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Negli ultimi anni si sente parlare sempre di più di celiachia, una condizione patologica molto diffusa in Italia (circa 1 persona su 100!), caratterizzata essenzialmente dallo sviluppo di intolleranza al glutine. Si tratta di una sostanza (di natura proteica) presente nel grano e in altri cereali (primi fra tutti frumento, orzo, segale) la cui funzione essenziale è di rendere compatti gli alimenti che lo contengono.

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In questa malattia – ricorda Floriano Cartanì, a causa di un “errore” del sistema immunitario, gli anticorpi attaccano il glutine e causano una reazione infiammatoria nell’intestino, danneggiandolo progressivamente. Grande apprensione quindi per i colpiti da questa patologia, soprattutto se bambini e neonati, che vedono tante preoccupazioni e domande ricadere sulle spalle dei genitori. Gli intolleranti al glutine dovranno non solo imparare a (con)vivere con questa anomalia che li porterà a cambiare a volte radicalmente la propria dieta quotidiana, ma saranno chiamati a confrontarsi con le tante problematiche che si aprono nel vissuto quotidiano, a cominciare dalla stessa scuola ad esempio.

A tal proposito risulta importante la testimonianza di una mamma, Olimpia M., che vive a San Giorgio Jonico ed è madre di un bambino che frequenta l’Istituto “Madre Teresa Quaranta” di Grottaglie. “All’età di 3 anni – precisa Olimpia – abbiamo scoperto che mio figlio soffriva di una particolare forma di intolleranza alimentare, la Celiachia. Adesso il bimbo ha 6 anni e in questi tre anni trascorsi ho potuto constatare quanto scarsi siano i servizi che gli enti pubblici e privati del mio territorio offrono e quanto la società in generale sia disinformata su un problema, come l’intolleranza alimentare in generale e in particolare la Celiachia, che ormai è così frequente e tende ad aumentare.”

Tutto questo si traduce, molto spesso, anche in una terribile forma di esclusione sociale dei soggetti affetti da questa patologia, in quanto vengono negati anche gesti semplici, come ad esempio andare a mangiare una pizza con gli amici, poiché si è costretti a restare a casa per non condizionare continuamente gli altri nella scelta del posto dove è possibile mangiare prodotti senza glutine. Continuano ad essere ancora troppo pochi, infatti, i ristoratori attenti a questi veri e propri servizi importanti.

Da queste pagine, però, – aggiunge mamma Olimpia – sento di dover ringraziare l’Istituto “Madre Teresa Quaranta” di Grottaglie e in particolare la ditta Laneve Anna Rita, che fornisce il servizio di gestione mensa nell’istituto che ospita mio figlio. Grazie per la particolare attenzione mostrata in questi anni, che ha prodotto risultati positivi, come dimostrato dalle analisi che periodicamente il bimbo è costretto a fare. Ma un grazie va anche alla disponibilità delle inservienti e a tutti coloro che collaborano con l’AiC (Associazione Italiana Celiachia).”

Che dire in questi casi? Di sicuro parlarne aiuta a conoscere altre esperienze, ad informare e magari a ridurre le difficoltà che i nostri cari sono o saranno chiamati ad affrontare nel loro percorso di vita, a causa di questo problema. E forse, in questo modo, si può anche contribuire a riaccendere in tutti gli affetti da celiachia e ai loro familiari, la speranza che le cose possano cambiare, per garantire al figlio di Olimpia e agli altri figli, non solo un futuro ma anche gli stessi diritti degli altri.

(Si ringrazia per la gentile collaborazione il sig. Floriano Cartanì, autore del presente articolo)

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