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Ogni anno clamore. Manifesti sbiaditi di pubblicità. Echi di Enrico. Mare d’inverno. Contessa. Il portiere di notte… Ma qui siamo ad un mare d’estate e l’estate tarantola.
I tarantolati di De Martino, raccontati in una antropologia ormai desueta in un mondo contadino che non c’è più. Ma in una magia che recupera archetipi suoni movimento.

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“Tengo la camisa negra/hoy mi amor esta de luto” e la porto nel cuore per tutti gli amori persi e per l’orgoglio che ha il vento tra le vele.
Clamore. Ma che pena mi fa, che pena mi ha fatto la Notte della Taranta…
Allora.

Facciamo un discorso semiserio alla luce della metafisica della notte. Ormai ripetitiva, stanca, e la definisco inutile culturalmente.
La cultura non è clamore. Ormai è finita. L’edizione di quest’anno ha segnato culturalmente la sua fine. Il già visto, il già detto, il già ripetuto.
In un tempo come il nostro bisognerebbe cercare l’eleganza e il suo senso, lo stile e la bellezza oltre il soggettivo e l’oggettivo.
La bellezza.
Invece ci sono le masse che affollano…Proletari di tutto il mondo unitevi per l’Internazionale della Taranta…
Già scritto qualche giorno fa da me medesimo, ritorno per fare un ulteriore passettino (quando è brutta questa parola, devo adeguarmi: ci credete che io possa adeguarmi? Mai fatto…). Dimentichiamo la Notte della Taranta. È ormai un ciclo chiuso. La Antonella Ruggiero e il Roberto Vecchioni di un tempo in cui le luci si accendevano a San Siro sono stati i testimoni di questa calata…

La Taranta è una etnia nella koinè e la koinè di un popolo è la civiltà di una tradizione…Niente di tutto questo. Una serata – nottata inutile.
Mio figlio, come sempre disubbidendo ai miei ordini, si è fatto la sua terza quarta quinta esperienza Tarantata…
Ma bisogna andare a Melpignano?
Caro mio unico lettore che cerchi di capire ciò che non voglio dire o ciò che dico…

La Notte di Melpignano non è Cultura, neppure paesaggio etnico…
Una tale confusione e spaesamento che hanno messo insieme non contaminazioni, come recita un mio indirizzo di email, ma incomprensioni musicali, testuali, danzanti in un familismo amorale (Banfield, come sei stato bravo un secolo fa, quando sostenni con il tuo libro l’esame di Antropologia culturale, anticipando il “progressista” De Martino che aveva capito molto poco e meno di Pavese che lo contestava contestualmente alla pubblicazione dei testi del maestro Mircea Eliade).
Se non si attraversano Guenon, Eliade, Zolla, Marchianò, Pavese e le etnie armene, e non solo zingare, adriatiche, mediterranee…la Taranta resterà soltanto la leggerezza di un folclore di alcune notti ad aspettare l’alba…
Quando la cultura si fa eleganza non è ben vista… Perché misura distanze…
Signori si può essere eleganti anche nella cultura popolare, nel popolare…

Esempi? Piccoli e piccoli centri soltanto…
L’eleganza della cultura è stata a Campomarino di Maruggio (Ta) per tante edizioni del Premio Mediterraneo alla Cultura e Maruggio era diventata (o) un’icona di bellezza, di mare trasparente viaggiato sulle vele della Rai, in un rincorrere nomi che hanno fatto la storia contemporanea.
Maruggio è stata (o) al centro di quella cultura che ha espresso testimonianze e stile.

Poi sono arrivati coloro che diffidavano della cultura e non sanno che: o la si fa seriamente o non è cultura… Quindi hanno fatto una scelta di campo: non facciamo cultura.
Ma bisognava andare a Melpignano per ascoltare le etnie e le voci sommerse dei nostri Mediterranei esclusi e inclusivi?

Bastava seguire le manifestazioni di un paese che si chiama San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza, per assistere ad un percorso magnifico costruito sul filo dello stile che non è acqua.
Pensate un po’: tante serate e tante e poi cito soltanto Ron, Nomadi Bennato Eugenio.

