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Raffaelle La Capria ricordando Ilaria Occhini, la moglie da circa cinquat’anni insieme, con molto dolore e dolcezza, ricama: “Di lei mi è venuta a mancare la bellezza quotidiana come la stessa Ilaria aveva intitolato la sua autobiografia tre anni fa. E se io dovessi concepire un romanzo su di lei scriverei “L’intelligenza del cuore”.

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Nipote da parte materna di Giovanni Papini. Il padre scrittore e critico d’arte, Barna Occhini, autore di testi importanti come “L’Arte classica e l’Arte italiana”, 1940-47 e di “Antologia di ‘Italia e Civiltà’, 1971. Del padre Ilaria dirà: “Mio padre , Barna Occhini , fu prima di tutto un letterato e un esperto d’Arte e poi , un fascista ! …ma non era servile , tanto che , durante i giorni di Salò, ebbe il coraggio di rimproverare il duce perché se ne restava nascosto e inaccessibile in un misterioso angolino d’Italia , mentre i Tedeschi ci depredavano!…Quando morì , perfino un suo avversario politico , Antonello Trobadori , mi disse : ‘Ilaria , ho stimato molto tuo padre e gli ho voluto bene!’. Sposata allo scrittore Raffaele La Capria. Ha sempre respirato vissuto attraversato cultura. Dalla letteratura al cinema al teatro. Ilaria Occhini morta a 85 anni. Una lettura tra i temi e i personaggi. Una attrice che ha fatto del cinema non solo un immaginario, ma ha lavorato per un cinema del pensiero. Così per la televisione. I suoi sceneggiati in tv hanno raccontato. Hanno trasportato, non solo trasposto, il romanzo la narrativa in un intreccio di immagini dal bianco e nero sino ai nuovi metodi di filmografia.

Stile eleganza bellezza BRAVURA hanno caratterizzato il suo viaggio nelle parole e nella recita. Ha reso affascinante la letteratura nelle varie sfaccettature. Il suo libro confessa una vita tra protagonisti con lei protagonista nelle arti dello sguardo e delle parole e il racconto di un Novecento vissuto in prima persona. Il padre era lo scrittore Barba Occhini. Da Goldoni a Puccini ha viaggiato con registi come Anton Giulio Majani, Luchino Visconti, Giuseppe Patroni Griffi. Nel 1957 per il cinema lavora al film di Monicelli “Il medico e lo stregone”. Nel 1964 ai “Promessi sposi” di Mario Maffei. Nel 1966 la troviamo in “L’uomo che ride” di Sergio Corbucci. Nello stesso anno con Vittorio De Sieta è interprete in “L’uomo a metà”. Negli ultimi anni in “Domani”, regia di Francesca Archibugi (2001), “Mar nero”, regia di Federico Bondi (2008), “Mine vaganti”, regia di Ferzan Özpetek (2010) in “Tutti al mare”, regia di Matteo Cerami (2011), in “Una famiglia perfetta”, regia di Paolo Genovese (2012). Lavora ad una filmografia televisiva ottima a cominciare dal 1956 per “L’Alfieri” sono a Contro ogni volontà – film TV (1992) attraversando “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” del 1996, a “Don Milani – Il priore di Barbiana del 1997, a “Edda Ciano e il comunista” del 2011, a “La ragazza americana” 2011 e ad alcuni episodi tra il 2005 e 2023 di “Provaci ancora prof!”. di tutto ciò qui annotato è soltanto una sintesi minima che riguarda il suo grande lavoro intellettivo tra cinema, teatro e televisione. In teatro (e per il teatro) è un punto di riferimento per i testi su Goldoni, Miller, D’Annunzio, Flaiano, Sofocle, Cechov, Pirandello, Shachesper, Ronconi, Savinio. Il teatro è la strada di quella letteratura che ha contraddistinto l’attrice la recita la donna. Nel 2016 scrive e pubblica il suo “La bellezza quotidiana. Una vita senza trucco”.

Nel film “Mine vaganti” del 2010 del regista Ferzan Ozptec, interpretando la nonna d Tommaso, dirà: “Non farti mai dire dagli altri chi devi amare, e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre”. Ha sempre saputo distinguere il gusto la qualità e la vocazione. È tutto ciò che ha reso Ilaria una attrice e interprete unica. Una tradizione e un confronto in un passaggio epocale sia per la televisione che per il teatro. Una donna bellissima e affascinante. Di lei dirà: “Non vale la pena dipingersi migliori di quello che si è. Io sono stata, si dice, bellissima. Non credo di esserlo più. Ma non è ridicolo tutto questo affannarsi?”. Papini le dedica le pagine de “La mia Ilaria”. Lei, ricordando il nonno Giovanni, dirà: “Spesso trovavo il suo salotto pieno di gente” Erano gli anni fiorentini di Giuseppe Prezzolini, Giovanni Spadolini, Giovanni Amendola e Mario Luzi. Definirà il nonno una persona molto spiritosa.

Era nata il 28 marzo del 1934 a Firenze. Morta a Roma il 20 luglio del 2019. E’ Ilaria nel suo libro biografia che cesella una chiosa riferita a Raffaele La Capria : “Sulla spider girammo per le vie di Roma, andammo a fare i bagni a Ostia e Fregene. Quando ci riconosceva, la gente ci salutava. Raffaele disse: ‘Speriamo che gli dei della Nemesi che ci guardano dall’alto dei cieli mediterranei non si accorgano della nostra felicità, perché senza dubbio ci punirebbero’. Eravamo infatti nella nostra hybris”. Una grandiosa donna che ha fatto della sua attività di attrice un attraversamento profondamente culturale.

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