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«Il Made in Italy non è più rilevante? Lo diciamo da anni, ma nessuno ci ascolta». Giordano Fumarola, segretario provinciale della Filctem Cgil di Taranto, commenta l’articolo nel quale si racconta che ad alcuni clienti delle imprese di confezioni della Valle D’Itria, il Made in Italy non vale più il prezzo del lavoro.

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«Da anni – aggiunge Fumarola – denunciamo una profonda crisi del settore, che è dovuta sì alla congiutura economica non favorevole, ma soprattutto a scelte i cui responsabili hanno nomi e cognomi. Da un lato abbiamo la maggioranza di imprenditori che ha deciso di delocalizzare la produzione all’estero, per abbattere i costi, impoverendo il territorio, creando miseria ma soprattutto disperdendo quel capitale di competenze che era la vera ricchezza della manifattura locale. Dall’altro lato abbiamo una legge che non tutela assolutamente la produzione locale, perchè basta produrre un capo interamente in Cina, o in Romania e in Italia applicare i bottoni, che quell’abito può etichettarsi come fatto in Italia.

Servono leggi più stringenti, ma anche il coinvolgimento attivo di tutti gli attori sociali, a cominciare da Confindustria. Le difficoltà in cui si trova il settore manifatturiero è tale che i lavoratori si possono ormai considerare “stagionali”, alternando periodi lavorativi a periodi di cassa: Con i tagli agli ammortizzatori sociali tante aziende sono costrette a chiudere, perchè non riescono più a garantire il sostegno nel periodo di inattività. Le aziende del tessile in media chiedevano tredici settimane all’anno di cassa integrazione ma con i tagli questo non è possibile – conclude Fumarola. Servono interventi urgenti in materia di ammortizzatori sociali»

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