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Nelle reminiscenze delle lezioni di storia nel periodo delle scuole elementari così come nelle pellicole cinematografiche che raccontano, in maniera più o meno fantasiosa, l’alba dell’umanità, le grotte sono un paesaggio immancabile quando si parla di preistoria.

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Nel tracciare quindi la cronaca degli eventi più salienti che hanno caratterizzato la storia di Grottaglie non possiamo che partire da questo periodo, anche in considerazione della importanza che le grotte hanno avuto nello sviluppo dell’ambiente urbano grottagliese, che proprio a queste cavità deve il suo nome.

Una storia lunga millenni

Grotte e Grottaglie è un binomio inscindibile, e non solo per ragioni linguistiche; i queste cavità – tanto naturali che scavate o adattate dall’uomo – si è svolta gran parte della storia di questa comunità, tanto che – come raccontano Rosario Quaranta e Silvano Trevisani nel loro “Grottaglie – vicende, arte attività della città della ceramica” – le grotte vennero abitate con una certa regolarità sino al XII° secolo, ed anche nei periodi successivi, sia pure in maniera occasionale e non organizzata.

Vi è da dire che le testimonianze archeologiche risalenti alla preistoria sono scarse e non sempre ben documentate, almeno in confronto alla mole di informazioni disponibili sul periodo medievale. Non mancano però testimonianze risalenti al Paleolitico, costituite soprattutto lame e strumenti in pietra più o meno lavorati, ritrovati soprattutto nelle località di Bucito, Coluccio e Lonoce.

Maggiori le tracce che risalgono al Neolitico, tra il V° ed il IV° millennio a.C., con i resti di villaggi agricoli e l’utilizzazione stabile di grotte e cavità ricavate nei banchi tufacei della Murgia tarantina nelle diverse fasi delle età del bronzo e del ferro.

A favorire gli insediamenti contribuirono la facile lavorabilità della roccia tenera, che permetteva di scavare i fori per le palizzate di capanne e recinti, di tracciare canali per la raccolta dell’acqua piovana e di realizzare tombe a fossa visibili ancora oggi.

I villaggi si consolidarono, favorendo la coesistenza delle attività di pastorizia (relativamente nomade) con quelle agricole (eminentemente stanziali), anche grazie alla conformazione fisica del territorio, che favoriva la realizzazione di mura ed opere difensive.

Dalle grotte alle città

Il passare dei secoli portò ad un progressivo spopolamento delle gravine, a favore degli insediamenti urbani, che vissero le alterne vicende dettate dagli incontri e dagli scontri delle diverse culture presenti sul territorio: Messapi, Greci, Spartani, Japigi si confrontarono con le popolazioni indigene a volte col commercio ed a volte con le armi, con prevedibili oscillazioni demografiche e scelte territoriali dettate dalla necessità di stabilirsi in zone più facilmente difendibili e meno accessibili agli invasori.

La caduta di Taranto ad opera dei Romani influirà anche sugli insediamenti vicini, causando una notevole decadenza anche degli insediamenti rupestri grottagliesi, da cui infatti non è emersa ad oggi praticamente nessuna testimonianza della presenza latina.

Le razzie perpetrate negli anni dai tombaroli, pungolati da collezionisti senza scrupoli, non possono far escludere che qualcosa sia stato trovato ed oggi faccia parte di qualche collezione privata allestita grazie a scavi clandestini, ma la storia si fa con i fatti e non con le ipotesi, ed a questi è necessario attenersi.

Gli ultimi secoli della età antica furono quindi un periodo buio per Grottaglie, che vivrà notevoli difficoltà e traversie anche in età Medievale, ma di questo parleremo in un prossimo articolo.

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