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Dopo diversi appelli torno a far sentire la mia voce, stiamo fallendo nel totale disinteresse del mondo dell’economia e delle Istituzioni”. Così Giacinto Fallone, presidente della categoria Autotrasportatori Casartigiani Taranto, lancia un nuovo disperato appello volto a richiamare l’attenzione delle autorità di governo nei confronti di un settore che a Taranto sta lentamente morendo. Un’agonia alla quale nessuno trova rimedio.

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“L’Ilva, nostra principale fonte di lavoro, è in bilico e va avanti nell’incertezza, la stessa incertezza in cui siamo relegati noi autotrasportatori, ormai da un anno in attesa del pagamento delle fatture pregresse da parte dei commissari individuati dallo Stato. Ed è proprio allo Stato che mi rivolgo chiedendo che fine abbiano fatto le promesse e gli impegni assunti! Si tratta – prosegue Fallone – di una situazione ormai incancrenita. All’esito del nostro sciopero ci era stato detto che ci avrebbero pagato quanto ci spettava da parte dell’azienda in tre rate, vale a dire ad aprile 2015, luglio 2015 e fine anno. Dopo il primo pagamento, però, non abbiamo ricevuto più nulla.
Cosa è accaduto nel frattempo? Che le società di autotrasporto coinvolte non sono più bancabili, rischiano il fallimento ed hanno Equitalia che quotidianamente bussa alle loro porte.

Non è che non vogliamo, ma proprio non riusciamo a pagare! Ed in più ci sentiamo totalmente privi di prospettive. Non abbiamo altre commesse né settori nuovi su cui affacciarci. La logistica locale è in ginocchio, siamo disperati.
Da non dimenticare, poi, che se la situazione è tragica già per i vettori, lo è ancora di più per i subvettori, totalmente privi di garanzie.

“Vorremmo sapere inoltre – così conclude il rappresentante di Casartigiani Taranto – cosa è avvenuto al Fondo di Garanzia di cui tanto si è parlato ma che mai è stato attivato. Mutui con banche convenzionate, a tassi bassi e per pendere respiro. Tante parole, un bel progetto ma mai avviato, mentre noi davvero non sappiamo più cosa fare e non solo non riusciamo a parlare di futuro, non siamo in grado neanche di vivere il presente”.

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