Madonna del Carmine
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Il culto riservato alla Madonna del Carmine è forse uno dei più diffusi all’interno della Chiesa cattolica.

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Nelle grandi città come nei piccoli paesi spesso troviamo una chiesa, una parrocchia o anche solo una cappella dedicata a questa importante figura della fede popolare, e sono in molti ad avere come nome Carmine, Carmelo o Carmela, imposto dai genitori in suo onore per fede o per un ex voto.

Madonna del Carmine, a proposito di nomi

In molti si saranno chiesti quale sia il legame tra il monte Carmelo e il nome Carmine; è presto detto: se in italiano il culto è dedicato a Nostra Signora del Monte Carmelo, questa in spagnolo viene chiamata Virgen del Carmen, e considerando la grande influenza che nei nostri territori, nei secoli scorsi, hanno avuto la lingua e la cultura spagnola, è facile comprendere come e perché si sia diffuso questo titolo sotto cui viene invocata Maria, madre di Gesù.

Per la maggior parte di noi Carmelo è oggi solamente un nome di persona, e forse non tutti sanno che questo termine può essere tradotto come “giardino di Dio” ed era il nome di un monte situato in Palestina sul quale il profeta Elia, nove secoli prima della sua nascita, profetizzò la venuta al mondo di Maria e la successiva incarnazione di Gesù.

Questo spiega quindi sia la costante presenza della immagine di questo profeta nei luoghi di culto carmelitani, come accade per esempio sulla facciata della chiesa dedicata alla Madonna del Carmine e situata nel centro storico di Grottaglie, o la dedicazione a questo profeta di una ampia zona, ubicata dove attualmente sorge l’ospedale.

Le origini del culto della Madonna del Carmine

Il titolo di Madonna del Monte Carmelo – come dicevamo – nasce in Palestina insieme all’Ordine dei frati Carmelitani e con il tempo si diffonde in tutta la cristianità, rappresentato dallo scapolare che è testimonianza visiva dell’impegno assunto nella fede e della promesse di salvezza ad esso collegate.

La sua memoria liturgica è fissata al 16 luglio. Paolo VI la annovera tra le feste “celebrate da particolari famiglie religiose, ma che oggi, per la diffusione raggiunta, possono dirsi veramente ecclesiali”.

Verso la fine del XII secolo un gruppo di pellegrini latini desiderosi di imitare l’esempio del profeta Elia si riunì in una comunità sul monte Carmelo, abbracciando una vita eremitica dedicata alla Vergine Maria ed Gesù.

Fu così che questi frati, che avevano scelto di vivere una quotidianeità fatta di preghiera e contemplazione, per potersi distinguere dai religiosi greci del vicino monastero di Santa Margherita, vennero chiamati “fratelli della Beata Vergine Maria del monte Carmelo” e divennero gli odierni Carmelitani.

Questi frati continuarono ad affidarsi alla Madonna del Carmelo anche quando l’invasione araba, dopo il 1230, li costrinse ad abbandonare l’Oriente, facendoli stabilire perlopiù in Europa, da cui poi il culto si diffuse.

La simbologia del monte

Da sempre, nella storia dell’uomo, il monte è considerato il luogo per eccellenza dove l’uomo può incontrare la divinità. Si pensi – solo per fare due esempi – agli dei della mitologia greca, che risiedono sul monte Olimpo, oppure agli eremiti Taoisti che nella antica Cina si stabilivano su impervie montagne alla ricerca di un contatto più ravvicinato con il trascendente.

Anche nella Bibbia, ed in particolare nell’Antico Testamento, l’immagine del monte è ricorrente: da quello su cui Mosè riceve le tavole della legge a quello su cui Abramo si reca per sacrificare suo figlio Isacco; due dei numerosi casi in cui umano e divino si incontrano.

Nel nostro caso, il monte Carmelo – il cui nome significa appunto “giardino di Dio” – rappresenta uno dei luoghi più belli della regione, che si sviluppa poco lontano da Nazareth nell’alta Galilea in direzione nordovest-sudest da Haifa a Jenin.

Tale bellezza è esaltata ed usata come metafora in diversi passaggi della Bibbia, come ad esempio dl Cantico dei Cantici, quando, lo sposo, per descrivere la grazia della sua sposa afferma: “la tua testa è bella come il Carmelo”, così come nel libro del profeta Isaia, per indicare lo splendore del futuro Messia, lo si raffigura rivestito di tutte le bellezze del Carmelo, sede di giustizia e di santità.

Lo scapolare carmelitano

Intorno al 1247, in un momento di grande difficoltà per l’Ordine, il frate Simone Stock avrebbe ricevuto l’apparizione con cui la Vergine istituiva il Sacro Scapolare quale segno della sua materna protezione nei pericoli e garanzia di salvezza eterna: è la prima promessa, il privilegio per cui chi muore rivestito dello scapolare non soffrirà il fuoco eterno.

A questa sarebbe seguita, sempre secondo la tradizione, una seconda promessa, in base alla quale – recitando determinate preghiere e alcuni sacrifici in suo onore – chi porta lo scapolare verrebbe liberato dal Purgatorio il primo sabato dopo la morte: è il cosiddetto privilegio sabatino, da cui deriva anche la comprensione di Maria come protettrice delle anime del Purgatorio.

In origine lo scapolare era un indumento senza maniche e aperto sui lati; nel Medioevo veniva utilizzato da monaci e frati per ricoprire l’abito sul petto e sulla schiena. Oggi questo abito si è notevolmente ridotto nelle dimensioni ed è formato da due pezzetti rettangolari di lana marrone uniti da stringhe e va portato sul petto e sulla schiena per esprimere la dedizione che i carmelitani hanno per la Madre di Dio ed il desiderio di essere come lei nel suo impegno per Cristo e verso gli altri.

Oggi come allora, da oltre sette secoli, i fedeli carmelitani indossano lo Scapolare per impetrare la protezione di Maria in tutte le necessità della vita e per ottenere, mediante la sua intercessione, la salvezza eterna e una sollecita liberazione dal Purgatorio.

Attualità del culto carmelitano

A distanza di secoli dalla sua nascita, il culto carmelitano è più vivo e attivo che mai e, come abbiamo detto, culto riservato alla Madonna del Carmine è forse uno dei più diffusi all’interno della Chiesa cattolica e tanto nelle grandi città come nei piccoli non manca un luogo in cui vi sia una immagine a Lei dedicata.

Numerose sono ancora oggi le sue testimonianze, e ne citiamo solo una, la più eclatante, avvenuta a Fatima il 13 ottobre 1917, mentre avveniva il grande miracolo del Sole visto da più di cinquantamila persone e Maria si mostrava ai pastorelli nelle vesti della Madonna del Monte Carmelo, presentando nelle loro mani lo Scapolare.

Sebbene quello carmelitano sia un culto eminentemente popolare, non sono mancati i pontefici che ne hanno testimoniato fede e passione: da San Pio X a San Giovanni Paolo II, passando per Leone XIII, Pio XII, san Giovanni XXIII e san Paolo VI, ciascuno a suo modo si è espresso con favore verso questa espressione di devozione.

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