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«Lo scenario che prefigura l’approvazione del decimo decreto sul tema ILVA è quello drammatico di un ulteriore slittamento dei tempi.» A dihiararlo è Giuseppe Massafra – segretario generale della CGIL di Taranto.

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«Dato che non possiamo interpretare – spiega il sindacalista ionico – perché le informazioni a nostra disposizione non riguardano le “ragioni” del Decreto o la ratio di uno slittamento che spiace dirlo ma è in linea con il lassismo che sta caratterizzando la fase di intervento sulle molteplici criticità del territorio. Avevamo chiesto il riconoscimento di “area di crisi complessa” proprio per tale ragione. Per evitare quello che in queste ore sta accadendo: un tutti contro tutto nel tentativo di scaricare i problemi smontando la complessità di una emergenza che è globale e non riguarda l’ILVA soltanto.»

Il segretario della CGIL Giuseppe Massafra liquida il decimo decreto come una conferma ad una preoccupazione che viene da lontano: «Non mi scandalizza questa dilazione – continua Massafra – perché è in linea con quello che è accaduto in questi anni quando soldi, rassicurazioni, progetti sembravano la panacea di tutti i mali, ma nel frattempo le condizioni di lavoro e sicurezza nella fabbrica peggioravano, il registro tumori continuava a darci notizie allarmanti sull’escalation dei tumori in provincia di Taranto, e di contro il piano di riordino ospedaliero di fronte a quel dato epidemiologico consegnava al territorio la peggiore risposta in termini di servizi e strutture.

Una situazione complessa che – secondo il segretario della CGIL – si nutre soprattutto dell’incapacità dei rappresentanti istituzionali tarantini e regionali di non guardare alla globalità della crisi tarantina ma soffermarsi solo su punti di osservazione miopi e limitati.

Se Emiliano vorrà impugnare il decreto in nome della salute dei cittadini e degli operai tarantini, sia coerente e riveda quel piano di riordino ospedaliero che mortifica tutto un territorio – dice Massafra – Se i lavoratori di Isola Verde potranno tornare a sperare grazie alla convenzione con il Commissario Straordinario per le Bonifiche, Vera Corbelli, allora si cominci a fare davvero la bonifica e tutte le convenzioni in atto si trasformino in cantieri che sono una risposta all’emergenza ambientale ma anche alla necessità di nuova occupazione.

Se l’emergenza esiste e tutti ne parlano dai loro pulpiti – continua il segretario della CGIL – si diano strumenti veri e reali per combatterla ai Centri di ricerca che si occupano di monitorare l’inquinamento e gli effetti sulla salute a cominciare dalle centinaia di lavoratori precari che vengono utilizzati a questo scopo. A cominciare dal riconoscimento di Taranto come “area di crisi complessa” in cui individuare anche strumenti veri come le risorse per gli ammortizzatori sociali utili a questo difficile passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo modello di sviluppo che ci intendiamo dare.

Siamo un territorio dove tutto viene osservato da prospettive singole, mentre l’emergenza tumori ad esempio meriterebbe rispetto sia se parliamo dei nostri bambini, sia se parliamo degli operai dell’ILVA o quelli dell’Arsenale che continuano ad essere esposti ad amianto, apirolio o uranio impoverito – commenta ancora l’esponente della CGIL – una “singolarità” che ci rende perdenti su tutti i fronti e che rischia di consegnare ancora una volta la città e la sua provincia nelle mani di “decisori” estranei o peggio ancora alla malavita organizzata che nella disperazione e nella crisi sta nuovamente allungando i suoi tentacoli sul territorio

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