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«I nostri dubbi su alcuni aspetti della legge regionale di riforma dei Consorzi di bonifica stanno trovando le prime conferme». Così Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto, commenta la decisione del Governo di impugnare la normativa regionale, in particolare nella parte in cui “disciplinando le situazioni debitorie di consorzi di bonifica soppressi”, viene invasa “la materia dell’ordinamento civile riservata alla legislazione statale dall’articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione”.

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«Vedremo che cosa ne pensa la Corte Costituzionale – sottolinea Lazzàro – ma è evidente che la questione della debitoria pregressa rimane un macigno sul futuro del sistema delle bonifiche, anche perchè senza adeguata copertura finanziaria rischia, seriamente, di ricadere sulla pelle degli agricoltori. Soprattutto, nutriamo forti perplessità rispetto alla pretesa di chiedere un tributo, come il 630, prima d’aver fornito il servizio, una “forzatura” che prefigurerebbe una capacità impositiva regionale che non è prevista dalla normativa sovraordinata. Non è escluso, del resto, che il Governo in fase di ricorso sollevi altri rilievi di costituzionalità, il che dovrebbe indurre la Regione a rimettere mano alla legge, correggendola.

Abbiamo condotto una lunga battaglia, peraltro vincente rispetto a casi concreti risolti a favore degli agricoltori dalle commissioni tributarie, e continueremo a non mollare la presa su un principio che riteniamo irrinunciabile: gli agricoltori – conclude Lazzàro – pagheranno il servizio di bonifica a fronte di un effettivo beneficio che, però, non può essere scritto solo sulla carta».

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