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Dopo 85 giorni siamo punto e capo.

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Anzi diciamo pure che siamo messi peggio. L’Italia questa mattina si sveglia nuovamente senza un Governo che possa guidarla. Ieri è successo di tutto. Uno scontro istituzionale tra il Quirinale e l’alleanza M5S – Lega.

Ci sono voluti 84 giorni di strategie, passi in avanti e ritirate all’indietro, alleanze, rotture, appoggi di lato e riformulazione di opinioni e considerazioni per individuare un programma comune, un premier, una lista dei Ministri.

Sembrava tutto ormai pronto, le difficoltà superate. Ma la cronaca di ieri sera ci restituisce invece uno scenario che istituzionalmente faceva presagire già delle difficoltà. Nell’annuncio della convocazione ieri sera al Quirinale del Presidente incaricato il Presidente ha evidenziato che si trattava di un incontro formale. Precisazione che lasciava intendere che nulla fosse scontato.

Tutto si è fossilizzato su un unico nome. Quello del Ministro dell’Economia. Cerchiamo però di vedere la situazione dal punto di vista dei cittadini e non da quello dei politici, ognuno di loro immerso nella propria convinzione e proviamo a capire come stanno le cose.

Il Presidente della Repubblica fino a ieri sera ha concesso tutto quello che i due leader del governo in pectore penta-lega aveva richiesto. Compresa la pazienza di questi 84 giorni. Ha avvalorato l’alleanza tra i due partiti, ha avvalorato il premier indicato, ha avvalorato tutta la lista dei Ministri indicata eccezion fatta per il Ministero dell’Economia.

“Sui ministri non posso subire imposizioni, devo difendere i risparmi degli italiani”, cosi ha motivato la sua scelta Mattarella.

Ho agevolato il tentativo di dar vita a governo tra M5s e Lega, ho atteso i tempi per farlo approvare dalle basi militanti”, ha detto il Capo dello Stato. “Io devo firmare” i decreti per le nomine dei ministri “assumendone la responsabilità istituzionale, in questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha subito né può subire imposizione”, ha affermato ancora Mattarella. “L’incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’aumento dello spread aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e cittadini italiani”, con un rischio anche per i mutui.

Giuseppe Conte dopo l’incontro formale ha immediatamente rimesso il mandato. Mattarella, a seguito di questa sua scelta, ha informato gli italiani sulla scelta, caricandosi la crisi istituzionale sulle sue spalle.

Questo alle 20.20. Le reazioni sono state più forti della scelta. M5S chiede la messa in stato di accusa, meglio conosciuta come impeachment. E lo fa telefonando in diretta su un noto programma di Rai Uno. A questa segue la considerazione negativa di Martina, l’attuale reggente del PD: “Esprimiamo un giudizio negativo sui due leader e non ci convincono le dichiarazioni generiche sul rapporto dell’Italia con l’Europa“. Quindi le dirette su Facebook di Salvini, “Che brutta giornata per l’Italia e per la Democrazia.
Era tutto pronto, anche io ero pronto a occuparmi di immigrazione e sicurezza, ma niente, qualcuno oggi ha detto NO” e Di Maio, “Oggi ci è stato impedito di fare il governo del cambiamento e non perché noi ci eravamo intestarditi su Savona, ma perché tutti quelli come Savona non andavano bene, tutti quelli che nella loro vita – personalità di spessore, professionisti, accademici che avevano preso parte a considerazioni in dottrina sull’Euro e sull’Europa – chi era stato critico su questi argomenti, non va bene come ministro della Repubblica”, e l’intervento ai comizi per le comunali. E sui social si apre una guerra di commenti e like tra i pro e i contro.

Tutto in poche ore. Arrivano le 23, 23.30 e gli italiani vanno a dormire con la consapevolezza di esser attori comparse di un film mai visto nella nostra Repubblica.

Intanto questa mattina la Borsa sale e lo spread cala.

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