Olio oliva
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«L’olio d’oliva pugliese fa bene alla salute e anche all’economia». Lo ha detto Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Taranto, per rilanciare l’appeal del prodotto principe dell’agricoltura pugliese a chiusura del convegno “Olivo e olio: agricoltura e salute” svoltosi ieri sera, giovedì 18 giugno 2015, nel Museo del Territorio di Palagianello,.

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L’iniziativa, frutto della collaborazione tra il “Laboratorio per la ricerca visuale sul paesaggio” del DISAAT (Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali) dell’Università degli Studi di Bari e il GAL “Luoghi del Mito”, ha messo a confronto diversi pareri accademici e punti di vista riguardanti le modalità di produzione, le proprietà nutritive e le ricadute economiche dell’olio.
Un tema, quest’ultimo, molto sentito dai produttori, soprattutto a causa dei danni diretti e indiretti provocati in Puglia dal Co.di.ro, ovvero sindrome di disseccamento rapido dell’olivo: «Per uscire dall’incubo Xylella – ha chiarito il presidente Lazzàro – è necessario puntare ancora di più sulla qualità del nostro olio extravergine. Un prodotto che in Italia vale 3 miliardi di euro, occupa una superficie di 1,1 milioni di ettari e sotto il profilo occupazionale rappresenta 50 milioni di giornate di lavoro l’anno. Ed è la summa di qualità, benessere e piacere: tutto questo è contenuto in una goccia di olio, vanto del nostro made in Italy». «Le virtù salutistiche dell’oro verde sono ormai ampiamente riconosciute in ambito internazionale ma, allo stato, l’olio d’oliva rappresenta soltanto il 3% dei consumi mondiali di oli vegetali».

Le eccellenti caratteristiche del nostro olio, insomma, da sole non bastano per “stare sul mercato”: «E’ necessario – ha detto ancora Lazzàro – valorizzare gli oli di qualità nazionali. Per fare ciò servono strumenti e strategie nuove, ad esempio adottare un sistema di contrattazione con regole precise che possano favorire, insieme ad una migliore trasparenza del mercato, le più idonee condizioni di competitività all’interno di un mercato globale, tenuto anche conto dell’esigenza prioritaria di una corretta comunicazione verso i consumatori. E’ inoltre necessario realizzare una maggiore coesione della filiera». Innovazione e aggregazione sono dunque le nuove “parole d’ordine” su cui Lazzàro punta per rilanciare l’olivicoltura: «Un settore che torni ad essere trainante per un’agricoltura fatta da piccoli e grandi agricoltori, che coniuga innovazione e tradizione, che vuole guardare ai mercati locali ma anche a quelli internazionali puntando non a sopravvivere ma a crescere. Per far ciò è imprescindibile avere produzioni sostenibili secondo le modalità più moderne, ovvero una sostenibilità che coniuga la sostenibilità economica, ambientale e sociale.

Sapendo che l’olio dei prossimi anni – ha concluso Lazzàro – non sarà venduto solo in frantoio o sugli scaffali di un ipermercato ma anche su Amazon. Gli americani, che sono tra i nostri migliori clienti, stanno già preparando questo salto nel futuro: toccherà a noi farci trovare pronti alla sfida dell’e-commerce».

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