metafore. Non si camminava più come un tempo.
Perché il problema non è quello dei ricordi che ti sfuggono dalle dita e neppure dei biscotti di Proust che restano troppo impregnati e neppure quello dei savoiardi che Tomasi di Lampedusa ricorda nel suo romanzo.
Il problema vero è quello che si invecchia e il tempo non può contenere tutti ricordi possibili. Ed ecco perché si è inventata la memoria. Per fare in modo di raccogliere e custodire i ricordi. Ma, a volte, si deve andare anche oltre.
Bisogna andare oltre non perdendo mai quelle fotografie che formano un incorniciato.
Già, il tempo passa.
Nonno Alfredo, o Ermete Franc. era nato di marzo. Come nonna Giulia Gaudinieri che era nata di marzo a Spezzano Albanese.
Perché riscopro queste storie? Mi chiedo spesso. Io che di storia rileggo, in modo dialettico, i fenomeni soprattutto a partire dal Rinascimento, ma mi occupo di letteratura, ora mi sono imbattuto, unicamente rapito, in questa straordinaria vicenda di famiglia e scopro, anzi, come direbbe Pavese, riscopro destini e nobiltà di cui avevo sentito parlare da mio padre, da zio Adolfino, da zio Gino, da zio Mariano mentre zio Pietro ne sorrideva.
Nonno Alfredo cercava di farmi capire sempre con il suo comportamento.
Ma il tempo passa e non sono riuscito a catturare, fino in fondo, le parole che più volte mi sottolineavano i cinque fratelli.

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Ci sono immagini e accenni che vanno e vengono. Come le nuvole o come le ombre quando le ombre mi sfidano.
Dunque.
Nonno Alfredo si imparenta con i Gaudinieri ed entra nella civiltà del mondo Arbereshe. I Gaudinieri hanno un casato antico, le cui radici sono nella storia del Seicento tra la Francia e la Calabria e vantano personalità illustre e una profonda devozione a San Francesco di Paola già dalla fine della cultura barocca.
Ma Giulia Gaudinieri era Arbereshe e il Palazzo Gaudinieri è uno stemmato nell’abitato di Spezzano Albanese, la comunità più popolosa della geografia Italio – Albanese d’Italia.

Sangue borghese e sangue nobile. Da loro nascono cinque figli e una figlia che muore piccolissima, diceva mio padre, di nome Teresa.
Mio padre, nato a San Lorenzo del Vallo, come il nonno e come gli altri quattro fratelli, ha sangue Arbereshe da parte di madre.
Il destino è bizzarro e anche, giustamente, misterioso.
Io nipote di nonna Giulia vivo a cavallo non solo tra due epoche ma tra due culture.

Devo molto a chi mi ha spinto a studiare il mondo degli Albanesi d’Italia.
Cosa mi combina il destino?
I miei figli, anche loro, sono come mio padre. Sangue per metà Arbereshe. Io sposo una Arbereshe pura, sempre di Spezzano Albanese. C’è un filo, non direi sottile, che lega, nel camminamento della vita, il nonno, mio padre e me e ora i miei figli.

Ma tutti i cinque fratelli, classe 1912 Adolfo, 1914 Mariano, 1920 mio padre, 1923 Gino, 1926 Pietro, portano sangue Arbereshe per metà, come i miei figli.
Una grande famiglia nel cui ceppo si sono intrecciati l’occidente e l’Oriente.
Ho studiato lo Stato di famiglia originario di Bruni Ermete Francesco, ancora una volta non compare Alfredo anche se tutti lo chiamavano e lo chiamavamo Alfredo, e comincia a delinearsi, se pur in una storia contemporanea, un quadro di passi e di paesaggi esistenziali.

La nonna Giulia era nata il 22 marzo del 1889 a Spezzano Albanese ed è morta il 14 marzo del 1949.
Era giovane, la nonna, anche se dalle foto in bianco e nero l’immaginario ci mostra uno specchio concavo e convesso, ma era un’altra epoca.
Il nonno era nato il 16 marzo del 1884 a San Lorenzo e morto il 17 maggio del 1979.

Anche nelle date, in queste date, si consuma una bizzarria. Ci sono tre nove leggibili benissimo. E poi tre tre.
Zio Mariano cambia la residenza nel 1947, pare che fosse il 20 gennaio del 1947. Si legge: “Emigrato a Cosenza il 1947”. Uno degli amici più stretti di zio Mariano era Alessandro Serra di Spezzano Albanese, con il quale ha condiviso stagioni di giovinezza ed anni di università ed è stato Preside nelle scuole.

Zio Pietro va a Cagliari nel 1953, con cambio di residenza il 3 di agosto: “Emigrato a Cagliari il 1953”, mentre zio Gino lascia il paese, come residenza, il 16 marzo del 1956, “Emigrato a San Giorgio Albanese” chiaramente per motivi di lavoro.
Il 16 marzo che è poi la data della nascita del nonno. Anche per zio Gino c’è una esperienza di lavoro in una comunità Arbereshe.
Non esiste il caso. Sono stato sempre convinto che gli sciocchi credono al caso, inventando un caos.
Mio padre muore lo stesso giorno e mese di zio Adolfo.

I Bruni – Gaudinieri sono storia nelle storie che hanno fatto la Calabria. Non ho mai sentito nominare i nomi di nonno Alfredo e di nonna Giulia senza il “prefisso” Donna Giulia e Don Alfredo.
Ma la vita continua, e lo so ed è giusto, e la liquirizia esportata da mio nonno lavorata nei campi di San Lorenzo è un tassello nella grande memoria. Come la filiere dai tabacchi e sale che continua a raccontare storie. E non ci sono leggende.

Possono esserci simboli e anche un mito che ha segnato le vite. Ma restano lì quelle testimonianze che si decifrano come simboli di una scacchiera. Come il Palazzo Bruni a San Lorenzo e il Palazzo Gaudinieri a Spezzano.
È proprio vero. Non si cammina più come un tempo, ma è il tempo che cammina dentro di noi. Una generazione che si intreccia in altre generazioni.

Ora il sonno diventa breve.
In una Platea della Famiglia Gaudinieri datata Acri 15 settembre 1851 si trovano alcune date che fanno risalire la famiglia ai primi trent’anni del 1600.
Il seguito è una cronaca diventata storia che aspetta la mia lettura. Ma il tempo passa.
Il tempo è passato e i soli ricordi non bastano più.
Quando si andava a Cosenza dal paese la vita penetrava la città e la città aveva le sue tante sfumature.

Ritorno a sfogliare fotografie come se fossero petali di margherite o di rose.
Non sempre sono i ricordi a tracciare la via perché ora c’è la memoria e la memoria è la tradizione.
I cinque fratelli, nelle nostre vite, sono ricordi ma nel viaggio che si compie sono memoria.
Una grande memoria che accompagna il nostro cammino. Credo nel destino.

San Francesco di Paola è come se mi guardasse fisso negli occhi. Sa che nella mia vita è stato sempre un riferimento, ma io non conoscevo il fatto che nei Gaudinieri ci fosse un legame d’anima e di cuore con questo Santo che mi cammina dentro.
Non conoscevo la storia della parentela spirituale tra componenti di questa mia famiglia con i Padri Minimi.
Il destino non è il caso.

Religiosamente cerco di costruire – ricostruire tasselli di un mosaico mentre i cinque fratelli mi osservano con il sorriso di un tempo…
Mia nonna Giulia aveva sangue Arbereshe… ed io cammino tra le foto di un mondo che ho ritrovato…

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