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«Il Centro Studi di Confartigianato riferisce che nel corso di due cicli recessivi (2008-2014) che hanno messo a dura prove le imprese italiane il Pil calava di 19,1 miliardi di euro, sono stati effettuati dalle autorità italiane 115 mila sequestri relativi a 337 milioni di beni contraffatti, per un valore stimato di 4,4 miliardi di euro: mediamente in un anno vengono sequestrati 23.122.367 articoli di abbigliamento e accessori, calzature e occhiali, al ritmo di 2.640 articoli all’ora.» Lo ricorda in una nota il Segretario Provinciale di Confartigianato, Fabio Paolillo.

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«La Cina – prosegue Paolillo – è il principale paese di origine dei prodotti contraffatti con il 80,1% dei prodotti sequestrati nell’Unione europea, a cui si aggiunge un 8,0% proveniente da Hong Kong.
L’impatto economico della contraffazione sui settori del comparto moda – composto da abbigliamento, accessori e calzature, gioielleria e orologi, borse e valigie – è rilevante, determinando minori vendite per le imprese italiane pari a 9.888 milioni di euro e una perdita di 88.467 posti di lavoro.
Nei settori esposti alla contraffazione si determina una forte concorrenza sleale su un mercato in cui, a fine 2015, operano 63.025 imprese artigiane, pari al 19,8% dell’artigianato manifatturiero italiano che danno lavoro a 188.901 addetti pari al 19,2% degli occupati del settore manifatturiero.
La pressione dalla contraffazione aggrava le già difficili condizioni congiunturali delle imprese manifatturiere: nel complesso dei comparti esposti nell’ultimo anno si è registrata una flessione di imprese artigiane registrate pari all’1,4%. Numeri in flessione putroppo si confermano anche nella nostra provincia.

In particolare – afferma ancora il Segretario provinciale di Confartigianato – in quattro grandi regioni manifatturiere si rileva una quota di artigianato esposto alla contraffazione superiore alle media: in particolare la Toscana mostra una incidenza più che doppia e pari al 42,9%; seguono le Marche con un terzo (35,0%) del Manifatturiero artigiano, l’Umbria con un quarto (25,5%) ed il Veneto con un quinto (21,5%). La Puglia si attesta con un 17,7%. In tre province l’artigianato esposto alla contraffazione rappresenta la metà ed oltre del manifatturiero artigiano del territorio: a Prato si tratta di otto imprese su dieci (79,0%), a Fermo dei due terzi (66,6%) ed a Firenze della metà esatta. Taranto si attesta con un 12,9%, con circa 194 imprese potenzialmente esposte su 1500 operanti nel manifatturiero.
Cresce anche la contraffazione on-line: triplica la quota di sequestri di merci trasportate con corriere espresso e posta, i vettori tipici dell’e-commerce, che passa dal 5,7% del 2010 al 16,3% del 2014. In Italia sono potenzialmente esposti al rischio di acquistare on-line prodotti contraffatti 3.125.000 utenti Internet, il 37,9% del totale, che ha acquistato on-line abbigliamento e abiti e articoli sportivi e 2.734.000, pari al 33,2% del totale, che ha acquistato prodotti di informatica e attrezzature elettroniche.

Riteniamo doveroso ed importante – conclude Paolillo – dare atto, con fermezza, che a Taranto le autorità preposte al controllo delle movimentazioni delle merci (Guardia di Finanza e Dogana in primis) si muovono e bene; sono tanti i sequestri messi in opera sugli arrivi e stoccaggi di grandi quantità di merci contraffate, ed i loro report annuali recentemente esposti ne danno ampio riscontro. Meno incisivi, purtroppo, i controlli delle polizie locali per le strade dove la “vendita al dettaglio” in modo abusivo continua a spadroneggiare puntuale e diffusa

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