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«Siamo consapevoli delle difficoltà riferite al controllo in un territorio così vasto e variegato, ma siamo altrettanto certi che il seme piantato nel 2017 con il protocollo anti-caporalato firmato in Prefettura stia dando i suoi primi frutti.» Si esprimono così all’indomani dell’arresto di un caporale sudanese nelle campagne di Ginosa, la segretaria della FLAI CGIL di Taranto, Lucia La Penna e il segretario generale della CGIL di Taranto, Paolo Peluso.

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«E’ nella consapevolezza di quelle difficoltà che noi in tutti questi anni abbiamo continuato ad insistere, creando – spiegano i due esponenti sindacali  – un rapporto sempre più stretto e collaborativo con le forze dell’ordine che sentiamo il dovere di ringraziare, a cominciare dall’arma dei Carabinieri che in queste mesi ha messo luce su un traffico di braccia che nella crisi perdurante del sistema è sempre più presente e pressante.

Gli arresti operati nel versante occidentale dimostrano che il fenomeno dell’intermediazione illecita di manodopera è molto radicato, creando nocumento alla vita dei lavoratori coinvolti – dicono La Penna e Peluso – ma anche al mercato globale che si sviluppa attorno alla filiera agroalimentare della nostra provincia, con le imprese sane e i lavoratori in regola costretti a subire gli effetti negativi di una concorrenza sleale che proprio sul costo del lavoro riesce a stringere il cappio attorno ai prezzi di lavorazione.
La cabina di regia per il contrasto del fenomeno del caporalato nelle nostre campagne dovrebbe tornare a riunirsi il prossimo 28 giugno.

Siamo sul fronte di una emergenza che con l’estate aumenterà in maniera esponenziale – dicono gli esponenti della CGIL – ecco perché nel corso della riunione di fine giugno ribadiremo la necessità di incentivare i controlli e determinare con precisione l’utilizzo dei fondi previsti dalla Regione Puglia, per mettere in atto specialmente nell’area occidentale, quella rete di trasporti pubblici che consenta ai braccianti agricoli di raggiungere gran parte dei luoghi di lavoro senza dover sottostare al ricatto dei loro aguzzini.»

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