Taranto città vecchia crollo
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«È giunto il tempo dei fatti. Evitando solo per un attimo di affidare al giudizio terreno e divino i nefasti e vergognosi ladrocini emersi in questi giorni (parlo dei lavori di consolidamento mai effettuati ma lautamente pagati nel Borgo Antico) ma confidando nelle coscienze dei protagonisti, torno a occuparmi della “famiglia”, ancora una volta vilipesa e mortificata. La “famiglia”, attaccata non solo nel patrimonio ma nell’insostituibile essenza vitale che essa rappresenta, nelle relazioni quotidiane produttrici di comunità dentro e fuori di essa.» A dichiararlo è Aldo La Fratta, presidente provinciale delle Acli di Taranto, che aggiunge: «Le famiglie colpite non sono solo sedici ma tutte quelle che costituiscono l’intera comunità locale, che a gran voce e con dignitosa volontà e caparbietà lancia l’ennesimo allarme denunciando a chiare lettere lo strisciante tentativo di svuotare il Borgo Antico affinché possa essere svenduto o, come va di moda dire, risanato architettonicamente.

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Il Borgo Antico ha solamente bisogno di essere recuperato, risanato, bonificato “socialmente”, prestando attenzione ai suoi abitanti, radici indistruttibili fatte di famiglie di pescatori, commercianti, artigiani, precari e disoccupati.

Il riscatto – prosegue La Fratta – deve partire dal basso perché i tarantini veraci sono fermamente intenzionati a non farsi scippare la loro terra, fatta delle loro storie e mantenuta insieme dal sudore delle loro fronti. I “signori del mattone” e degli affari devono convincersi che se vanno via gli abitanti scomparirà anche la perla del Borgo Antico, scomparirà l’humus che la alimenta, facendola vivere e risplendere in continua osmosi con il Borgo Umbertino, scomparirà l’incanto unico e irriproducibile dell’Isola.
L’ho già scritto: è il momento, per il Comune, di dimostrare che amministrare non è un mero esercizio di potere ma un servizio alle persone, è tutela del bene pubblico.

Una delle strade percorribili – dichiara La Fratta – è l’attuazione dell’autorecupero da parte dei cittadini, come ipotizzato dall’assessore Vincenzo Di Gregorio che prontamente si è attivato per risolvere il problema, contingente, delle sedici famiglie incontrandosi, tra l’altro, con l’Ance e l’Uppi, due associazioni attente ai bisogni socio-abitativi del territorio. L’Uppi, addirittura, in tempi non sospetti aveva proposto al Comune un progetto di risanamento del Borgo Antico ricco di soluzioni etico-sociali di ampio respiro.

Accanto a queste associazioni, però, – conclude il presidente provinciale delle Acli – è opportuna e doverosa la partecipazione con parere vincolante dei rappresentanti delle famiglie del Borgo Antico: solamente chi soffre il problema è in grado di indicarne le soluzioni e ottenere il massimo profitto, non economico ma sociale. Perché è la famiglia a rappresentare l’unico germe di crescita civile

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