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Se, tutti insieme, facciamo funzionale il sistema pubblico, allora possiamo sconfiggere il caporalato. Servono risposte ed efficienza sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro agricolo, con centri per l’impiego che funzionino davvero; occorre intervenire sui servizi per il trasporto; è necessario, infine, garantire redditività agli agricoltori, riequilibrando i rapporti di forza con la parte industriale e la Grande Distribuzione Organizzata”.

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E’ Pietro De Padova, presidente provinciale di CIA Due Mari (Taranto-Brindisi), a tornare sulla piaga caporalato dopo l’incontro col Prefetto di Brindisi Umberto Guidato e il capo di Gabinetto della Prefettura Maria Antonietta Olivieri.

I CENTRI PER L’IMPIEGO

Spogliare i caporali della posizione di potere che è data loro dalla gestione e distribuzione della manodopera: questo, secondo la declinazione provinciale di CIA Agricoltori Italiani della Puglia, è il punto nodale della questione. “Domanda e offerta di lavoro devono incrociarsi in modo trasparente, e per fare questo occorre che i Centri per l’Impiego siano dotati del personale e degli strumenti necessari a svolgere in modo efficace il loro ruolo”, ha aggiunto De Padova. “Sappiamo che non è facile, ma è l’unica via per sottrarre potere al caporalato.

IL TRASPORTO

In alcune zone della Puglia, per esempio nel Tarantino, è in atto una fase sperimentale inerente al trasporto dei lavoratori agricoli nei campi. Una sperimentazione che mette insieme il pubblico e il privato. “Negli ultimi anni, si sono consumate vere e proprie tragedie con la morte di tanti braccianti sulle strade pugliesi”, ha ricordato De Padova. “I caporali esercitano il proprio potere anche sul trasporto dei lavoratori, utilizzando furgoni vetusti, automobili che a malapena riescono a stare sulla carreggiata. Per queste persone, la vita di un essere umano vale meno di una merce”.

GIUSTO REDDITO, EQUO COMPENSO

Per CIA Due Mari, come naturalmente per i livelli regionale e nazionale di CIA Agricoltori Italiani, sottacere la questione del giusto reddito per i produttori è un’ipocrisia, oltre che un boomerang. Tutta la filiera deve trovare un punto di equilibrio che assicuri un compenso equo al lavoratore e il riconoscimento di un prezzo remunerativo per il prodotto raccolto. “Bisogna trovare il modo affinché questo problema sia affrontato strutturalmente, impedendo alla GDO di determinare prezzi al ribasso, e anche dal punto di vista culturale, facendo comprendere ai consumatori che un prodotto ‘svenduto’ non tutela niente e nessuno, anche dal punto di vista della qualità”.

SFRUTTAMENTO INACCETTABILE SEMPRE

“Lo abbiamo detto, vogliamo ribadirlo: lo sfruttamento dei lavoratori è inaccettabile, sempre, così come lo spesso velo di ipocrisia che criminalizza ‘a senso unico’ tutto il mondo agricolo. Mettiamo le aziende agricole nelle migliori condizioni di lavorare e di dare lavoro”. La burocrazia è asfissiante. C’è un regime rigido sui contratti di lavoro, incapace di adattarsi alle esigenze dettate dalla stagionalità e all’andamento dei raccolti. Non è ancora stata ancora attuata nessuna azione efficacie per riequilibrare i rapporti di forza con la parte industriale e la Grande Distribuzione.

“E’ su questo che la politica deve darci risposte. Troviamo tutti insieme un punto di equilibrio da cui ripartire con passi in avanti concreti rispetto a quanto trova concordi sia le organizzazioni agricole che i sindacati dei lavoratori”, ha concluso De Padova.

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