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Periodicamente si torna a discutere di provvedimenti volti al risparmio ed alla razionalizzazione della spesa pubblica; tra questi il governo Monti aveva proposto una disposizione che possiamo definire epocale, non solo perché accoglieva le indicazioni e le sollecitazioni di molti cittadini ed associazioni, ma anche perché segnava un vero e proprio spartiacque culturale per la società italiana.

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Si trattava del cosiddetto provvedimento “Cieli Bui”, che prevedeva che le amministrazioni pubbliche adottassero tecnologie e sistemi per ridurre l’illuminamento notturno di zone pubbliche, quando questo non sia strettamente necessario. Con buona pace di chi ha subito agitato gli spettri di periferie oscure in cui la malavita regna sovrana grazie al favore delle tenebre o di catastrofici incidenti automobilistici causati dalla scarsa illuminazione stradale, in realtà il provvedimento mirava ad eliminare gli sprechi causati da impianti di illuminazione antiquati e che non di rado rimanevano in funzione a pieno regime anche quando non è necessario.

Tutti noi possiamo avere esempi lampanti (è proprio il caso di dirlo!) di questo malcostume, passando di sera nei pressi di molti uffici pubblici, in cui tutte le stanze sono illuminate a giorno, senza nessuna necessità derivante da motivi i sicurezza o controllo ma semplicemente perché risparmiane non interessa a nessuno, ed abbassare un interruttore sembra essere uno sforzo ciclopico per l’ultimo che lascia la stanza, così come tante volte accade di notare strade deserte illuminate come un campo di calcio in cui si deve giocare la finale di Coppa dei Campioni o lampioni che si accendono a mezzogiorno al primo presentarsi di una nuvola che copre il sole.

Per ottenere risparmi economici sensibili bisogna non illuminare di meno, ma piuttosto illuminare meglio, sfruttando nuove tecnologie sia per quanto riguarda gli apparecchi da impiegare, sia installando sistemi che piuttosto che col principio di “acceso – spento” possano fornire livelli di illuminazione differenziati in base alle necessità. Basterebbe poco per ottenere non solo un notevole risparmio economico riducendo i consumi pubblici, così come da anni si è “imposto” ai privati eliminando dal mercato le vecchie lampadine ad incandescenza, ma anche per marcare un punto di svolta culturale. Da tempo infatti petizioni e azioni di sensibilizzazione vengono messe in atto da associazioni e cittadini, miranti proprio a ridurre l’inquinamento luminoso, fenomeno definito tecnicamente come una alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell’ambiente notturno.

Questa alterazione, più o meno elevata a seconda delle località, provoca danni di diversa natura: ambientali, culturali ed economici. La definizione legislativa più utilizzata lo qualifica come “ogni irradiazione di luce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, ed in particolare verso la volta celeste“. Tra i sui effetti forse meno praticamente meno dannosi c’è la “scomparsa” delle stelle nel cielo notturno cittadino poiché, a causa dei forti livelli di illuminamento artificiale notturno, la flebile luce delle stelle non riesce più ad essere percepita.

Astronomi professionisti ed astrofili dilettanti da anni denunciano il problema, e diverse iniziative sono state messe in campo, tra cui “Mi illumino di meno” organizzata dalla trasmissione “Caterpillar” in onda su Radio2Rai, che nel 2008 ha ricevuto il riconoscimento del presidente del parlamento europeo come “un evento che ha un valore simbolico ed un effetto tangibile”. La campagna, lanciata a livello nazionale dai microfoni di Radio2Rai, invitava a ridurre al minimo il consumo energetico, spegnendo il maggior numero di dispositivi elettrici non indispensabili. Inizialmente rivolta ai soli cittadini, è stata accolta con successo dapprima a livello locale, con adesioni da parte dei singoli comuni, ed in seguito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente.

Certo, quello italiano è un popolo strano, che spesso deve essere “obbligato” a fare il suo bene come se non fosse capace di agire verso la sua salvaguardia se non c’è chi lo bacchetta; lo vediamo ogni giorno con caschi motociclistici e cinture di sicurezza in automobile, lo notiamo con il riscaldamento domestico o con gli sprechi idrici, eppure – grazie anche al sempre maggiore costo economico degli sprechi – qualcosa lentamente sta cambiando.

Allora cogliamo l’invito che ci viene dai provvedimenti governativi che con un brutto neologismo straniero si definiscono di “spending review”, cogliamolo da semplici cittadini che a fine mese pagano la bolletta della fornitura elettrica: spegniamo le luci quando non servono, evitiamo di installare organi illuminanti sovradimensionati, organizziamoci con dispositivi che permettono anche in casa di graduare il livello di illuminazione, segnaliamo sprechi ed inefficienze al gestore pubblico e poi, oltre a godere di qualche euro risparmiato, alziamo gli occhi al cielo in qualche notte serena e godiamoci lo splendido, affascinante spettacolo di una notte stellata.

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