olio
Pubblicità in concessione a Google

«La Puglia dell’ olio d’oliva extravergine incassa un’altra sberla dall’Ue ed è per questo che, come Confagricoltura, siamo pronti alla mobilitazione». Con il via libera di ieri, da parte della commissione commercio internazionale del Parlamento europeo, all’ingresso sui mercati europei di 35mila tonnellate di prodotto tunisino senza dazio si è quasi giunti all’epilogo di una vicenda che avrà pesanti ripercussioni.

Pubblicità in concessione a Google

Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto, è seriamente preoccupato degli effetti che questa proposta della Commissione Ue, cui manca soltanto il voto favorevole dell’assemblea plenaria a febbraio, potrà avere sul mercato italiano e pugliese in particolare: «Si tratta di 70mila tonnellate in un biennio – spiega Lazzaro – che andranno a sommarsi alle 56mila annue già previste dagli accordi di libero scambio tra Ue e Tunisia. Per capire quanto “pesa” questo contingente suppletivo di olio d’oliva, basti pensare che 35mila tonnellate sono più della metà della produzione portoghese, quasi più del dieci per cento di quella italiana e circa il 20 rispetto all’olio prodotto in Puglia nell’annata 2015. Dunque, tutt’altro che una goccia nel mare, piuttosto sembra che l’agricoltura sia diventata merce di scambio per dinamiche di altra natura, così come già successo con il caso dell’embargo alla Russia.

L’affaire Tunisia ha un gusto ancor più amaro – aggiunge Lazzàro – se solo si riflette sul fatto che pochi giorni fa il nostro presidente Mario Guidi, in una lettera inviata a Federica Mogherini, aveva chiesto regole Ue non penalizzanti e reciprocità negli scambi commerciali».
In pratica, l’intrecciarsi di motivazioni di politica estera – il sostegno alla Tunisia colpita da attentati terroristici a Tunisi e Susa – con implicazioni di tipo economico rischia di risultare non “a somma zero” per i produttori pugliesi: «Sono i numeri – chiarisce Lazzàro – a farci ritenere che l’olio d’oliva tunisino provocherà scompensi sui prezzi e, quindi, su un mercato in difficoltà dopo il pessimo 2014 e che vuole sfruttare le buone previsioni per l’annata in corso. Va ricordato che l’Italia, oltre a essere uno dei maggiori produttori d’Europa, è anche il maggiore importatore mondiale di olio. Togliere il dazio ad una notevole quantità di prodotto importato deprimerà i prezzi e potrebbe orientare i consumatori su oli di qualità inferiore. Insomma, l’Ue va a due velocità: aiuta generosamente la Tunisia ma mette nei guai la Puglia, che produce il 60 per cento circa dell’olio d’oliva italiano».

Per Confagricoltura Taranto, del resto, non è convincente nemmeno l’aver approvato in commissione un emendamento che prevede un meccanismo di revisione annuale: «Le rassicurazioni della relatrice francese Marielle de Sarnez – rimarca il presidente Lazzàro – non ci fanno stare affatto tranquilli. Non mi pare logico prevedere misure per correggere eventuali squilibri a posteriori: l’Ue, al contrario, avrebbe dovuto analizzare gli effetti ex ante e correre ai ripari con eventuali misure compensative per i produttori delle aree interessate. Con questo modo di operare si ottiene un solo risultato: fare solidarietà verso la Tunisia e farla pagare ai produttori pugliesi.

Non è un mistero, infatti, che il mercato dell’olio europeo è solo formalmente “a 28”, dato che il grosso dei consumi, circa l’86 per cento, è ristretto ai Paesi Mediterranei, Spagna Grecia e Italia su tutti. Credo – conclude il presidente di Confagricoltura Taranto – che stavolta l’Ue invece della Pac ci stia per rifilare un bel “pacco”».

Pubblicità in concessione a Google