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«I fatti di ieri impongono una ferma condanna ma anche una profonda riflessione. Negare le riprese a una grande produzione hollywoodiana è da stupidi e ignoranti, ma questi accadimenti per noi hanno lo stesso sapore dell’innegabile sconfitta che da anni il nostro territorio è costretta a subire di fronte all’amoralità, al disimpegno, e all’illegalità che ci impedisce di essere vera comunità

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Così i referenti di UNSIC, CNA, CONFARTIGIANATO ed UPALAP che intervengono sull’episodio che ieri ha visto alcuni operatori commerciali dell’isola tentare di impedire le riprese con il rovesciamento di alcuni cassonetti della spazzatura lungo le arterie di collegamento principali della città vecchia.

«Siamo ancora la terra di quel familismo amorale che ci impedisce di ragionare su strategie collettive – spiegano i referenti delle quattro associazioni che si occupano di commercio e artigianato – e fa scalpore la notizia di un set cinematografico internazionale bloccato da quattro balordi, ma resta muta la protesta contro chi clandestinamente ogni giorno realizza di fronte ai commercianti regolari la professione abusiva del commercio eludendo leggi e regolamenti nazionali e locali.

Abbiamo bisogno di profondere con il massimo dell’impegno ogni azione affinché i membri di ogni famiglia tarantina possano ottenere prosperità o benessere, ma non a scapito del “resto del mondo”o meglio ancora di quel senso di collettività che purtroppo stenta ad essere riconosciuto, in una realtà dove diventa lecita ogni infrazione giustificata dal “tengo famiglia”  così si arriva alla paradossale condizione di vedere occupati i luoghi della città (il ponte girevole, le strade della città vecchia, la sede comunale), chiedere il pizzo a una produzione cinematografica (come accadde alla Wertmuller), o impedirne la lavorazione (come accaduto ieri), pensando sempre che le nostre singolarità siano più importanti di quelle comuni.

Serve una guida, un’etica dell’impegno e della legalità realmente interiorizzata, servono scuole più forti, comunità più inclusive e lezioni di morale pubblica, che trovino forma e sostanza in ogni ambito della vita della città: dalle sedi istituzionali a la strada. Serve inoltre una città che smetta di pensare come un arcipelago di isole, dove il dissenso o la responsabilità diluiscono – concludono – A partire da ciò su cui siamo d’accordo, come la condanna sui fatti di ieri. Su questi episodi la città risorga e sia unita una volta per tutte.»

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