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Durante i notiziari televisivi è frequente ascoltare notizie relative alle violenze sulle donne. Ma non credo sia necessario accendere la tv per poter comprendere quanta violenza subisca l’essere umano ogni giorno, da altri esseri umani, o forse, mi permetto di dire, solo da esseri viventi. Premetto che la violenza contro la donna consiste in qualunque comportamento o abuso di potere che produca danni e sofferenza fisica, sessuale e/o psicologica.

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La prima manifestazione di violenza, che viene subito alla mente quando si parla di violenza contro la donna, consiste in tutti quegli atti di maltrattamento e aggressione fisica o sessuale di cui la donna è vittima da parte di estranei e, nella casistica più frequente, all’interno delle mura domestiche per mano del partner o di un familiare. Ma vi sono altre forme di violenza come la violenza sul lavoro, di cui fa parte anche il fenomeno del mobbing, che consiste in tutti quegli atti espliciti e impliciti che rendono difficoltoso o impediscono di svolgere le mansioni in ambito lavorativo, e viene messa in atto al fine di spingere la vittima a dare le dimissioni.

Ovviamente queste tipologie di violenza non concernono esclusivamente la donna. Una forma di violenza più subdola e invisibile è la violenza psicologica, causata da condotte brutali, lesive del ruolo sociale di donna e della sua dignità in quanto essere umano. Questo tipo di violenza è come una lama invisibile, ma profondamente tagliente…ha la capacità di accoltellare l’animo, ferirlo e ucciderlo.

La donna vittima di violenza subisce un trauma profondo con ripercussioni importanti sulla propria persona, sulla stima di sè e nelle relazioni con gli altri. Spesso la vergogna o il senso di colpa che si prova dopo aver subito violenza, la portano a chiudersi in sé e a vivere in silenzio e nell’isolamento sociale il malessere che sta provando, senza riuscire a trovare la capacità di chiedere l’aiuto degli altri. Fronteggiare la violenza non è affatto semplice.

Vi sono in gioco diverse variabili, considerato soprattutto che spesso la violenza avviene proprio tra le mura domestiche, proprio tra gli affetti più cari. Possiamo comprendere quindi quanta sofferenza, quanti sentimenti contrastanti possa provare la vittima di violenza, al punto, alle volte, da non sentirsi la vittima, ma l’istigatrice della violenza stessa, come se meritasse quel trattamento. Gli uomini che agiscono violenza verso la propria partner o verso una donna conosciuta o sconosciuta che sia,sono uomini non in grado di vivere relazioni paritetiche, di reciprocità, con un costante bisogno di dominare la donna, attraverso la sistematica demolizione di ogni sua sicurezza, annientandone la personalità.

Non nutrono il desiderio di condivisione con l’altro, bensì di controllo totale sull’altro. Pertanto accade, alle volte, che l’uomo inizialmente “aggancia” la donna in maniera anche molto seduttiva, quella seduzione che sfiora la manipolazione. Ma gradualmente la manipolazione diviene evidente. Battute, derisioni sprezzanti, modalità aggressive subdole, che mandano in confusione la donna, la quale tende a giustificare il “suo uomo”.

L’uomo priva la donna di qualsiasi possibilità di espressione, beffandosi dei suoi punti deboli e mettendo in dubbio le sue capacità di giudizio e decisione. Nel momento in cui tutto ciò diviene abitudinario, la donna è in grado di coglierne l’aggressività latente, tuttavia si sente in trappola.

Molti sono i sentimenti contrastanti, e sicuramente c’è la speranza che il marito o il compagno cambi. Ma molto spesso questo non accade. Intanto si fa strada un’emozione molto arcaica e forte: la paura. La paura congela ogni possibile pensiero di ribellione o azione per far fronte a queste violenze. Motivo per cui molte relazioni di questo tipo perdurano anni e anni.

E’ importante comunque che chi sia venuto a conoscenza della violenza non lasci sola la vittima, le faccia sentire costantemente il proprio sostegno e la aiuti a trovare il coraggio innanzitutto di riconoscersi vittima di violenza e successivamente di rivolgersi alle strutture d’aiuto competenti, aspettando con rispetto tutto il tempo che le può essere necessario per prendere tale decisione. E’ stato creato un Servizio Nazionale Antiviolenza (numero telefonico: 1522) attivo tutto il giorno e tutta la notte, ove operatori specializzati, esclusivamente donne, offrono un primo sostegno psicologico, direi quasi un pronto soccorso emotivo, informando anche sulle strutture e servizi competenti territoriali.

Ma, come spesso sostengo, anche se queste donne non hanno la forza di denunciare verbalmente questo stato in cui vivono, il loro disagio psicologico parla attraverso il corpo, attraverso un senso di spossatezza prolungata nel tempo, apatia, disturbi dell’umore, depressione, abulia, perdita degli interessi, disturbi del sonno e disturbi psicosomatici vari. Ritengo sia fondamentale alfabetizzarsi emotivamente, riconoscere e trattare i propri affetti, le proprie emozioni, che come una bussola, come la migliore bussola, indicano dove siamo e come stiamo.

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