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«Confagricoltura Taranto e Confagricoltura Bari appoggiano in pieno l’iniziativa lanciata da Apeo: stato di agitazione di tutte le aziende ortofrutticole pugliesi contro chi usa il “caporalato” per «criminalizzare ed esporre al pubblico ludibrio un’intera categoria».

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Parole forti che Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto, fa sue e rilancia a sostegno della «parte più moderna dell’agricoltura pugliese ed essenziale anello di collegamento fra produttori agricoli e i grandi mercati europei e internazionali». «Facciamo fronte comune – sottolinea il presidente Lazzàro – con l’Associazione dei produttori ed esportatori ortofrutticoli e con tutte quelle aziende, piccole medie e grandi, che non hanno i riflettori addosso e lontano dal clamore delle campagne mediatiche e sindacali quotidianamente danno lavoro e reddito, pagando i contributi previdenziali e le tasse, persino quelle ingiuste come l’Imu agricola».

Apeo, che rappresenta decine di aziende ortofrutticole dotate dei più moderni impianti tecnologici di selezione, stoccaggio e conservazione dei prodotti agricoli e che occupano quasi l’80% della manodopera agricola pugliese (circa 4 milioni di giornate lavorative in provincia di Bari, 12 milioni in tutta la Puglia, compresa la fetta consistente rappresentata da Taranto), ha lanciato ieri la sua “doppia battaglia”: contro il caporalato e contro chi vi specula sopra.
«Una battaglia – rimarca Umberto Bucci, presidente di Confagricoltura Bari – a difesa non solo dell’immagine della Puglia, identificata ormai dappertutto come “terra dei caporali”, un po’ come l’Ilva e i danni ambientali con Taranto, ma anche di un intero settore costituito da aziende sane, che rispettano le regole e costituiscono l’ossatura dell’economia agricola pugliese. Il lavoro nero qui non esiste, perché queste aziende assicurano ai propri dipendenti un lavoro sostanzialmente stabile, ben retribuito e dignitoso. Come non esiste neanche il fenomeno del caporalato, che va cercato altrove. Sparare nel mucchio, come è stato fatto in questa lunga estate in cui l’Italia ha “scoperto” il caporalato, sinora ha generato soprattutto l’effetto collaterale di subissare di controlli e ispezioni la parte sana del mondo agricolo, peraltro con interventi operati da soggetti diversi ma spesso nelle stesse aziende».

«La lotta al caporalato e al lavoro nero – conclude Lazzàro – deve essere invece condotta in modo mirato, colpendo le aziende che se ne servono e che vanno sanzionate con tutta la severità consentita dalla legge. Altrimenti si rischia di fare danni a quella maggioranza silenziosa di aziende che ora, grazie all’iniziativa di Apeo e alle nostre prese di posizione, chiede a gran voce un incontro urgentissimo al presidente della Regione Puglia e al prefetto per esaminare la situazione e concordare misure a tutela del settore e della categoria».

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