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«Votiamo no alla fiducia posta dal Governo sull’ennesimo decreto Ilva. Senza imbarazzo». Lo annuncia il senatore Dario Stefàno (Sel) a conclusione del suo intervento in Aula, durante le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia per il decreto legge.

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«Ci aspettavamo – continua Stefàno – che, al settimo decreto sull’Ilva, il Governo tenesse fede all’impegno di approcciare con coraggio le grandi questioni sul tappeto, affrontando la crisi del polo siderurgico tarantino, tenendo insieme i necessari interventi di ambientalizzazione dei processi produttivi, di tutela della salute di un’intera comunità e di rilancio economico e sociale di un intero territorio. Non si può accettare l’ottusa indisponibilità ad accogliere qualsiasi contributo emendativo, tanto più per quello che prevedeva la possibilità di incrementare di qualche decina di unità, con risorse regionali, l’organico di Arpa Puglia, notoriamente sottodimensionato e impossibilitato a svolgere le proprie funzioni di controllo. Nè può considerarsi sufficiente l’accennata apertura al polo oncologico, con lo stanziamento di una cifra irrisoria che mortifica ulteriormente la nostra comunità.

Si tratta – ha aggiunto Stefàno – di un film già visto, di una nuova occasione persa che rimanda solo il problema. In Italia pesa l’assenza di un piano organico di politica industriale. Il nostro Paese non può fare a meno della siderurgia e delle decine di migliaia di posti di lavoro ad essa collegati. Ma non si può più, al contempo, tollerare che i Tarantini si ammalino e muoiano di inquinamento, che i figli della nostra terra vivano come minacciati da una spada di Damocle, che le aziende dell’agroalimentare o del turismo jonico, ad esempio, siano violentate nelle loro identità e nei loro sogni di far grandi la qualità delle produzioni e le eccellenze locali”.

Per una vicenda complessa – conclude Stefàno – come quella di Taranto, servono impegni e energie straordinarie ma il Governo ha balbettato anche stavolta».

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