Ho partecipato, nel mio paese, ovvero San Lorenzo, alla serata del Bennato del Grande Sud, che quest’anno fortunatamente non si è lasciato pizzicare dalla Taranta, e posso affermare, con conoscenza ed esperienza perché vivo lavorando su tutto ciò, che è stata una serata attraversata dalla vera cultura in un intreccio tra suono, Lucia e la Luna, Ninco Nanco, Maria Sofia in un Canto sublime (bravo caro sindaco, non mi stanco di dirtelo e tu lo sai che anche i processi economici nell’era Renzi passano attraverso le culture e l’IMMAGINE, perché è proprio questa che produce attività indotte… L’economia della cultura… Entro in un campo che è mio direttamente ma non vado oltre…) che ha scavato nella storia dei Risorgimenti incompiuti del nostro Mediterraneo.

San Lorenzo tra gli eventi nazionali.
Una favola di un tempo fa era Maruggio con il suo Premio Mediterraneo che impaginava i servizi culturali della Rai…
Già, di quel Mediterraneo che io e Tonino Filomena a Maruggio avevamo creato e che per vanità il vento dell’Ovest ha portato via… Senti l’Estate che Va via…

Ma non fidatevi troppo della storia perché bisogna conoscere Vico per entrare nel gioco della politica e anche i poeti conoscon ben la politica perché la fanno con l’anima con il cuore e con l’estetica e con i saperi della saggezza…
L’estetica. Bella questione. La cultura è Estetica.

Oggi San Lorenzo ha trovato la sua estetica e quando il mio sguardo fissa quella statua di Lorenzo Martire, spagnolo all’epoca dei Sisto, il mio pensiero allontana Valeriano e si tuffa in Paolo e Agostino perché ci hanno insegnato che la bellezza ci salverà…

Così a Maruggio… La Bellezza aveva proiettato questa comunità dei Cavalieri di Malta oltre le Crociate ma i crociati sono stati fermati davanti ad una chiesa sconsacrata, ma i Templari non moriranno mai perché conoscono il coraggio dell’eresia…
La Bellezza? Cosa è? Non è certamente trovare avanzi di cibo sul marciapiede di Via Taranto a Carosino dopo la Sagra del Vino o dell’Uva o mezze bottiglie di birra sparse agli angoli o un resto di una bottiglia di limoncello proprio sul davanzale del portone dove abito io e inciamparci…
Sindaco di Carosino bisogna educare alla Bellezza… e la Bellezza è Estetica degli occhi… delle parole degli spazi dei luoghi…

Quell’Estetica che ho incontrato al Premio Tropea, o a Scanno o in un paesetto piccolo piccolo San Marco dei… o a casa Berto a Capo Vaticano presentando il mio Giuseppe Berto in una Calabria, che ha il cuore intrecciato all’anima e i peperoncini che fanno capire che il mondo grecanico o grikanico è Aspromonte e Salento e la Spagna è il Castello di San Lorenzo e i Cavalieri di Malta sono a Maruggio mentre la Notte della Taranta resta nella notte oscura…

“…tengo la camisa negra/ ya tu amor no me interesa/ lo que ayer me supo a gloria /hoy me sabe a pura /miércoles por la tarde y tú que no llegas /ni siquiera muestras señas /y yo con la camisa negra /y tus maletas en la puerta”. Indovinello indovina di chi è questo testo? Sapete bene che non è mio…

E poi?
La cultura non è riciclabile.
Il Premio Mediterraneo alla Cultura, la mia cara amica Anna Molendini, Assesore alla Cultura di Maruggio (dopo di lei non c’è stata più cultura) lo sapeva bien, perché in casa sua nostra l’aria che si respira è fatta di cultura.

Siamo poveri poverissimi ma belli, belli dentro perché beviamo acqua…
Se non si crea Immagine non si va da nessuna parte.
Bene fanno le Amministrazioni che investono in cultura, spettacoli, bellezza.
Ripropongo un Assessorato che si possa chiamare: Assessorato alla Bellezza e all’educazione dell’Estetica.

Signori da qui si parte.
Lasciate fuori le polemiche e giocate al gioco della Bellezza perché il resto, come ha detto il mio amico Califano, è soltanto noia.
Non perdete tempo.

La Notte della Taranta è da ripensare altrimenti chiudetela alla edizione ultima.
San Lorenzo del Vallo fa bene a dedicare gli spazi del suo esistere al canto e al sorriso.
Maruggio si è ormai persa nei tempi in cui le navi approdavano sino alle dune.

Carosino deve cercare sulla Treccani che fu di Gentile il concetto più consono a quello di cultura.
E Grottaglie di cui non ho parlato perché non saprei cosa dire in quanto lì culturalmente, abuso del termine, è possibile riciclare? Dove la mettiamo? La lasciamo nella Ceramica… In un impasto e rimpasto…
Tanto changements si rien ne change et rien ne change…

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