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Si è conclusa domenica 27 settembre la XIV edizione dei Dialoghi di Trani: per sei giorni, idee autori libri film spettacoli. La maggior parte degli eventi si è svolta nel Castello di Trani ma sono stati coinvolti altri punti della città, e in qualche caso anche le città di Molfetta e Corato.

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La parola intorno alla quale si sono sviluppati i Dialoghi è stata GENERARE: generare modelli di vita, riflessioni, reddito, lavoro, educazione. Bastano alcuni nomi che vi hanno partecipato per cogliere l’importanza dei Dialoghi: lo psichiatra Vittorino Andreoli, il giornalista Aldo Cazzullo, il fisico e meteorologo Andrea Giuliacci, lo scrittore e vincitore del Premio Strega, il pugliese Nicola Lagioia, il teologo Vito Mancuso, la scrittrice iraniana Azar Nafisi, il matematico Piergiorgio Odifreddi, la regista Margarethe Von Trotta, e tanti tanti altri intellettuali, uomini e donne che ogni giorno lavorano sulle idee, su tutto ciò che può sviluppare in positivo sentimenti e conoscenze che ci rendono’’ umani’’.

Tra tanti incontri particolarmente significativo quello tra il filosofo e direttore di Micromega, Paolo Flores d’Arcais, e il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, avente come argomento la speranza, dal punto di vista della fede e della laicità. Il filosofo non credente dapprima ha posto l’accento sul significato vero del dialogo, che non può essere reticente e accomodante per paura di offendere l’altro, non sarebbe un vero dialogo se si ponesse questo obiettivo; poi ha parlato della speranza nell’aldilà dei cattolici, nient’altro che un’illusione, a suo dire; la Chiesa, in funzione di questa speranza, nel corso dei secoli fino ad oggi, ha voluto imporre anche ai non credenti la sua morale, ferendo così la laicità dello Stato e le sue leggi. A tal proposito ha ricordato l’iter faticoso delle leggi sul divorzio e l’aborto, ancora oggi quest’ultima tanto osteggiata dai cattolici nella sua applicazione. La speranza non può che essere laica, pur con i suoi rischi, e consiste nella realizzazione della democrazia, nell’uguale sovranità di ciascun uomo, fornito di uguali strumenti per pensare e decidere. Il vescovo naturalmente ha difeso la morale cristiana, la speranza cattolica, l’adorazione dell’immagine di Dio nell’uomo, ma poi un colpo di scena, un vero e proprio salto sulla sedia: lo Stato deve essere rispettato nella sua laicità, la Chiesa non deve interferire nelle sue leggi. Evidentemente il nuovo Papato sta dando i suoi frutti e un dialogo fino a ieri difficile può davvero avvicinare senza ostilità reciproche credenti e non credenti.

Un altro incontro molto interessante si è avuto con Maurizio Bettini, classicista e scrittore, su un argomento in apparenza fumoso: ‘’Venire al mondo senza nascere. Da Giulio Cesare al parto cesareo’’, ma che ha portato a delle conclusioni importanti, che vogliono e possono modificare il nostro modo di pensare e di agire. Si tratta del contrasto tra il ‘’naturale’’ e il ‘’culturale’’; normalmente noi occidentali riteniamo il parto cesareo frutto dei progressi della medicina, pertanto della ‘’cultura’’. Ci sono però alcune popolazioni del Pacifico, che fino a ieri conoscevano solo il parto che noi chiamiamo ‘’cesareo’’, e che inizialmente hanno considerato una bizzarria il parto ‘’naturale’’. A che cosa porta questo ragionamento? In poche parole: alla tolleranza, a rispettare l’altro, a non considerarci depositari del ‘’verbo’’, a non tracciare una ostile linea di demarcazione tra il ‘’naturale’’ e il ‘’culturale’’, considerando superiore ora l’uno ora l’altro, a seconda delle nostre idee.

Questi sono solo alcuni degli aspetti affrontati nei dibattiti che si sono succeduti nel corso delle sei giornate di dialoghi, argomenti interessanti, originali e coinvolgenti che hanno caratterizzato un appuntamento annuale diventato oramai un importante momento di riflessione ed un arricchimento di conoscenze, che dovrebbe essere maggiormente diffuso e conosciuto.

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