«Il sito industriale dell’Ilva a Taranto continua ad essere scenario di pericolosi incidenti, tra gli ultimi l’incendio al nastro trasportatore, il giorno di Pasquetta e il ferimento di due operai.» Lo dichiara l’onorevole Vincenza Labriola del Gruppo Misto alla Camera dei Deputati.
«L’azienda – prosegue la parlamentare ionica, commissariata, prosegue la propria attività noncurante dell’alto rischio che rappresenta per le migliaia di dipendenti che vi lavorano e per la città che la ospita, già drammaticamente violentata da anni sotto il profilo ambientale. Di fronte a tutto questo, ad una palese mancanza di sicurezza, i governi nazionale e regionale attendono, in silenzio, che abbia corso la procedura di vendita, senza assumersi le dovute responsabilità. Ilva rappresenta una bomba ad orologeria sulla testa della comunità tarantina. In queste ore, a distanza di un mese dalla presentazione di una prima interrogazione parlamentare, che ha visto l’esecutivo rispondere approssimativamente in Commissione, e di fronte ad un atteggiamento di imbarazzante superficialità da parte delle Istituzioni, ho inoltrato una seconda interrogazione ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, chiedendo di inviare, anche di concerto con gli Enti locali, ispettori che valutino la reale situazione di sicurezza degli impianti e che accertino eventuali responsabilità.
E’ doveroso ricordare a chi ci governa – prosegue la Labriola – che Taranto è una città in cui di Ilva si muore. Dalle Istituzioni, nazionali e locali, i tarantini esigono maggiore senso di responsabilità. Al primo cittadino, Ippazio Stefano, chiediamo infine di dare risposta alle dieci domande postegli dal presidente di PeaceLink, Alessandro Marescotti, dalle pagine de ‘Il Fatto Quotidiano’.
Il sindaco – conclude l’On. Vincenza Labriola – dimostri di conoscere con quali modalità avvengono lo stoccaggio e il trasporto delle materie pericolose, quali siano le precauzioni adottate dall’amministrazione comunale, se vi sia un piano d’emergenza in caso d’incendio, se vi sia il rischio di una contaminazione del territorio».