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«Non possiamo accettare provvedimenti che penalizzino ulteriormente il nostro indotto, grazie al quale è stata garantita la continuità produttiva dell’Ilva; ci aspettiamo invece garanzie che vadano nella stessa logica di rilancio del sistema Taranto più volte auspicata dallo stesso Premier». E’ quanto si legge in un comunicato di Confindutria Taranto che esprime preoccupazione sugli effetti della procedura di amministrazione straordinaria rispetto ai crediti maturati dalle aziende dell’indotto Ilva e quindi alla loro stessa sopravvivenza.

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«La procedura di amministrazione straordinaria per Ilva, così come si prospetta nelle ultime ore – afferma Confindustria Taranto, appare fortemente penalizzante per tutta la platea delle aziende dell’indotto, al momento ancora l’anello più debole della catena del sistema siderurgico pur essendone, a tutti gli effetti, la parte essenziale e strategica.

Confindustria Taranto esprime forti preoccupazioni rispetto agli effetti che a breve si potrebbero produrre a seguito dell’applicazione della procedura sull’intera platea dell’indotto, al di là dei requisiti di strategicità che potrebbero essere attribuiti, così come emerso negli ultimi giorni, ai vari fornitori del centro siderurgico.

La situazione debitoria pregressa della totalità delle imprese è infatti talmente esponenziale da non consentire che tale aspetto possa essere marginalizzato rispetto a tutti gli altri in una logica di taglio “doloroso ma necessario”, come è peraltro proprio nello spirito della Legge Marzano.

Tantomeno – ribadisce Confindustria Taranto – si può auspicare che ogni modifica a tutela di queste imprese possa passare da emendamenti o iniziative che rischiano di arrivare intempestivi sull’attuazione della procedura di amministrazione straordinaria.

Confindustria auspica invece, in tal senso, garanzie che vadano nella logica di rigenerazione del sistema Taranto annunciata a fine anno dal Premier Renzi: è contradditorio immaginare che tale rilancio possa escludere proprio aziende ritenute strategiche per tutto il sistema, le stesse che hanno finora consentito la continuità produttiva dell’Ilva in tutte le sue fasi, con particolare riferimento agli ultimi 18 mesi, in cui si sono gradualmente assottigliate le certezze di solvibilità dei lavori effettuati fino ad arrivare all’esposizione debitoria attuale, che le vede sull’orlo della chiusura.

Un anno e mezzo in cui – va sottolineato – le aziende dell’indotto hanno peraltro svolto i lavori commissionati interfacciandosi con un commissario di emanazione governativa (Bondi dal giugno 2013, poi l’attuale commissario Gnudi) che, subentrando alla parte privata, assegnava alle aziende ulteriori garanzie sulla solidità dei pagamenti nel rapporto di fornitura.

Di fatto, tali garanzie sono man mano venute meno ed ora rischiano di essere totalmente vanificate assieme alla fiducia che tali imprenditori, così come i loro dipendenti, avevano riposto nel cambio di passo prodotto dal commissariamento.

La fase attuale – conclude Confindustria Taranto, anche alla luce della produzione – oramai al lumicino – dello stabilimento, è delicata e complessa: pur plaudendo ai provvedimenti eccezionali messi in atto dall’attuale Governo per il sistema Taranto, sintomatici di una indiscussa attenzione verso il capoluogo jonico, Confindustria, in assenza di provvedimenti ad hoc verso l’indotto, assumerà azioni di carattere straordinario ed urgente a salvaguardia dei diritti delle stesse imprese

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