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Il 27 gennaio si celebra la “Giornata della Memoria“, istituita nel 2000 per ricordare la persecuzione del popolo ebraico attuata dal nazifascismo, ma per mantenere alta l’attenzione – specie delle nuove generazioni – su tutte le persecuzioni razziali che purtroppo – oggi come settanta anni fa – insanguinano il mondo.

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Il testo dell’articolo 1 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 del Parlamento italiano istituisce la Giornata della Memoria con queste parole: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”

Perché fare Memoria? Per fermarsi, riflettere, pensare, immedesimarsi e decidere di non ripetere l’orrore che il popolo europeo ha perpetrato nei confronti del popolo ebraico.

A livello reale quello sterminio ha rappresentato la scomparsa di oltre 6 milioni di ebrei, a livello simbolico la distruzione provocatA dalla Shoah ha proporzioni immense. Ad un certo punto della storia, dagli inizi degli anni Trenta fino al 1945, il popolo cristiano europeo, attraverso l’azione attiva dei nazisti tedeschi con la partecipazione passiva per mancato intervento degli altri stati europei, decide di voler eliminare il popolo, che secondo il loro credo, è quello eletto da Dio. Una riflessione troppo spesso trascurata farebbe emergere l’assurdità nel voler eliminare il popolo che ha discendenza diretta con quello le cui gesta sono raccontate nell’Antico Testamento della Bibbia, di cui gli europei credenti fanno professione di fede in modo incondizionato.

In realtà lo sterminio, erroneamente definito “olocausto” – che nella traduzione ebraica avrebbe un significato positivo: sacrificio per amore verso Dio – rappresenta simbolicamente il voler ammazzare, trucidare, annientare definitivamente e cancellare dal percorso storico le radici cristiane. Ciò ci dovrebbe far riflettere su quando, in realtà, abbiamo iniziato ad allontanarci da Dio. Al di là dei protagonisti, la Shoah parla di morte provocata da fratelli verso altri fratelli, filo diretto con la morte provocata da Caino ad Abele.E’ questo quello che ci chiede di riconoscere il Giorno della Memoria: che siamo tutti potenziali colpevoli e non possiamo minimamente pensare che quell’orrore non si possa rimanifestare.

Si manifesta ancora oggi, a parti invertite, tra israeliani e palestinesi, e ogni qualvolta si ha la volontà di distruggere definitivamente un altro popolo. Il ricordo di quella tragedia, ci deve permettere di comprendere il potenziale distruttivo e di morte presente dentro di noi, è solo nel riconoscerlo si può decidere di non esprimerlo mai più.

Andare a visitare il campo di concentramento di Auschwitz è un’esperienza che segna profondamente l’animo umano, immaginare le grida e i fumi che escono dalle ciminiere, che non sono residui della lavorazione del ferro ma residui di esseri umani, è qualcosa che provoca una lesione profonda nell’animo umano.

Il 27 gennaio, il ricordo del tentato sterminio del popolo ebraico, è celebrato anche da molte altre nazioni. Il ricordare per non dimenticare ha permesso di far avanzare così velocemente il progetto pacifista Europeo, che anche per questo non dovremmo mai dimenticare.

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